È innegabile: c’è la (parziale) spiegazione di una capacità di screening che ormai ha raggiunto livelli al di là di ogni previsione.
Ma è altrettanto vero che anche i numeri della quarta ondata della pandemia da Covid-19, in particolare per i nuovi contagi, stanno battendo ogni precedente record.
Purtroppo, l’inversione di tendenza è ancora ben lontana.
“Non è ancora il picco – ha lanciato l’allarme Wallter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute, dai microfoni di Sky Tg24 – a gennaio ci sarà un rialzo fortissimo dei casi. È prevedibile un numero di casi simile a quello visto negli altri Paesi d’Europa”.
Le nuove positività
Le considerazioni di Ricciardi muovono dagli ultimi aggiornamenti in possesso della Cabina di regia. I dati, resi noti oggi dall’Istituto Superiore di Sanità, evidenziano innanzitutto un forte aumento nuovi casi di positività non associati a catene di trasmissione, passati dai 42.675 della settimana scorsa agli attuali 62.669, con una correlativa diminuzione (dal 31% al 27%) della percentuale di positivi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti. Per converso, aumentano sia i positivi intercettati attraverso la comparsa dei sintomi (dal 43% al 45%) e quelli legati all’attività di screening (dal 26% al 28%).
Le terapie intensive
La più recente rilevazione giornaliera sulla pandemia, quella del 23 dicembre, del Ministero della Salute sul tasso di occupazione dei posti letto in rianimazione da parte di pazienti malati di Covid fa registrare una crescita, nell’arco di una settimana,dal 9,6% al 10,7%.
Sono così salite ora da 9 a 12 le regioni che hanno sforato la soglia del 10%.
A guidare la non invidiabile classifica sono le Province autonome di Trento (24,4%) e Bolzano (21%). Ma sono oltre il limite anche Marche (18,7%), Calabria (16,6%), Veneto (15,9%), Friuli Venezia Giulia (14,9%), Liguria (14,2%), Toscana (11,6%), Piemonte (10,7%), Lombardia (10,6%) e Lazio (10,3%).
L’occupazione dei reparti ospedalieri
In area medica, nell’arco degli stessi 7 giorni si è invece passati da un’occupazione di posti letto ospedalieri del 12,1% all’attuale 13,9%. La media nazionale, dunque, è sotto il livello critico, fissato al 15%. Vi sono però realtà territoriali, esattamente 9 rispetto alle 8 della scorsa settimana, che hanno sforato questa soglia. La situazione peggiore è quella della Calabria, al 25,9% di occupazione dei reparti ordinari da parte di malati Covid. Vengono poi Liguria (24,8%), Valle d’Aosta (22.2%) e Friuli Venezia Giulia (22%). Sopra il 15% sono anche Marche (19,5%), Veneto (18,2%), Sicilia (15,5%) e le due Province autonome di Trento (19,1%) e Bolzano (16,4%).
Incidenza, Rt e trasmissibilità su ricoveri
Continua ad aumentare anche l’incidenza di contagi ogni 100 mila abitanti.
La media nazionale, rilevata dall’Iss sulla base del flusso di dati del Ministero della Salute, è ora a 351. I casi, nel periodo precedente, tra il 10 e il 16 dicembre, erano stati invece 241 per 100.000 abitanti. Restano invece stabili, ma entrambi al di sopra della soglia epidemica, gli indici Rt medio calcolato sui casi sintomatici nel periodo tra il 30 novembre e il 13 dicembre (pari a 1,13) e quello di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, passato dall’1,09 del 7 dicembre all’1,11 del 23 dicembre.
Pandemia: il rischio regione per regione
Pur senza scendere nel dettaglio specifico, il monitoraggio della Cabina di regia classifica “a rischio alto” 2 tra le regioni e le province autonome.
Solo una è invece “a rischio basso”, con le restanti 18 realtà territoriali “a rischio moderato”. Di queste, però, 5 sono considerate “ad alta probabilità di progressione” verso il rischio alto secondo i parametri fissati dal decreto del 30 aprile 2020. Il quadro regionale si completa con la considerazione dell’Iss che 13 tra regioni e province autonome riportano un’allerta di resilienza e 2 ne riportano molteplici.
I giovani nella quarta ondata della pandemia
Nel nuovo report, l’Iss non si sofferma invece nello specifico sui giovani. In quello del 18 dicembre, però, il dato era già emerso chiaramente: in questa ondata, sono proprio le nuove generazioni le più colpite dal contagio. In quell’occasione, l’Istituto Superiore di Sanità evidenziò che il 50% dei casi in età scolare era stato diagnosticato nella fascia d’età tra 6 e 11 anni, con una crescita dell’incidenza sia nella fascia tra 10 e 19 anni che in quella 0-9.