Da oggi, lunedì 29 marzo, il contingente delle regioni italiane in zona rossa si allarga.
Entrano nella fascia di restrizioni più alta Valle d’Aosta e Calabria (che erano state tra le prime “rosse”, lo scorso 6 novembre) insieme alla Toscana (entrata per la prima volta in questa fascia il 13 novembre).
Da domani ne esce invece il Lazio, che era rosso dal 13 marzo, con la conferma di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, provincia di Trento, Marche, Puglia e Campania.
Verso il nuovo decreto
Nel week-end di Pasqua tutta l’Italia sarà in rosso per tre giorni. Ma già per metà settimanadovrebbe essere presentato il nuovo decreto, con cui il Paese gestirà l’emergenza fino a maggio.
Entrerà in vigore dal 7 aprile, restandovi presumibilmente fino al 30 aprile.
In giornata, è fissato il vertice tra il premier Draghi, il commissario Figliuolo, il capo della Protezione civile Curcio e i rappresentanti di Governo e Regioni. L’idea di partenza è quella di confermare le misure attualmente in vigore, compresa la sospensione delle fasce gialla e bianca.
Bar, ristoranti, teatri, palestre. Scuole
Dovrebbe però essere prevista la possibilità di fissare, per metà aprile, una verifica della situazione epidemiologica, per valutare l’opportunità di concedere un allentamento delle misure, a partire da quelle per ristoranti e bar, forse anche per cinema e teatri, piscine e palestre.
Se il contagio dovesse frenare, potrebbe essere presa in considerazione anche l’opportunità del ritorno alla didattica in presenza anche per le scuole superiori.
Quello degli alunni di elementari e prima media dovrebbe invece avvenire già dopo le vacanze pasquali, anche in zona rossa.
In quella arancione la presenza in classe sarà garantita pure per gli studenti di seconda e terza media e, al 50%, per quelli delle secondarie di secondo grado.
La regola “speciale” per le feste
Nel frattempo, le regole da rispettare per la Pasqua in rosso prevedono per i giorni della vigilia, di Pasqua e Pasquetta un’importante deroga. Tra le 5 e le 22 (ovvero al di fuori del coprifuoco, che resta in vigore), restando all’interno della propria regione, sarà infatti possibile recarsi, una sola volta al giorno, verso un’altra abitazione privata in cui risiedono parenti e amici. Lo spostamento è consentito ad un massimo di 2 persone per nucleo familiare, che possono recare con sé i figli minori sotto i 14 anni e i disabili o i non autosufficienti, in entrambi i casi se conviventi.
Gli spostamenti vanno comunque giustificati compilando l’apposita autocertificazione.
I viaggi
Se in Italia gli spostamenti tra regioni per altre ragioni sono vietate, è invece paradossalmente possibile partire verso altri Paesi per turismo, con la sola richiesta di un tampone negativo effettuato nelle ultime 48 per il rientro. I Paesi nei quali si può andare sono quelli inclusi nella lista C del precedente DPCM: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra e Principato di Monaco.
Una falla del sistema che ha già suscitato polemiche. Se il turismo italiano infatti è bloccato da mesi di chiusure serali o totali, la corsa verso Madrid, dove i locali sono aperti ed è stato sperimentato anche il primo concerto in presenza con 5 mila persone risultate negative al test rapido, oppure verso le Baleari, è già iniziata. Sono soprattutto i tedeschi ad esser già partiti.
Dove è più difficile andare
Si possono raggiungere le seconde case, anche al di fuori dei confini regionali. Opportunità concessa ai soli nuclei familiari, proprietari o affittuari dell’immobile da prima del 14 gennaio 2021, e sempre che la casa non sia abitata da qualcun altro.
Vi sono però Regioni che hanno previsto ordinanze più restrittive in materia di seconde case.
Si tratta della Sardegna, che prevede fino a Pasquetta l’ingresso solo per motivi di lavoro, salute o necessità e sempre presentando l’esito negativo di un tampone o un certificato di avvenuta vaccinazione; dell’Alto Adige, che sempre fino a lunedì 6 impedisce ai non residenti in Provincia di raggiungere le seconde case; della Valle d’Aosta, che concede la possibilità solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute; della Campania, che addirittura impedisce lo spostamento verso la seconda casa anche all’interno del territorio regionale.
La messa di Pasqua
Tra i motivi che giustificano gli spostamenti è prevista anche la frequentazione delle celebrazioni religiose.
I fedeli potranno così frequentare i riti della Settimana Santa in una chiesa vicina alla propria abitazione. La Conferenza Episcopale Italiana e le diocesi stanno organizzando anche la trasmissione in streaming delle celebrazioni, per chi non volesse o non potesse frequentare la chiesa in presenza, in particolare per gli anziani o i più deboli.
Per chi si recherà invece negli edifici religiosi restano in vigore le norme già prefissate per la riapertura dei luoghi di culto. Ovvero un numero contingentato di presenze, la sanificazione dei locali al termine della messa, l’uso della mascherina e il distanziamento all’interno. E poi lo scambio della pace senza stretta di mano, la distribuzione della comunione nel rispetto delle misure per evitare il contagio: dalla sanificazione delle mani o l’uso dei guanti da parte del sacerdote, al divieto di spostarsi dal proprio posto per i fedeli. Anche la consegna dell’ulivo, nella domenica delle Palme, è avvenuta prevalentemente a mano, mentre sono state annullate la cerimonie della lavanda dei piedi.
I vaccini: 3 milioni di dosi in arrivo
Alle Regioni il Governo ribadirà che la priorità, in questo momento, resta la vaccinazione. Due gli obiettivi: completare l’iter degli over 80 e raggiungere il mezzo milione di vaccinazioni al giorno. Questo sarà possibile se, come sembra, già prima di Pasqua arriveranno forniture per complessivi circa 3 milioni di dosi, tra Pfizer (più di un milione), Moderna (oltre 500 mila) e AstraZeneca (circa 1,3 milioni). Servirà però perfezionare il sistema, per il quale si punta sul doppio canale degli hub per le grandi città e delle task force mobili per le realtà più piccole.
Le misure al vaglio per il personale sanitario
Riguardo al tema delle vaccinazioni, il Comitato Tecnico Scientifico sta infine valutando se introdurre nel nuovo decreto una serie di misure destinate in particolare a chi somministra le dosi e a chi opera nella sanità. Insieme allo “scudo” penale che limita la responsabilità dei somministratori ai casi di colpa grave o dolo, è allo studio anche l’introduzione dell’obbligo di vaccinazione per medici e infermieri che svolgono la loro attività a contatto diretto con i pazienti.
Alberto Minazzi