Nei giorni in cui l’intera regione si trova a fronteggiare i problemi derivanti dalle copiose acque piovute sul territorio, la terraferma veneziana si dota di un nuovo efficace strumento conoscitivo di controllo del rischio idrogeologico (oltre che di supporto alla pianificazione urbanistica) e che consentirà una nuova programmazione. Si tratta del nuovo Piano delle acque, giunto a completamento di un lavoro di aggiornamento triennale iniziato nel 2016.
Tra gli interventi censiti dal documento, ha evidenziato il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini, c’è la nuova idrovora di via Torino, che sarà realizzata utilizzando otto milioni dei fondi inseriti nel “Patto per Venezia“. La parte centrale e più popolata di Mestre sarà così messa in sicurezza.
Il lavoro di preparazione, ha spiegato Carlo Bendoricchio, direttore generale del Consorzio Acque risorgive, ha visto l’apertura di tutti i pozzetti lungo le strade per verificare le condizioni della rete mista, portando a realizzare una mappa complessiva della rete meteorica e la carta dettagliata dei sottobacini idraulici. Veritas ha così potuto calcolare l’effetto della portata delle piogge sui canali e sulle tubazioni, compilando nel contempo un modello di previsione di possibili allagamenti o aree considerate a rischio.
Il piano, come ha sottolineato l’assessore comunale all’Ambiente e all’Urbanistica, Massimiliano De Martin, è una sorta di “fotografia” del territorio, concentrando l’attenzione tra l’altro sul dimensionamento e la manutenzione di canali e fossi, oltre che sulle possibili misure migliorative per le aree considerate a rischio esondazione. Sono individuate 66 criticità, relative alla rete di bonifica, alle fognature e alla rete privata, proponendo almeno una soluzione per ciascun problema come base per i futuri studi di fattibilità tecnico-economica.
In occasione della presentazione del piano a Ca’ Farsetti, il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha auspicato un cambio di prospettiva, immaginando una “buffer zone” molto più ampia, rispetto alla terraferma e alla laguna, che ricomprenda tutta la zona dalla montagna al mare, l’intero bacino scolante. Il Comune, del resto, da tempo ha chiesto le competenze sulle aree dell’ex Magistrato alle Acque. “Se vogliamo parlare di salvaguardia di Venezia – ha detto il sindaco – dobbiamo necessariamente allargare lo sguardo”.