Nei palazzi storici e nei centri urbani, tra i più importanti artisti mondiali
Da Venezia a Rovigo, passando per Mestre, Treviso, Padova e Vicenza, i preparativi sono in corso.
E’ in arrivo la primavera: tempo di andare alla ricerca di mostre e musei che risveglino non solo il corpo, ma anche la mente e la curiosità di fronte alla bellezza.
In Veneto, nei palazzi storici e nei centri urbani, sarà un fiorire di esposizioni artistiche tra quadri, fotografie e sculture di molti tra i più importanti artisti nazionali e mondiali. Impossibile dar conto di tutte. Ecco quelle secondo noi da non perdere.
Venezia, “museo” a cielo aperto
L’offerta artistica più consistente non può che venire dal capoluogo di regione del Veneto, Venezia, un “museo” a cielo aperto che continua a offrire e celebrare bellezza e cultura.
Per chi non volesse perdere il fascino del vetro e le sue declinazioni artistiche, fino al 7 maggio sarà possibile visitare, al museo del Vetro della famosa isola di Murano, la mostra Shattering Beauty di Simon Berger.
Come si evince dal nome stesso, una bellezza “spezzata”, “incrinata” dai disegni dell’artista svizzero sul vetro, usato come tela sulla quale imprimere volti umani le cui linee giocano tra luci e ombre, screzi e luminosità.
I Musei Civici di Venezia: negli ultimi cinque anni, 5 milioni di visitatori
Il Museo del Vetro rientra nell’organizzazione della Fondazione MUVE dei Musei Civici di Venezia e di Mestre: le fondamenta su cui poggia la vita artistica e museale della città lagunare. “Negli ultimi cinque anni il MUVE ha accolto 5 milioni di visitatori” ricorda il vicepresidente della fondazione, nonché sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, nella presentazione del programma 2023. Una fitta tela di relazioni nazionali e internazionali la cui trama racconta la storia di Venezia e della città nel mondo e il cui impegno si fa sempre più consistente, tanto sull’acqua quanto verso la terraferma, con gli interventi al centro Candiani di Mestre e a Forte Marghera.
Uno dei luoghi principali delle esposizioni veneziane è sicuramente palazzo Ducale, dove, dal 18 marzo, sarà possibile riscoprire la visione immaginifica del pittore autoctono Vittorio Carpaccio.
Vissuto tra il XV e il XVI secolo, Carpaccio ha saputo unire la quotidianità dei paesaggi veneziani con le storie sacre dei cicli narrativi, ambientandoli per le calli e i campi della città. La mostra, a cura di Peter Humfrey,riscopre il pittore veneziano con l’esposizione di nuovi dipinti autografi e di nuovi restauri, in collaborazione con il National Gallery di Washington.
Dalla pittura figurativa a quella astratta
Il museo Correr, l’ex Palazzo Reale di Venezia, che alla principessa Sissi ha dedicato dal 2012 un itinerario particolare, celebra invece i 100 anni dalla nascita di Carla Accardi, pioniera femminile dell’arte non figurativa (in un consesso di soli uomini) passata anche attraverso l’uso di materiali plastici e vernici sintetiche. Nata a Trapani e vissuta a Roma, Accardi ha stretto nella sua vita con Venezia un forte legame testimoniato da materiale fotografico d’archivio e dalle sue collaborazioni, in primis con la Biennale.
Dal museo al teatro e ritorno. Anche la Casa di Carlo Goldoni rientra nella giurisdizione della fondazione MUVE e proporrà dall’8 aprile la mostra Impronte di un Mascarer – luogo spazio e tempo del gesto, a cura di Gualtiero Dell’Osto. La mostra rifletterà sul ruolo della maschera, uno degli oggetti simbolo della città lagunare, non solo legata alla Commedia dell’Arte ma in generale al suo mistero, all’intenzione di celare un volto all’occhio indiscreto. Una riflessione concreta nelle opere di Dall’Osto, il quale con il suo operato rimette al centro dell’attenzione la stessa arte che ruota attorno alla maschera.
Le altre tappe veneziane
Per la stagione 2023, le proposte di molti dei palazzi storici della Fondazione sono stati rinnovate: Ca’ Rezzonico per esempio, e il suo museo del Settecento, che riapriranno a giugno; palazzo Mocenigo, orientato a implementare il suo supporto artistico-narrativo; la Quadreria di Palazzo Ducale, pronta ad accogliere una nuova collezione privata e il monitoraggio della Torre dell’Orologio, che scandisce da cinquecento anni la vita commericiale di Venezia. Il museo di Storia Naturale del fondaco dei Turchi invece celebrerà i suoi 100 anni dalla creazione, mentre Ca’ Pesaro e la sua galleria Internazionale ospiteranno, da maggio a ottobre, le opere di cinque artisti africani rappresentati dalla Galleria d’arte contemporanea AKKA Project: Option Dzikamai, Alexandre Kyungu, Boniface Maina, Ngugi Waweru e Pamela Enyonu.
La Biennale di Architettura 2023: l’Africa al centro del mondo
Il continente africano non sarà presente solo a Ca’ Pesaro, anzi. Avrà un ruolo centrale grazie a Lesley Lokko, curatrice della 18° Biennale di Architettura di Venezia, aperta al pubblico il prossimo 20 maggio. Scozzese e di cittadinanza ghanese, Lesley Lokko ha scelto di unire uno degli argomenti più sentiti al giorno d’oggi, il cambiamento climatico, all’Africa, usando il linguaggio dell’architettura. La diaspora africana, il suo impatto demografico sul pianeta, il climate change impongono anche all’arte del costruire di pensare a un “noi”. “Nell’architettura in particolare, la voce dominante è stata storicamente una voce singolare ed esclusiva, la cui portata e il cui potere hanno ignorato vaste fasce di umanità – dal punto di vista finanziario, creativo e concettuale – come se si ascoltasse e si parlasse in un’unica lingua. La “storia” dell’architettura è quindi incompleta. Non sbagliata, ma incompleta. Ecco perché le mostre sono importanti.” ha scritto Lesley Lokko nel testo di presentazione della Biennale 2023, denominata The Laboratory of the Future.
Dall’acqua alla terraferma: Mestre e Forte Marghera
Tornando alla Fondazione MUVE e volgendo lo sguardo alla terraferma, sarà possibile trovare l’eredità culturale veneziana nei due poli principali: il Centro Candiani di Mestre e Forte Marghera.
Dopo Kandisky, Mestre si prepara ad accogliere le opere del pittore russo-ebraico Marc Chagall: Il colore dei sogni, dal 29 settembre, interamente realizzate con opere già appartenenti al patrimonio culturale di Venezia.
A Forte Marghera invece troveranno spazio alcune installazioni della Biennale di Architettura, mentre dal 24 giugno si realizzerà, in un continuo divenire, il Parco delle Sculture: un percorso all’aria aperta dove sarà possibile ammirare le opere di artiste nazionali e internazionali, nell’idea di un’arte pubblica e condivisa che andrà a far compagnia agli altri circuiti nazionali, come l’Arte Sella in Trentino o l’omonimo del Chianti.
La fotografia e l’arte di catturare visioni reali
Venezia e i musei civici non dimenticano l’ottava arte, quella fotografica. Con un occhio socchiuso e l’altro fisso sull’obiettivo, la Fondazione Cini si prepara ad inaugurare, il prossimo mercoledì 29 marzo, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, Le Stanze della Fotografia: un’ampia retrospettiva di Ugo Mulas (già fotografo per la Biennale dal 1954 al 1972), artista internazionale la cui poetica si rivolse alla testimonianza critica della società, ai fermi immagine sulla cultura novecentesca e ai ritratti volti a catturare la profondità dell’animo umano.
La mostra presenterà per la prima volta una selezione di immagini vintage mai esposte prima.
Sempre nel mondo della fotografia e a cura della direzione regionale dei Musei Veneto, si avrà tempo fino al 4 giugno per la mostra, a Palazzo Grimani, di Inge Morath: Fotografare da Venezia in poi, che celebra i 100 anni dalla nascita dalla prima donna entrata nell’agenzia Magnum. Una mostra dedicata alla fotografa e alla sua dedizione visiva alla città lagunare, quando rimase stregata dal paesaggio veneziano sotto la pioggia, durante il suo viaggio di nozze nel mese di novembre.
Treviso tra fumetti, scultura e pittura
Se le acque venete sono ricche di mostre ed esposizioni, non è da meno la terraferma della Regione.
A Treviso, a far compagnia alla neonata esposizione Internazionale del Fumetto c’è il Museo Luigi Bailo, che dal 31 marzo al 30 luglio ospiterà cinque sezioni della produzione scultorea di Arturo Martini: un’ampia monografia dell’artista trevigiano che ripercorre la sua arte dalla giovinezza alla maturità, così da fornire ai visitatori le conoscenze per carpirne la produzione nel contesto artistico europeo del Novecento, tra scultura, pittura, disegno e grafica, aspetti meno noti dell’autore trevigiano.
Si chiuderà invece il 28 maggio, sempre al Luigi Bailo, la retrospettiva su Juti Ravenna, al cinquantennale dalla scomparsa del pittore post-impressionista veneziano.
L’esposizione riprende le opere dell’artista dal luogo di nascita, Annone Veneto, alle sue residenze veneziane per poi concludersi nel trevigiano, lungo il Novecento. Una pittura più poetica che reale, luminosa e composta da colori vividi e intensi, che denotano appunto le impressioni delle sue visioni.
Padova, tra Frida Kahlo e la fotografia, all’interno del Patrimonio Unesco
Addentrandosi nell’entroterra, tra i fiumi Brenta e Bacchiglione e ai piedi dei Colli Euganei, Padova offre il suo ciclo di affreschi pittorici trecenteschi Urbs Picta, nuovi entrati nella famiglia del Patrimonio Unesco (dal 2021).
I cicli pittorici compresi nella lista riguardano, tra gli altri, la famosa Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto, Palazzo della Ragione, la Basilica e il convento del Santo e gli oratori di San Giorgio e San Michele.
Da dipinti a dipinti, saltando di seicento anni: al Centro culturale San Gaetano è possibile ammirare le opere di Frida Kahlo e Diego Rivera, unica esposizione italiana della Collezione Gelman (fino al 4 giugno). La mostra ripercorre l’intensa storia d’amore tra i due amanti, grazie ai loro dipinti e ai loro ritratti.
Spostandosi invece verso la zona termale padovana, Abano Terme accoglierà al Museo civico Villa Bassi le fotografie di Elliott Erwitt. Vintage: 154 fotografie vintage e trenta scatti iconici del fotografo olandese sulla mutazioni sociali e l’integrazione razziale in America. La sua carriera è iniziata con gli scatti, durante la Guerra Fredda, dei razzi sovietici e dei colloqui tra Krusciov e Nixon, ma la sua fama è dovuta soprattutto alle immagini umoristiche legate ai cani e ai loro comportamenti, esempio principe della sua arte fotografica, dedita all’attesa delle immagini, piuttosto che alla loro ricerca.
Vicenza ‘architettonica’, tra l’antico Egitto e Raffaello
Fino al 7 maggio Vicenza si trasforma invece nell’Antico Egitto, grazie alla collaborazione del direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, della docente di Egittologia al Politecnico di Milano, Corinna Rossi e dagli egittologi e curatori Cédric Gobeil e Paolo Marini.
I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani, operai al servizio del faraone restituisce uno spaccato del quotidiano nell’antica terra del Nilo, direttamente dalla Basilica Palladiana che ospita la mostra, grazie ai 160 reperti provenienti da Torino e ai 20 del Louvre di Parigi, nonché alle tante riproduzioni multimediali.
Il percorso dipanerà la storia dell’antico villaggio di Deir el-Medina, fondato intorno al 1500 a.C., di fronte a Luxor, e destinato ad accogliere gli artigiani che ebbero il compito di costruire e decorare le tombe reali della Valle dei Re e delle Regine.
Al Museo del Gioiello invece si approfondisce il rapporto tra bellezza e moda egiziana, mediante la mostra Gioielli e amuleti. La bellezza nell’Antico Egitto.
Al Palladio Museum di palazzo Barbarano sarà infine possibile visitare, dal 6 aprile al 9 luglio, Nella mente di Raffaello. La creazione di un’architettura parlante.
Un’esplorazione vera e propria del lato meno conosciuto del pittore umbro, autentico precursore della moderna architettura: a lui si deve lo statuto teorico e pratico del disegno architettonico.
Fu ancora lui il primo a studiare l’architettura romana antica, a inventare gli “ordini architettonici” e a progettare le colonne giganti che userà più tardi Michelangelo al Campidoglio.
Rovigo riscopre il classicismo di Renoir e le sculture di Virgilio Marini
Ci sono province e città più conosciute, altre meno, ed è proprio a queste che viene dato il compito di svelare i lati nascosti dei grandi artisti.
Accade così per Renoir, noto soprattutto come impressionista, che nella sua seconda fase riscoprì la modernità classica e il “richiamo all’ordine”.
È a questa seconda parte della sua vita artistica che si dedica la mostra Renoir – l’alba di un nuovo classicismo di palazzo Roverella a Rovigo, fino al 25 giugno, in un confronto con gli artisti italiani dell’epoca: Marino Marini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis. In esposizione ben 47 opere di Renoir provenienti da musei francesi, svizzeri, olandesi, austriaci, tedeschi e italiani.
Ma Rovigo è soprattutto Polesine: dal 25 marzo palazzo Roncale esporrà le sculture di Virgilio Milani, contestualizzate nell’arte polesana nel Novecento (dal 25 marzo al 25 giugno). Un viaggio che andrà ad esplorare le opere d’arte del rodigino Milani e di altri artisti (Mario Cavaglieri, Leone Minassian, Edoardo Chendi, Paolo Gioli) tra il Primo dopoguerra e gli anni Ottanta del secolo scorso nel Polesine. Un filo conduttore, quello delle opere di Virgilio Milani, autentico status symbol della zona nel suo periodo di produzione, celebrato in casa quanto dimenticato a livello nazionale, per portarlo finalmente all’attenzione che merita.
Damiano Martin