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Omicron: la terza dose ci può proteggere

Omicron: la terza dose ci può proteggere

La terza dose di vaccino contro il Covid è in grado di proteggerci contro la variante Omicron. La rassicurazione arriva da Pfizer, che ha realizzato e produce uno dei principali sieri utilizzati nella campagna per proteggere la popolazione mondiale dalla malattia pandemica.

Se la nuova mutazione del virus Sars-CoV-2, isolata inizialmente in Sudafrica, continua a diffondersi in tutto il mondo, a una velocità mai riscontrata prima dalle altre varianti, i messaggi incoraggianti insomma non mancano. Indipendentemente dalla conferma che la malattia provocata da Omicron sia più lieve di quella causata ad esempio da Delta.

Pfizer: terza dose può fermare Omicron

È stato il ceo di Pfizer, Albert Bourla, a rilasciare nelle ultime ore le buone notizie riguardo all’efficacia della protezione da Omicron del vaccino a Rna messaggero della big pharma. “3 dosi di vaccino – ha spiegato Bourla – sono efficaci nei confronti di Omicron come le 2 dosi erano efficaci contro le altre varianti. La dose booster aumenta in maniera enorme l’efficacia del vaccino“. La terza dose sarebbe infatti in grado di aumentare i titoli anticorpali neutralizzanti di 25 volte rispetto alla seconda. Un’efficacia che, precisa l’azienda in una nota, potrebbe comunque essere garantita, contro le forme gravi della malattia, anche dalle 2 dosi.

Le sole prime 2 dosi, però, “potrebbero non essere sufficienti per proteggere dall’infezione” da Omicron. Il dato emerge dai primi risultati, a 30 giorni dalla somministrazione del booster, degli studi di laboratorio condotti dall’azienda. E la tesi sarebbe confermata dai primi riscontri di uno studio condotto in Sudafrica dai ricercatori dell’Africa Health Research Institute, pubblicati, sia pure in attesa della validazione della peer review, qualche ora prima delle dichiarazioni di Pfizer.

Omicron: lo studio sudafricano

Il capo della ricerca sudafricana, Alex Sigal, ha affermato in un paper, pubblicato sul sito del laboratorio e rilanciato anche su Twitter, che, rispetto ai precedenti ceppi del virus, con la semplice doppia dose di vaccino vi sarebbe un calo di 41 volte dei livelli di anticorpi in grado di neutralizzare la variante Omicron. Il test è stato fin qui effettuato sul sangue di 12 persone che si erano sottoposte al ciclo di vaccinazione a due dosi e quindi la sperimentazione prosegue.

Al momento, non è stato possibile testare in laboratorio la variante sul sangue di persone che hanno ricevuto la dose booster, che ancora non sono disponibili in Sudafrica. Lo studio ha però evidenziato che, in 5 delle 6 persone vaccinate con 2 dosi dopo una precedente infezione da Covid, gli anticorpi sono stati in grado di neutralizzare Omicron. E questo indica che il terzo richiamo, aumentando gli anticorpi, aumenta le possibilità che il corpo si protegga anche da questa variante.

Omicron: verso un vaccino specifico

Insieme a BioNTech, che ha collaborato alla realizzazione del vaccino attualmente in uso, Pfizer continua intanto a portare avanti lo sviluppo di un vaccino specifico per Omicron. L’obiettivo è quello di avere il vaccino aggiornato a disposizione entro 100 giorni, con la consegna dei primi lotti entro marzo. Questo, precisano le aziende farmaceutiche “nel caso in cui l’aggiornamento sia necessario per un ulteriore incremento dei livelli e della durata della protezione”.

Nel comunicato di Pfizer-BioNTech si precisa anche che sono stati testati “anche altri vaccini specifici per varianti, che hanno prodotto titoli di neutralizzazione molto forti e un profilo di sicurezza tollerabile”. Tornando ad Omicron, infine, Albert Bourla non ha escluso, per garantire la copertura del vaccino nel tempo, anche la necessità di una quarta dose. E questa nuova somministrazione potrebbe forse essere effettuata ancor prima dei 12 mesi dalla terza.

La posizione dell’Oms

“I dati che emergono dal Sudafrica – ha commentato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, riguardo a Omicron – suggeriscono un aumento del rischio di reinfezione. Ci sono anche alcune prove che Omicron provochi una malattia più lieve rispetto a Delta. Ma è ancora troppo presto per una valutazione definitiva. Sarà quindi importante monitorare con attenzione cosa succede nel mondo per capire se Omicron può rimpiazzare Delta, visto che alcune caratteristiche di Omicron suggeriscono che la variante potrebbe avere un impatto rilevante nel corso della pandemia”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha quindi esortato tutti i Paesi a potenziare il tracciamento, i test e il sequenziamento. “Se i Paesi aspetteranno fino a quando gli ospedali non avranno iniziato a riempirsi, sarà troppo tardi”, ha ammonito il direttore generale. Il responsabile Oms per le emergenze, Michael Ryan, ha invece affermato, in un’intervista ad Afp che “non ci sono indicazioni che la nuova variante causi forme più gravi di Covid-19”. “Abbiamo vaccini molto efficaci – ha aggiunto – che hanno dimostrato di essere potenti contro tutte le varianti finora, in termini di gravità della malattia e ospedalizzazione, e non c’è motivo di credere che non sia così” anche per Omicron.

Omicron: il punto della situazione

La variante Omicron, nel frattempo, ha raggiunto 57 Paesi, anche se l’Iata (International Air Transport Association) ha chiesto ai Governi di revocare immediatamente i divieti di viaggio come misura contro il diffondersi della nuova mutazione del virus. In Italia, il “paziente zero” è guarito, ma la piattaforma IcoGen ha confermato ieri 13 casi: 7 del cluster in Campania, 3 in Veneto, 1 rispettivamente in Piemonte, Sardegna e Bolzano. Erano inoltre in corso anche i sequenziamenti di altri 4 sospetti, come ha precisato l’Istituto superiore di sanità. Nelle ore successive, sono stati confermati dall’Istituto Spallanzani di Roma altri 3 casi, tra cui il primo nelle Marche, e un secondo caso in Sardegna.

 

Alberto Minazzi

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