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“Paesi fantasma": l'Italia dove il tempo si è fermato

“Paesi fantasma": l'Italia dove il tempo si è fermato

California, Fumegai, Orsetti e Poveglia : borghi dimenticati tra memorie e mistero

Alcuni hanno nomi che fanno sognare, altri che rimandano al duro lavoro e al sudore della pelle.
Altri ancora, insieme agli abitanti,  hanno perduto anche il nome.
Sono rimasti così “paesi fantasma”, luoghi abbandonati fagocitati spesso dalla vegetazione, ma i cui resti raccontano storie di esodi, di disastri naturali e di una vita che non c’è più.
“Considerando anche alpeggi, stazzi e malghe sparse tra le montagne –  dice Fabio Di Bitonto, geologo napoletano, oggi residente a Lucca – sono oltre 5 mila i cosiddetti luoghi fantasma in Italia, un numero enorme”.
Da sempre attratto dai paesi e dai luoghi abbandonati, amante del trekking e della natura, questi paesi Di Bitonto li ha cercati e raggiunti e a loro, dopo la prima pagina Facebook aperta nel 2010, ha dedicato un vero e proprio sito web.

In viaggio nell’Italia che non c’è più

“Pensavo che le città disabitate fossero un fenomeno tutto straniero e molto raro in Italia – racconta – ma, dopo aver accertato che l’Italia è invece uno degli stati top nel campo, ho deciso di divulgare questo fenomeno così rilevante del nostro Paese”.
La laurea con una tesi in climatologia e geologia, e la conseguente capacità di leggere le mappe satellitari, ha permesso a Di Bitonto di individuare e quindi raccontare almeno 2000 borghi abbandonati sparsi per lo stivale.
“Le conoscenze geologiche acquisite durante i mie studi – spiega – risultano molto utili durante i sopralluoghi in queste località che, nel corso del tempo, sono state abbandonate per lo più a causa di dissesti idrogeologico o terremoti”.

paesi fantasma
Fabio Di Bitonto

Dalle montagne al mare

Testimoni di eventi naturali disastrosi, migrazioni o di importanti cambiamenti culturali ed economici, i paesi fantasma italiani sono reliquie tangibili di un passato remoto che ci connette con l’essenza più autentica e misteriosa della cultura italiana. “Ho sempre considerato la visita in un borgo abbandonato come una fotografia di un esatto istante di una casa, una strada, un paese e di un’Italia che, oramai, non c’è più”, aggiunge Fabio.
Generalmente i paesi ma anche semplicemente i luoghi abbandonati, si trovano nelle zone impervie e montane de nostro Paese. Tra Abruzzo e Lazio ma anche in Liguria e in Calabria ce ne sono tantissimi e tutto l’arco alpino ne è pieno.
In Veneto sono numerosi i luoghi abbandonati tra siti di archeologia industriale, certose, chiese, rocche, ville e sanatori e si annoverano almeno quattro paesi un tempo vivi e fiorenti che oggi non esistono più: California e Fumegai, entrambi in provincia di Belluno, Orsetti, in provincia di Vicenza e Poveglia, isola della Laguna di Venezia

California, il paese cancellato dall’acqua

Mentre nell’ottobre del ’66 “Sognando la California” dei Dik Dik entrava nella hit parade, il 4 novembre un’alluvione spazzò via per sempre la California di Gosaldo nel bellunese, un borgo minerario, denominato appunto California.
Nel 1800 la Valle del Mis, a metà strada tra Agordo e Fiera di Primiero, era famosa per le miniere, soprattutto di mercurio, di ottima qualità, tra le migliori in Europa. Una leggenda narra che un emigrante tornato in Italia dopo anni trascorsi negli Stati Uniti aprì un’osteria in questo lembo montano e la chiamò “California”, ovvio riferimento alla California americana e, in particolar modo, alla corsa all’oro che aveva reso famoso lo stato USA. Il nome California venne in seguito utilizzato per l’intero insediamento che andò sviluppandosi nei dintorni grazie alla rapida crescita dell’attività estrattiva.
La vecchia osteria con sala da ballo (fu il primo luogo della zona, nel 1954 a dotarsi di un televisore) fu quindi trasformato in albergo.

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Il 4 novembre del 1966, il piccolo borgo, che si trovava sulla giunzione dei torrenti Mis e Gosalda, fu investito, in piena notte, da un muro d’acqua che raggiunse l’altezza di oltre due metri. Fortunatamente i circa 150 abitanti riuscirono a mettersi in salvo raggiungendo le zone più alte del comune ma i danni furono catastrofici. In pochi minuti la piena aveva sradicato alberi e case, devastando l’intera valle del Mis. Il comune di Gosaldo, dopo la conta dei danni, considerò troppo costosa la ricostruzione e offrì agli abitanti alcuni appezzamenti nella vicina Villa Sant’Andrea, altri residenti di California preferirono trasferirsi altrove, molti lasciarono il Veneto. Oggi California è un paese fantasma raggiungibile attraverso una passerella in legno circondata dal bosco che, nel frattempo, si è riappropriato di questi spazi un tempo abitati.

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Fumegai, il borgo abbandonato due volte

Sempre in provincia di Belluno, a circa 540 metri d’altitudine, sorge nella Val Carazzagno, sopra il lago del Corlo, quel che resta di Fumegai, un borgo nato probabilmente come alpeggio stagionale e vissuto sempre di agricoltura e pastorizia. Fumegai è noto per essere il paese abbandonato due volte.
La sua ubicazione geografica sfavorevole (vi si giunge solo a piedi per sentieri nel bosco e, un tempo non esisteva il ponte sospeso su corde, opera del secondo dopoguerra), fu la causa, tra gli anni’20 e 30 del Novecento, del primo abbandono di massa. Dopo tre decenni, durante l’epopea sessantottina (inizio anni ’70), stazionò a Fumegai una piccola comunità di “Figli dei Fiori“. Esperienza conclusasi qualche anno dopo. Un tentativo fallito di recupero si è visto attorno al 2018/19 quando, a seguito di alcuni reportage televisivi, vennero effettuate alcune azioni di ripulitura dalle piante infestanti, ipotizzando un improbabile rilancio turistico della zona. Fumegai ha la fortuna di essere rimasto intatto, anche se molto malconcio e le sue case custodiscono al loro interno ancora masserizie varie, mobili, sedie, persino bei disegni alle pareti e alcune misteriose scritte in arabo, forse tracciate dai “figli dei fiori” che vi avevano abitato.

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Il piccolo borgo di Fumegai, annidato tra le montagne delle Dolomiti e abbandonato dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stato progressivamente inghiottito dalla natura circostante. Le case in legno e pietra, un tempo dimora di famiglie montane, sono ora coperte da edera e muschio, e i sentieri che portavano al villaggio sono diventati quasi impraticabili. La sua storia è segnata da frane e smottamenti che hanno reso la vita insostenibile per i pochi abitanti rimasti. Fumegai oggi è un ricordo fragile, un paese congelato nel tempo dove la natura ha cancellato quasi ogni traccia della presenza umana, trasformandolo in un luogo di mistero e fascino malinconico.

Il borgo con ruscello dei minatori

A Novale di Valdagno in provincia di Vicenza sorgono i ruderi di un borgo minerario ormai abbandonato: è il paese di Orsetti. Qui un tempo risiedevano i lavoratori delle cave di materiale lapideo della zona.
Ultimo a lasciare Orsetti fu un signore molto noto nella zona: Renzo (conosciuto come Renzo Sabion), la cui attività commerciale era legata all’estrazione. Renzo girava di contrada in contrada per vendere il prodotto estratto finché un giorno un incendio doloso bruciò la sua abitazione e così anche il famoso venditore ambulante, dovette abbandonare Orsetti.
Dove non restano che i ruderi di alcune case: quelle nelle quali abitavano i lavoratori delle due cave.

L’isola fantasma, l’isola dei fantasmi

Ma il luogo abbandonato più famoso del Veneto è Poveglia, la leggendaria isola della laguna di Venezia.
Nel corso dei secoli, dagli antichi romani fino al secolo scorso, Poveglia ha avuto destinazioni d’uso sempre differenti. Il momento di maggiore fulgore dell’isola, caratterizzato da una colonizzazione massiccia, risale al VIII secolo quando alcune località dell’entroterra furono distrutte dai Longobardi e gli abitanti trovarono rifugio proprio a Poveglia che divenne sede di un piccolo borgo e di un castello, fortemente attivi nelle guerre al fianco di Venezia. Il suo ultimo ruolo, durato sino al 1968, fu quello di stazione di quarantena marittima. Oggi sull’isola si trovano i resti del vecchio lazzaretto, il manicomio, la chiesa, il monastero, le antiche case, in tutto sette ettari e mezzo di edifici cadenti e vegetazione per lo più selvaggia su cui circolano diverse leggende che si concentrano in particolar modo sul centro di igiene mentale presente all’interno della casa di riposo.
E che fanno del “paese fantasma” anche l’isola dei fantasmi.

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L’isola di Poveglia

Il manicomio/casa di riposo sopravvisse sino al 1946, ma già all’epoca i pazienti giuravano d’esser perseguitati dalle anime degli appestati, al punto che le richieste di trasferimento da parte degli ospiti erano all’ordine del giorno. Lo stesso direttore della clinica, colto da improvvisa follia, si gettò dal campanile della chiesa. La leggenda vuole che non fu l’impatto con il suolo a farlo morire bensì uno strano fumo generatosi dal terreno che avvolse l’uomo sino a soffocarlo.

Claudia Meschini

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Tag:  borghi