Accantonare la quotidianità per compiere imprese sportive estreme. È questo che accomuna le singolari storie di alcuni insospettabili nostri concittadini: dal barista di Mirano che ha partecipato alla Dakar, alla ex cestista padovana che ha attraversato il Brasile, dalla dirigente scolastica veneziana che ha scalato il Kilimangiaro
al portogruarese che ha attraversato la Groenlandia.
L’amore per l’avventura, il coraggio e l’incoscienza, la passione e la curiosità: sentimenti che spingono ad andare oltre i limiti, a superare se stessi: i problemi fisici, le insidie del territorio, le difese della natura che non vuole essere “vinta”. L’uomo da sempre è portato ad andare alla ricerca del “nuovo”, a provare il brivido dello sconosciuto, a trasformare i dubbi in certezze. Ulisse insegna. Non mancano gli esempi, vicini o lontani nel tempo, di persone, uomini e donne, che hanno rischiato e rischieranno, spinti dal desiderio di vincere la scommessa con se stessi.
«Ho sempre desiderato partecipare alla Dakar, ma il pensiero è diventato concreto nel 2009 – ha spiegato Paolo Libralesso, titolare del bar Olimpia, in via Mariutto a Mirano e appassionato di motori – al termine di un viaggio con Franco Picco nel deserto bianco egiziano. È stata la mia prima Dakar, e sono orgoglioso di essere stato il primo veneziano a parteciparvi. In precedenza avevo partecipato a gare di Coppa del mondo Rally Raid Tout-terrain, al Nevada Rally, poi in Tunisia e Marocco, ma anche in Spagna».
Come si fa a conciliare un’avventura del genere con gli impegni lavorativi? «Si può solo se i tuoi collaboratori, in questo caso i miei familiari, comprendono il tuo sogno e ti offrono il loro tempo per realizzarlo. Poi sta al sottoscritto organizzarsi circa un anno prima per essere pronto al via».
Esperienze particolari? «Molte. Nel giugno dell’anno scorso, alle Desafio Ruta 40 Dakar Series, ho trascorso una notte nel buio inverno argentino nella terza tappa e ne sono uscito da solo, senza strumenti, con un fuoripista indimenticabile». Terminata un’avventura, il desiderio rimane inalterato. «Il mio prossimo sogno? Cercare di finire la prossima Dakar. Per questo ho intrapreso un altro tipo di allenamento, sia fisico che sulla moto, partecipando ad altre prove mondiali. La Dakar è un sogno che comporta anche una pazzia economica, che non è semplice da affrontare se non con la ricerca di aziende che fungano da sponsor con un duplice effetto mediatico: il primo per il mercato sudamericano, che riconosce alla Dakar un’immagine pubblicitaria unica, il secondo grazie alla rete, in modo tale che anche aziende locali ed europee possono farsi conoscere ai loro clienti».
«Abbiamo deciso di attraversare il Brasile alla vigilia dei Mondiali di calcio, un Paese che tra due anni ospiterà anche le Olimpiadi». Avventura in Sudamerica, questa volta, per Silvia Gottardi, l’ex guardia dell’Umana Reyer Venezia che insieme alla compagna d’avventura Mariella Carimini da qualche anno viaggia in giro per il mondo a bordo della GazzaMobile rosa. L’attraversata del Brasile è la quarta tappa dopo MongolRally 2010, TransAfrica 2011 ed EuroAsia 2012 tanto che Silvia Gottardi e Mariella Carimini sono ormai per tutti le “Donne al Volante”. «Continuiamo ad abbinare la passione per i viaggi alla solidarietà – spiega Silvia Gottardi – per la prima volta non abbiamo attraversato tanti Paesi e passato tante frontiere, partendo e arrivando a Rio de Janeiro, ma il Brasile è un… continente a sé. Abbiamo percorso 15.000 chilometri in auto e altri 2.000 lungo il Rio delle Amazzoni, in battello, per arrivare in Amazzonia. Pensavamo fosse un viaggio più semplice dei precedenti, invece si è rivelato molto faticoso, soprattutto per la pessima situazione delle strade, molte sterrate e in pessime condizioni a causa del periodo di piogge che stava terminando. Ci siamo divertite anche a correre lungo la spiaggia, rischiando di affondare e insabbiarci, visto che il nostro mezzo non era un 4×4». Avventura e solidarietà ancora a braccetto. «Come sempre – spiega Silvia Gottardi, nata a Padova ma ora milanese – abbiamo sostenuto la campagna “Indifesa” di Terre des Hommes, a favore delle creature più indifese della terra, le bambine appunto, e durante il viaggio siamo riuscite a visitare tre progetti che fanno parte di questa campagna». A breve uscirà anche un libro sul loro viaggio in Brasile. «Sì, prima dei Mondiali di calcio, con molte foto, tanti spunti e tanti consigli per chi vorrà ripetere la nostra esperienza».
Oltre i limiti, a tutte le altitudini e a tutte le latitudini. Come Silvia Trabucco, alpinista veneziana che da 11 anni risiede a Zanzibar come responsabile amministrativo della Scuola Internazionale, che lo scorso anno ha scalato in appena 5 giorni il Kilimangiaro, la più alta montagna africana (5.895 metri) con l’aiuto di 6 sherpa e prendendo dieci giorni di ferie. O come Marco Martinuzzi di San Michele al Tagliamento, sul confine tra Veneto e Friuli, capace di attraversare la Groenlandia, insieme al pordenonese Michele Pontradolfo, da sud a nord (da Narsarsuaq a Quaanaaq) percorrendo più di 2.300 chilometri sugli sci (a vela) e in slitta. Il piacere dell’avventura, della sfida, di andare oltre i limiti. Sono solo alcuni esempi, altri ce ne saranno.