A 70 anni dalla storica impresa italiana di Compagnoni e Lacedelli, il Cai lancia la prima missione tutta al femminile
Sono in 9, tra di loro c’è anche una 19enne e per molte sarà la prima occasione di confrontarsi con l’ascesa di una cima oltre gli 8 mila metri.
E che vetta: il K2, che, con i suoi 8.611 metri, è inferiore solo agli 8.848 dell’Everest ma, spiegano gli alpinisti, è la montagna con le caratteristiche tecniche in assoluto più difficili per uno scalatore.
A violarla, per la prima volta, nel 1954, fu la spedizione italiana guidata da Ardito Desio, con Achille Compagnoni e Lino Lacedelli che piantarono il 31 luglio in cima al K2 una piccozza con il nostro tricolore e la bandiera del Pakistan, nazione di provenienza dei portatori locali aggregati alla missione.
Sono passati giusto 70 anni e l’Italia, nel luglio 2024, proverà a scrivere un’altra pagina inedita della storia del punto più alto della catena del Karakorum, non a caso già ribattezzata “la montagna degli italiani”: la conquista da parte di una spedizione composta interamente da donne.
Le 9 donne alla conquista del K2
Proprio per celebrare l’anniversario di quella che fu una vera e propria impresa, il Cai, Club Alpino Italiano, ha coinvolto nella missione 4 atlete e una dottoressa italiana (Lorenza Pratali) e 4 donne pakistane.
I nomi delle scalatrici partecipanti al progetto “K2-70” sono Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Cristina Piolini e l’esperta Anna Torretta tra le italiane, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar e Samana Rahim dal Pakistan.
A coordinare le alpiniste, Agostino Da Polenza, presidente di EvK2Cnr, associazione che si occupa di ricerca scientifica e tecnologica in alta e altissima quota.
Prima del 1954 si fecero cinque tentativi, non riusciti, di scalare la vetta del K2.
Dopo la spedizione del 1954, durante la quale la guida alpina Mario Puchoz, di appena 36 anni, perse la vita per edema polmonare da alta quota, son dovuti passare altri 23 anni per vedere un’altra missione raggiungere la vetta del K2. A oggi, sono meno di 300 in totale quelli che ce l’hanno fatta.
Le tappe di avvicinamento alla vetta
L’iniziativa è stata presentata a Milano, scelta dal Cai proprio in ricordo della città dove fu organizzata la spedizione del 1954, giusto prima dell’avvio, dal 15 al 18 marzo, della sessione di training sul Monte Bianco. Di qui, le componenti della spedizione si sposteranno a Bolzano, dal 20 al 24 marzo, al centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina di montagna “Eurac Research”.
Le atlete si sottoporranno infatti a una serie di test medico-scientifici per valutare i possibili impatti dell’ascensione sul loro organismo.
Per le difficoltà fisiche dovute alle condizioni ambientali, in particolare tra i 7 e gli 8 mila metri, unite a quelle più strettamente legate alle caratteristiche del K2 (dove la spedizione seguirà la via aperta dalla spedizione di Desio: lo Sperone Abruzzi), il rischio di non riuscire a fare ritorno è calcolato attorno al 20%.
I giorni della scalata
La partenza per il Pakistan è fissata per il prossimo 15 giugno. Dopo due settimane, la spedizione raggiungerà il campo base.
Qui è previsto che, dal 29 giugno, le partecipanti comincino le attività alpinistiche e l’acclimatamento.
Il tentativo vero e proprio di ascensione fino alla vetta avverrà infine nella seconda metà di luglio.
Tempo permettendo, visto che le variazioni del clima, sul K2, sono repentine e di eccezionale violenza.
Alberto Minazzi