Il verdetto tanto atteso è arrivato: Padova Urbs picta, con “i cicli affrescati del XIV” secolo, è ufficialmente Patrimonio dell’Umanità Unesco. L’espressione indica la peculiarità della città veneta, capitale mondiale della pittura del Trecento con un insieme di capolavori che hanno rivoluzionato la storia dell’arte partendo da Giotto fino a Jacopo da Verona, passando per Guariento, Giusto de Menabuoi, Altichieri da Zevio e Jacopo Avanzi. La proclamazione è avvenuta nel corso della 44a sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale a Fuzhou, in Cina.
Ma non è la prima volta per Padova, uno dei pochi siti al mondo (il secondo in Italia dopo il al Delta del Po)a custodire due riconoscimenti Unesco.
Il primo, le è stato conferito infatti già nel 1997 per l’Orto Botanico dell’università patavina.
Realizzato nel 1545, è il più antico orto del mondo occidentale a conservare ancora la forma e l’ubicazione delle origini.
Otto luoghi nella World Heritage List
“I cicli affrescati del XIV secolo” che hanno permesso alla città veneta il secondo prestigioso inserimento nella lista sono conservati in otto edifici e complessi monumentali della città: la Cappella degli Scrovegni, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, il Battistero della Cattedrale, la Basilica e il Convento di Sant’Antonio, l’Oratorio di San Giorgio e quello di San Michele.
Ad affrescare le pareti di questi luoghi, nel corso del XIV secolo, sono stati alcuni dei più straordinari artisti dell’epoca.
In primis Giotto, che quando giunse a Padova, nel 1302, portò in città un linguaggio artistico nuovo, basato sulla riscoperta della tecnica dell’affresco, un uso innovativo del colore e l’invenzione della prospettiva. Grazie a lui i sentimenti e le emozioni sono rappresentate per la prima volta negli affreschi. Nella Cappella degli Scrovegni c’è la prima rappresentazione pittorica di un bacio, tra Gioacchino e Anna alla porta di Gerusalemme.
I cicli affrescati del Trecento
La Cappella degli Scrovegni, monumento capofila della candidatura, rappresenta l’opera ad affresco meglio conservata di Giotto e il suo capolavoro. Si possono ammirare scene della vita di Cristo e della Vergine, figure di profeti e allegorie sotto il cielo stellato blu della volta.
La Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani conserva un ciclo pittorico ad affresco commissionato a Guariento tra il 1361 e il 1365 con le storie dei santi Filippo, Giacomo e Agostino e monocromi con i pianeti e le sette età dell’uomo. Tracce dell’attività di Giusto de’ Menabuoi si trovano nella Cappella Cortellieri.
Significative testimonianze di pitture murali trecentesche ci sono anche a Palazzo della Ragione, il più grande salone pensile d’Europa, famoso per la sua architettura con la caratteristica copertura a carena di nave rovesciata.
Nel Battistero del Duomo, Giusto de’ Menabuoi realizza il suo massimo capolavoro: in uno spazio non di grandi dimensioni inserisce scene e figure dell’Antico e del Nuovo Testamento che culminano nella splendida figura del Cristo benedicente al centro della cupola con il Paradiso.
La Cappella della Reggia Carrarese ospita gli affreschi dipinti da Guariento prima del 1354. Si tratta di opere di grande eleganza che testimoniano la ricchezza della vita di corte nel Trecento.
La Basilica e Convento del Santo, ogni anno meta di milioni di pellegrini, è particolarmente significativa per la storia dell’architettura e dell’arte ma soprattutto per la pittura del Trecento. Qui si conservano affreschi di Giotto, di Giusto de’ Manabuoi, Altichiero da Zevio e Jacopo Avanzi.
L’Oratorio San Giorgio, costruito nel 1377, venne dipinto da Altichiero da Zevio per i Marchesi Lupi di Soragna come mausoleo di famiglia e conserva ancora intatta la decorazione ad affresco che ne ricopre interamente le pareti. Jacopo da Verona decorò invece l’Oratorio di San Michele.
Un patrimonio inestimabile
I grandi cicli affrescati del Trecento rappresentano un esempio unico al mondo di sistema di eccezionale valore universale, per usare la terminologia Unesco “outstanding universal value”. Una valutazione per la loro rilevanza storico-artistica, e per la loro ampiezza che conta oltre 3.300 mq di pitture murali. Ma anche perché all’interno di un’area definita , il centro storico di Padova, in un contesto territoriale in cui la tradizione della parete dipinta è documentata fin dal X secolo.
La candidatura di Padova Urbs picta è stata l’unica presentata dall’Italia per il 2020. L’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale è arrivata quest’anno dopo il rinvio della Sessione del Comitato lo scorso anno a causa della pandemia.
Silvia Bolognini
Lo merita. Posto bellissimo, con gli Scrovegni e il Duomo avanti a tutti. Magici.