Non si arresta la censura in rete dei nudi artistici esposti nei musei. E i Musei si ribellano.
E’ successo alle opere di Canova dell’omonima Fondazione a Possagno, che ha annunciato cause contro l’algoritmo che, incapace di distinguere tra arte e pornografia, genera automaticamente un blocco delle immagini di capolavori universali come Amore e Psiche o Adone e Venere.
A Firenze il social network Instagram ha censurato il video promozionale della mostra a Palazzo Strozzi per celebrare la pittrice, illustratrice e scenografa russa Natalia Goncharova.
Ne ha impedito la pubblicazione a causa “di immagini raffiguranti nudità e porzioni di pelle eccessiva”.
Le opere nei siti per soli adulti
Ultimi in ordine di tempo, sono i capolavori dei Musei di Vienna.
L’ente del turismo della capitale austriaca, per sfuggire alla censura di Instagram, Facebook o Tik Tok che continuano a vietare la messa in rete dei quadri considerati osceni, li ha trasferiti su un sito on line per adulti.
Una scelta eclatante, non condivisa da tutti.
Anche perché, anche in questo caso, come per l’algoritmo dei social, si impone la necessaria capacità di distinzione tra arte e pornografia.
Se, infatti, da un lato i musei di Vienna sono approdati a siti vietati ai minori, dall’altro ci sono siti pornografici che si sono “appropriati” di opere d’arte.
La battaglia di Firenze, Madrid e Parigi
Gli Uffizi di Firenze, il Museo del Prado di Madrid e il Louvre di Parigi una loro battaglia contro l’uso improprio dei loro nudi l’hanno vinta.
Su Pornhub, il sito di porno gratuito più grande al mondo, le loro opere d’arte non ci saranno più.
Secondo gli Uffizi infatti, nel comportamento del sito web era evidenziabile una grave violazione del copyright considerato che non è stata chiesta l’autorizzazione per utilizzare le immagini conservate dal museo. In particolare, non è piaciuto l’uso da parte di Pornhub della famosa “Venere di Urbino” di Tiziano (1538) in una ricostruzione pornografica con una coppia amatoriale di adulti.
Il Louvre invece aveva avviato un’azione legale per l’uso di un suo dipinto del tardo XVI secolo, “Gabrielle d’Estrées e una delle sue sorelle” (circa 1594), di un artista sconosciuto. Il Museo del Prado ha diffidato il portale per l’uso di opere nelle sue collezioni, tra le quali “La Maya Desnuda” di Francisco de Goya. Tra le altre opere molto famose riprodotte anche “La nascita di Venere” di Botticelli, “Il bagno turco “ di Ingres e “L’origine del mondo” di Gustave Courbet.
Silvia Bolognini