In attesa della 55^ Biennale di Arti Visive, le più importanti sedi espositive veneziane inaugurano nuove ed interessanti mostre di caratura internazionale dedicate all’arte contemporanea
Come accade ormai da un po’ di anni in una città come Venezia che ha, nei secoli, inventato e reinventato l’arte contemporanea, cassa di risonanza dei nuovi linguaggi e delle nuove tendenze comunicative, anche la cinquantacinquesima Biennale di Arti Visive, ormai prossima all’apertura, diventerà durante la settimana delle inaugurazioni (a partire dunque dal 29 maggio) il volano di molteplici iniziative culturali che, oltre agli artisti internazionali presenti all’interno del circuito espositivo ufficiale, vedranno protagonisti i maggiori musei e le principali istituzioni e fondazioni cittadine. Sono previsti, infatti, appuntamenti di notevole importanza, in un percorso di approfondimenti e di incontri di certo non secondario a quello che accadrà sull’asse giardini-arsenale. La scelta quest’anno è davvero ampia; giocherà d’anticipo, con l’inaugurazione avvenuta il 7 aprile, la Fondazione François Pinault con l’attesissima personale di Rudolf Stingel (curata dall’artista stesso con il coordinamento di Elena Geuna, visitabile a Palazzo Grassi fino al 31 dicembre), monografica dedicata all’artista altoatesino, figura di spicco dell’eterogenea collezione di monsieur Pinault. Palazzo Grassi riserverà però un’altra sorpresa, proprio nei giorni di massimo fermento dei vernissage: l’apertura del Teatrino di Palazzo Grassi, restaurato dall’architetto Tadao Ando, che diventerà così il terzo polo espositivo della collezione, destinato ad ospitare con i suoi 225 posti conferenze, incontri, concerti, atelier, letture, performance e proiezioni, iniziando con un programma di film d’artista di Philippe Parreno, Loris Gréaud e Anri Sala.
Anche Punta della Dogana, con la mostra Prima Materia curata da Caroline Bourgeois e Michael Govan (apertura stampa il 28 maggio e al pubblico dal 30 maggio al 31 dicembre 2014) si inserisce nel calendario dei più attesi eventi artistici estivi lagunari, ulteriore capitolo degli incontri con l’arte contemporanea promossi dalla Fondazione francese fin dal suo arrivo in laguna; negli spazi dell’ex dogana da mar più di 80 opere (quasi tutte esposte per la prima volta nell’ambito di esposizioni della collezione) realizzate tra gli anni ’60 ed oggi, alla ricerca di dialoghi tra i principali movimenti artistici e gli artisti che hanno caratterizzato questo lungo ed articolato intervallo storico, da figure storicizzate quali Lucio Fontana, Mario Merz, Alighiero Boetti fino ai nuovi lavori di Loris Gréaud, Philippe Parreno, Theaster Gates, commissionati appositamente per la sede espositiva. La Peggy Guggenheim Collection focalizzerà invece l’attenzione su Robert Motherwell e sullo specifico segmento della sua produzione di papiers collés e lavori su carta, realizzati nel decennio compreso tra il 1941 e il 1951. La mostra Robert Motherwell: i primi collages (a cura di Susan Davidson, aperta dal 26 maggio all’8 settembre) sarà accompagnata da un catalogo riccamente illustrato che offrirà un nuovo studio sulla tecnica utilizzata dall’artista americano.
L’evento consentirà inoltre ai visitatori di Palazzo Venier dei Leoni, sede veneziana del museo, di ammirare nella sua interezza la donazione della collezionista americana Hannelore B. Schulhof e del marito Rudolph B. Schulhof (ottanta opere d’arte italiana, europea e americana del secondo dopoguerra). Anche la Fondazione Bevilacqua La Masa aprirà le sue due sedi espositive a due importanti mostre: nella Galleria di Piazza San Marco verrà inaugurata il 28 maggio Beware of the Holy Whore: Edvard Munch- Lene Berger and the Dilemma of Emancipation, (a cura di Marta Kuzma, Angela Vettese e Pablo Lafuente, visitabile fino al 22 settembre), progetto che rappresenterà la Norvegia alla Biennale di Venezia e che schiuderà al pubblico una serie di lavori di Munch poco noti al pubblico e un film dell’artista norvegese Lene Berg, sull’idea di emancipazione come prospettiva eternamente contraddittoria, sospesa tra la condizione di libertà e le conseguenze di un isolamento che spesso accompagna la ricerca di una vita “alternativa” e qualitativamente diversa.
Negli spazi di Palazzetto Tito verrà inaugurata invece Unattained Landscape / Paesaggio Incompiuto (a cura di Didier Fiuza Faustino, Akiko Miyake e Angela Vettese, con Sumi Hayashi and Sachiko Namba, fino al 29 settembre), progetto attraverso il quale esplorare le arti contemporanee giapponesi; l’ambito dell’arte visiva, della perfomance, del suono, della grafica, del design, dei video e della letteratura, alla ricerca di una possibile idea di identità nazionale. Al piano terra i lavori di cinque artisti, selezionati da Jim O’Rourke e dodici testi letterari scelti da David Peace. Il salone centrale invece si trasformerà in sala di proiezione con sei film selezionati sempre da Jim O’Rourke di artisti vari (tra questi Marina Abramovic, Tacita Dean, Maurizio Cattelan, Rirkrit Tiravanija, Cerith Wyn Evans) mentre le quattro stanze ospiteranno ciascuna i lavori di Meiro Koizumi, Simon Fujiwara, Tomoko Yoneda e Shuji Terayama.
DI GAETANO SALERNO*
*DIRETTORE DI SEGNOPERENNE.IT