Dalla seta al velluto, pregiati materiali per abiti che identificavano persone e ruoli
Venezia vanta una lunga e variegata storia del costume e della moda.
Fin dal XIV secolo fu il principale emporio europeo del Mediterraneo e con le preziose stoffe e tessuti che importava grazie a mercanti capaci di spingersi sempre oltre, importava anche oggetti e usanze sconosciute, che poi interpretava a modo proprio, dando vita a un patrimonio oggi d’epoca che si può ammirare a Palazzo Mocenigo.
Il Museo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del profumo è l’unica sede in Italia e in Europa dove si racconta approfonditamente la storia della moda a Venezia e conserva 20 mila manufatti che, insieme alla ricca biblioteca dedicata, offrono un inedito approfondimento sulla storia della moda della Serenissima.
«La moda ha un significato enorme per Venezia fin dai tempi antichi – spiega la direttrice del Museo Chiara Squarcina -. Quando la Serenissima riesce ad ottenere il monopolio della seta da Bisanzio comprende che è facile da trasportare quasi come i profumi ed è un materiale di grande pregio che tutti desiderano, perché con la seta si confezionano gli abiti e gli abiti ci rappresentano, identificano chi siamo nell’immediatezza e il nostro ruolo. Oggi affidiamo questo ruolo ai social, ma nel passato l’abbigliamento era determinante e indispensabile».
La storia della moda a Venezia si sviluppa già nei primi anni del 1300 con l’arrivo in laguna degli abili tessitori lucchesi che portarono con loro la lavorazione del velluto.
Questo materiale, spiega Squarcina, ha permesso alla città di produrre tessuti richiesti dal mercato e, caratteristica che altri non avevano e cosa di non poco conto, durevoli nel tempo. Basti pensare che alla fine del Trecento il corredo di un nobiluomo e una nobildonna si identificava in non più di 4 o 5 abiti. Fino all’arrivi di Re Sole che inventò il “consumismo” e il corredo passò a 240 abiti. Pensate poi che a tutela delle proprie maestranze e della produzione con delle mariegole (lo statuto dei diritti e dei doveri del tempo, ndr) erano fissati dei canoni di qualità del tessuto che, se non corrispondevano, veniva pubblicamente bruciato a Rialto. E se in Occidente il rispetto delle mode, degli stili e dei colori diventò un segnale per rappresentare la ricchezza attraverso l’abbigliamento, la Serenissima cercherà di contenere il più possibile l’abuso degli sfarzi e gli investimenti economici per l’acquisto dei corredi maschili e femminili sia per riguardo verso i più poveri, sia perché si voleva che i nobili investissero su altro anzichè sul voluttuario ».