Le palle di mare che ci capita trovare lungo le spiagge possono contribuire a salvare il mare dalla plastica.
Il loro nome scientifico è egagropili e sono quegli agglomerati sferico o ovali di colore marrone chiaro e di consistenza feltrosa costituiti da residui fibrosi di piante dei generi Posidonia e Zostera.
Secondo uno studio condotto dall’Università di Barcellona sono proprio loro ad avere un ruolo importante nell’ambiente marino. Secondo gli scienziati sono infatti in grado di rimuovere le materie plastiche presenti in mare. Nel solo nel Mediterraneo sarebbero capaci di raccogliere quasi 900 milioni di oggetti di plastica.
Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, funzionano come filtro e trappola per la plastica nelle zone costiere.
Le “Palle di Nettuno”, come comunemente vengono chiamate, si formano dalla base delle foglie sminuzzate dei due generi di piante dall’azione delle correnti oceaniche ma rimangono attaccate agli steli. Mano a mano che vengono lentamente sepolte dalla sedimentazione, le guaine fogliari danneggiate formano fibre rigide che si intrecciano formando una palla. E’ proprio questa palla a raccogliere la plastica durante questo processo e successivamente a portarla sulle spiagge.
Il team di studiosi ha analizzato l’intrappolamento e l’estrazione di plastica nelle grandi fanerogame marine della Posidonia, sulle coste di Maiorca.
Un risultato che si aggiunge agli altri benefici derivanti da queste piante a favore degli ecosistemi oceanici e degli esseri umani che vivono sulla costa. Svolgono infatti un ruolo fondamentale nel migliorare la qualità dell’acqua, assorbono CO2 ed emettono ossigeno. Sono infine un vivaio naturale e rifugio per centinaia di specie di pesci.
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Salvaguardia del mare: le “Palle di Nettuno” trappole per la plastica
3 Giugno 2021