C’è una nuova tendenza in Italia.
Coinvolge tutti: giovani famiglie e anziani, nord e sud, centri e periferie.
Riporta in auge antichi modi di vivere, ma è quanto mai legata ai nuovi tempi: la coltivazione dell’orto.
In città. Nelle aree libere, nelle proprie terrazze, nei giardini privati, accanto ai fiori crescono pomodori e ciliegie, insalata, carote e peperoni.
A renderlo noto è una recente indagine di Coldiretti/Ixè: 4 italiani su 10 coltivano frutta e verdura.
La tendenza nasce da una rinnovata necessità di trascorrere più tempo all’aperto, per effetto della crisi economica e per il piacere di autoprodurre cibo sano per se stessi e per le persone della propria famiglia.
La crisi economica provocata dall’emergenza Coronavirus, rileva Coldiretti, fa rivalutare la funzione degli orti di “guerra” quando nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano le coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari.
Celeberrimi i “victory gardens” degli Stati Uniti e del Regno Unito, dove nel 1945 venivano coltivati 1.5 milioni di orti sopperendo al 10% della richiesta di cibo.
Ma anche in Italia durante il periodo bellico erano proliferati i cosiddetti “orti di guerra” nati al centro delle grandi città in ottemperanza ad un imperativo del Duce che prevedeva che “non un lembo di terreno(rimanesse) incolto”.
E così piazza Venezia, a Roma, si era trasformata in un grande campo di grano o ancora si procedeva con la mietitura del cereale in piazza Castello, nel cuore di Torino.
Certo, i tempi sono cambiati. Ma a favorire la nuova tendenza sono anche le molte iniziative dei comuni che, da nord a sud, prevedono l’affidamento a cittadini degli orti urbani, lembi di terreno coltivabile nei centri delle città dove poter liberamente piantare ortaggi o tuberi garantendo la pulizia e il decoro.