Da malattia che colpisce soprattutto gli anziani, a infezione che circola con particolare velocità tra i giovani.
L’evoluzione naturale del Sars-CoV-2, con le ben note varianti che stanno caratterizzando le nuove ondate di pandemia, ha costretto a mutare anche le strategie per cercare di contrastarne la diffusione tra la popolazione. Occhi puntati, dunque, soprattutto sulle scuole, luoghi di inevitabili assembramenti per le nuove generazioni.
Le varianti e i giovani
La discussione sul ruolo svolto dalla didattica in presenza nella diffusione del contagio è ancora aperta. I ragazzi, infatti, hanno ulteriori occasioni aggregative, nelle quali, in mancanza degli adeguati accorgimenti, il virus può circolare più velocemente. Il dato oggettivo, confermato dall’Istituto Superiore di Sanità, è comunque che sono sempre più i giovani sotto i 18 anni che risultano positivi al coronavirus. E questo si deve principalmente alla maggior infettività verso le nuove generazioni in particolare della variante inglese, che è diventata prevalente anche nel nostro Paese.
Il Focus sull’età evolutiva dell’Iss
Dal focus presentato dall’Iss al Comitato Tecnico Scientifico lo scorso 26 febbraio emerge infatti come, a partire da metà gennaio, le curve di incidenza relative agli adolescenti abbiano dapprima affiancato e poi superato quelle delle altre fasce d’età.
In particolare, da fine gennaio la percentuale di incidenza nei minorenni ha superato quella dei maggiorenni, con il picco nella fascia tra 14 e 19 anni, che sfiora quota 200. La stretta sulla scuola in presenza decisa dal Governo discende dunque da qui. Anche perché non va sottovalutato lo stesso tragitto casa-scuola.
L’ordinanza veneta sulle scuole
E’ questo il quadro in cui va a inserirsi anche l’ultima ordinanza veneta firmata ieri sera (9 marzo ndr) dal presidente Luca Zaia.
Nel documento, intitolato “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da virus COVID-19. Ulteriori disposizioni in materia scolastica”, confluiscono infatti gli adeguamenti alle restrizioni che, in conformità con l’ultimo Dpcm, hanno già portato alla decisione di chiudere gli istituti di 5 distretti sanitari.
La procedura
L’ordinanza, valida fino al 6 aprile 2021, attribuisce ai Sisp, i Servizi di igiene e sanità pubblica delle singole Ulss, il compito di rilevare il livello di contagio nel territorio di riferimento. Il parametro che non deve essere superato è quello dei 250 nuovi casi ogni 100 mila abitanti riscontrati su base settimanale. L’aggiornamento del dato è quotidiano. Qualora il Sisp rilevi il superamento della soglia, è tenuto a informare gli istituti scolastici, garantendo comunque un preavviso di 48 ore prima dell’applicazione delle misure.
Le misure
In caso di incidenza superiore ai 250 casi, in tutte le scuole, dalla seconda media alle superiori, la didattica sarà svolta esclusivamente a distanza, per almeno 14 giorni.
Il Sisp può anche individuare specifiche situazioni, in classi anche inferiori alla seconda media, che necessitino di passare alla didattica a distanza in considerazione del livello e dell’evoluzione del contagio. Restano fermi lo svolgimento in presenza delle attività didattiche che richiedano l’uso di laboratori e quelle che garantiscano l’effettiva inclusione degli studenti disabili o con bisogni educativi speciali.