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Nuove specie aliene: le vongole asiatiche nei fiumi e laghi italiani

Nuove specie aliene: le vongole asiatiche nei fiumi e laghi italiani

Nelle acque del Tevere sono state trovate due specie di molluschi, la Sinanodonta e la Corbicula Fluminea mai avvistata prima

A preoccupare per i danni che possono creare all’ecosistema non ci sono solo i granchi blu, che sono stati gli indiscussi protagonisti dell’estate 2023 e continuano a essere un problema per il mare. Un nuovo allarme arriva anche da fiumi e laghi dell’Umbria.
Proprio nelle acque del Tevere sono infatti state trovati due molluschi estranei al nostro habitat.
Una è una vongola asiatica di dimensioni eccezionali, la Sinanodonta, l’altra una specie osservata per la prima volta, la Corbicula Fluminea, diffusa in Asia e in Africa.
Nel Lago Trasimeno, invece, i fondali ospitano un numero considerevole di Dreissena, un mollusco proveniente dall’Anatolia.

Le specie aliene che minacciano l’ecosistema di fiumi e laghi

La Sinanodonta (Anodonta Woodiana), la vongola d’acqua dolce dell’Asia orientale o la cozza cigno è un mollusco bivalve acquatico chiamato anche cozza cinese, appartenente alla famiglia Unionidi che comprende i più grossi bivalvi d’acqua dolce.
Può arrivare fino a 30 cm di dimensione e a 12-14 anni di età. Può tuttavia riprodursi già nel primo anno di vita anche se misura solo 3-4 centimetri.
Ha una conchiglia sottile e leggera di forma ovalare e cerniera priva di denti. Il suo areale di distribuzione è molto ampio e comprende tutta l’area Manchuriana-Sinopacifica: Russia sud-orientale, Cina, Giappone, Cambogia, Thailandia, Malaysia e Taiwan.
La prima segnalazione in Europa risale al 1984 in Ungheria in seguito alla sua introduzione nel bacino del Danubio.

vongole

L’arrivo in Italia

In Italia è arrivata negli anni 1989-90 in numerosi corsi d’acqua dell’Emilia Romagna. Successivamente è stata trovata in Lazio, Toscana, Veneto, Marche e Piemonte, Umbria, Lombardia e Campania. Come è arrivata la specie?
“L’introduzione può essere definita – spiega Luca Mizzan direttore del  Museo di Storia naturale Giancarlo Ligabue di Venezia – come “umana involontaria” in quanto è da collegarsi all’immissione di pesci, ad esempio i Cyprinidae a scopo di allevamento e ripopolamento. Le larve degli Unionidi (glochidi) parassitano infatti le pinne o le branchie dei pesci attaccandosi con una sorta di uncino. In seguito si staccano dall’ospite e cadono sul fondo dove maturano e iniziano a condurre vita libera. Questi bivalvi riescono così a espandere il loro areale di distribuzione colonizzandone altri”.

La Corbicula Fluminea

Nelle acque di fiumi e laghi italiani a far compagnia alla Sinanodonta c’è anche il mollusco bivalve Corbicula Fluminea, comunemente nota come vongola asiatica.
Originaria dell’Asia orientale è arrivata in Europa dal Nord America, probabilmente nell’acqua di zavorra delle navi cargo.
In Italia è stata riscontrata nel fiume Po nelle province di Reggio Emilia, Mantova, Ferrara e Rovigo; nel corso del fiume Brenta e canali irrigui nelle province di Padova e Venezia; nel bacino del Lago di Garda in provincia di Brescia. Nel 2002 è stata segnalata a Venezia come specie esotica in fase di espansione.

vongole

“Non è il caso di fare allarmismo – sottolinea Luca Mizzan pur se le specie alloctone bene non fanno soprattutto perché, come nel caso di questi due molluschi si tratta di specie che hanno tutte le carte in regola per soppiantare quelle autoctone. E l’uomo con il ripopolamento dei pesci è complice nella loro diffusione. Sono sicuramente infestanti, si riproducono con facilità si adattano e resistono ai cambiamenti climatici. Tuttavia attualmente non risultano coì impattanti per le altre specie. Nel 2022, per fare un esempio,  al Lago di Garda c’erano intere spiagge di Corbicula”.

Corbicula Fluminea al Lago di Garda

“Mangiarle non è la soluzione del problema”

“Sia la Sinanodonta (Anodonta Woodiana) sia la Corbicula Fluminea sono commestibili ma non è corretto pensare che mangiandole il problema sia risolto – conclude Luca Mizzan -. Bisognerebbe infatti affrontare la questione delle specie alloctone non soltanto nel momento in cui si grida all’allarme ma seguirla con costanza e sempre per cercare di trovare un’efficace soluzione. Le specie aliene, essendo una reale minaccia per la biodiversità, necessitano di piani di gestione specifici”.
Le specie aliene o alloctone, non native di una determinata area geografica in cui si trovano, sono in grado di modificare o compromettere in maniera significativa l’ecosistema che colonizzano.

Silvia Bolognini

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Tag:  animali

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