I consigli del Bambino Gesù in occasione della Giornata mondiale dedicata a un problema che riguarda oltre 1 su 3 tra i 7 e i 9 anni
L’Italia è il secondo Paese in Europa per bambini obesi o sovrappeso (il 37% nella fascia tra 7 e 9 anni) e il terzo se si guarda solo all’obesità (17%).
Un problema serio, che può provocare complicanze metaboliche già in età pediatrica, compromettere la qualità di vita e aumentare il rischio di malattie cardiovascolare, diabete di tipo e ipertensione, da affrontare il prima possibile con approcci personalizzati, basati innanzitutto su educazione alimentare e attività fisica, ricorrendo a trattamenti farmacologici o chirurgici nei casi più complessi. Per questo, l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, che solo nell’ultimo anno ha seguito oltre 1.300 bambini per problemi di peso, propone una serie di consigli in occasione della Giornata mondiale dell’obesità del 4 marzo.
Cause e conseguenze dell’obesità
Familiarità, sedentarietà e cattive abitudini alimentari sono i principali fattori che causano l’obesità infantile. E basta anche un lieve eccesso di peso, sottolineano gli esperti, per elevare i livelli di insulina, trigliceridi e colesterolo e provocare ipertensione, fegato grasso e sindrome metabolica.
Con il progetto di ricerca “Resilient”, finanziato dall’Unione Europea con fondi Pnrr e dedicato ai bambini tra 6 e 11 anni, il Bambino Gesù ha dunque avviato un progetto di ricerca, che coinvolge per la prima volta anche le famiglie, attraverso il quale, in 8 settimane, portare avanti un intervento terapeutico personalizzato e globale che integra alimentazione, attività fisica e training sociale e cognitivo, per rendere parte integrante della vita quotidiana dei bambini le nuove abitudini alimentari e comportamentali.
I consigli del Bambino Gesù
Riguardo alla corretta alimentazione, le indicazioni degli esperti partono dalle considerazioni relative alla colazione, in troppi casi trascurata e nella quale invece si deve puntare ad alimenti che favoriscono un senso di sazietà prolungato, e al basso consumo di frutta e verdura da parte delle nuove generazioni. Un’alimentazione equilibrata, si sottolinea, non deve essere restrittiva, ma mirare allo sviluppo di abitudini sane e autonome, senza eccessi di grassi e zuccheri. Non diete, insomma, ma stimoli a cambiare lo stile alimentare. In parallelo, va incentivato l’attività fisica, con almeno 30-60 minuti di movimento al giorno.
E sono fondamentali gli esempi positivi che si possono trovare in famiglia. Per ridurre le calorie, vanno evitati poi gli zuccheri aggiunti nelle bevande e vanno moderati l’uso di grassi e il consumo di insaccati, formaggio e uova.
Dal supporto psicologico a farmaci e chirurgia
Il cambiamento di abitudini da solo però non basta, ma deve essere accompagnato da motivazioni psicologiche, anche pensando che molto spesso chi soffre di questi problemi non si rende conto di aver a che fare con una patologia. Solo quando tutto ciò non risulta sufficiente, o nei casi di obesità più grave, si può pensare all’ausilio dei farmaci, come la semaglutide, e, in casi ancor più estremi, alla chirurgia bariatrica, attraverso cui lo stomaco viene nella maggioranza dei casi ridotto di volume del 70%, con una perdita di peso fino a 60 kg in un anno e, sottolineano i medici del Bambino Gesù, i risultati si mantengono nel tempo in una quota di casi tra il 75% e l’80%.
Alberto Minazzi