Il monitoraggio dei corsi d’acqua di Legambiente Veneto. Qualche problema per la Livenza
Qual è lo stato di salute dei nostri fiumi in questi anni contrassegnati da eventi estremi come siccità e alluvioni? Quali sono le possibili criticità?
È quello che si chiede Legambiente Veneto, che ha avviato la terza edizione della campagna itinerante di monitoraggio e tutela “Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire”.
Nello scorso mese di maggio sono stati raccolti 110 campioni di acque da 9 fiumi.
Questi sono poi stati sottoposti nei laboratori di Arpav a indagini microbiologiche incentrati principalmente sul batterio fecale escherichia coli, spia del livello di depurazione delle acque, ma anche sull‘erbicida glifosate e sugli insetticidi clorpirifos, utilizzati in agricoltura.
Come stanno i fiumi veneti
I risultati dell’edizione 2023 dell’iniziativa di citizen science e ambientalismo scientifico a essere presentati per primi (quelli dell’indagine chimica verranno pubblicati nel report di fine anno) sono stati quelli batteriologici relativi ai corsi d’acqua del Veneto Orientale, Piave e Livenza, con risultanze incoraggianti per il primo fiume e più preoccupanti per il secondo.
Poi è stata la volta del Po, la cui situazione è migliorata rispetto allo scorso anno, anche se la buona situazione di salute del più grande fiume italiano non deve far abbassare la guardia.
Domani, 15 giugno, toccherà ai 2 fiumi di Vicenza, Bacchiglione e Retrone, in passato particolarmente interessati da problemi; mercoledì 21 sarà la volta di Padova e del Brenta; infine, sabato 24 i risultati del Dese a Treviso e domenica 25 di Adige e Fratta Gorzone a Zevio (VR).
Veneto Orientale: la situazione di Piave e Livenza
Dal punto di vista dei batteri fecali, tutti e 7 i punti monitorati sul Piave rientrano nei parametri di balneabilità, senza che siano emerse criticità, anche se, sottolinea Legambiente, manca ancora una visione complessiva nella gestione.
Per la Livenza, invece, dei 5 punti presi in esame, quello di Gorgo al Monticano (TV) supera i poco il limite di balneabilità e soprattutto quello di Motta di Livenza (TV) è oltre il doppio rispetto ai valori standard di qualità delle acque indicati da Arpav, con la possibile valutazione di porre restrizioni anche per l’uso irriguo delle acque del fiume.
Depurazione e salinità: valori che preoccupano
“Pur con numeri inferiori agli scorsi anni – commenta Maurizio Billotto, vicepresidente di Legambiente Veneto e socio del circolo del Veneto Orientale – i dati sulla Livenza sono purtroppo una conferma della criticità sul fronte della depurazione e degli scarichi, sperando inoltre che per i dati sui glifosfati non si confermino i valori di due anni fa. Lo stato di salute del fiume ci preoccupa anche per la salinità, visto che la risalita del cuneo incide su più aspetti, dalla biodiversità al sistema agricolo”.
“Quel che ci aspettiamo – prosegue Billotto – è una presa di coscienza da parte di tutti, che si traduca in un efficientamento sul fronte agricolo e contemporaneamente su consumi industriali e civili più responsabili. Va fatto un intervento complessivo molto importante, anche perché dobbiamo attenderci che i momenti di crisi si ripetano in maniera molto forte”.
Per il Piave, invece, la questione principale per il vicepresidente è quella della salinità. “Al momento – conclude – non vediamo una programmazione sulla gestione della risorsa idrica, anche se l’acqua è una risorsa non infinita, ma più che finita”.
La salute del delta del Po
Dopo San Donà di Piave (VE), la seconda tappa di “Operazione fiumi” si è tenuta a Occhiobello (RO), incentrata sulla salute del delta del Po.
In questo caso, i punti monitorati sono stati 6 (Bergantino, Ficarolo-Calto, Santa Maria Maddalena-Occhiobello, Guarda Veneta, Bottrighe-Adria e Tolle-Porto Tolle), tutti nel Polesine veneto e tutti risultati entro i limiti di qualità delle acque per la presenza di batteri fecali. Inoltre, è risultato che la risalita del cuneo salino non si è verificata con la stessa intensità dello scorso anno.
“Chiaramente – spiega Francesco Tosato, portavoce di “Operazione fiumi” – abbiamo approfittato dell’occasione per una riflessione generale sul corso d’acqua, anche in considerazione del fatto che sul Po, attraverso 357 milioni del Pnrr, è in corso un progetto di rinaturalizzazione, destinato all’eliminazione di opere, che migliorerà il flusso delle acque e avrà un impatto importante a livello di biodiversità. È però al tempo stesso altrettanto vero che serve una gestione unitaria, attraverso una cabina di regia, dell’intero corso del fiume, non bastando soli interventi frammentari”.
“Non bisogna però dimenticare – conclude con una precisazione Tosato – che quelle che stiamo facendo sono foto puntuali della situazione, perché l’escherichia coli è un batterio che ha circa 24 ore di vita. Rilevarlo in concentrazioni elevate, insomma, significa che è successo qualcosa a livello di depurazione. Al contrario, però, se i valori sono in regola, non significa automaticamente che vada tutto bene. E se la riduzione dei carichi inquinanti si lega anche al minore impatto della siccità, il Po è comunque specchio delle conseguenze delle crisi climatiche, essendo ora, da un paio di mesi, in situazione quasi di piena. Per questo bisogna pensare alla creazione di nuovi modelli per l’agricoltura e la sicurezza idraulica”.
Alberto Minazzi