Un viaggio tra draghi e magie, nel teatro ludico dei giochi di ruolo. Dal piacere dell’escapismo al valore educativo, sociale ed etico del LARP
Giocare, e sognare: di vivere in un mondo fantastico, combattere draghi, lanciare magie, assediare i nemici e sparare cannoni. Avventure via terra e via mare, tra arrembaggi notturni e battaglie campali.
C’è chi lo fa per davvero, anche se solo per un weekend. Indossando anche abiti e oggetti d’epoca, ritrovandosi in luoghi isolati dove si lascia andare la fantasia, si recita, si combatte, ci si immerge in un mondo straordinario lasciandosi alle spalle la quotidianità.
È il mondo del LARP, acronimo inglese per Live Action Role-Playing, o in italiano, Giochi di Ruolo dal Vivo.
In questi contesti immaginari raccontati dall’associazione Arcana Domine, ci si immerge in storie che prendono vita in castelli, boschi e villaggi remoti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Grazie a persone come Samuele Lamon, presidente dell’associazione, ed Eleonora Gennaro, responsabile location, il LARP sta attirando sempre più appassionati: i loro iscritti sono cresciuti da 80 a 267 in un solo anno.
Che cos’è il LARP?
“È una forma di teatro ludico – spiega Samuele Lamon – dove un responsabile e il suo staff (l’headmaster e i master) creano un’ambientazione in cui poi i giocatori si immergono, scegliendo in autonomia il personaggio da interpretare e le azioni che ne conseguono”.
Scegliersi un proprio personaggio significa tener conto delle proprie caratteristiche, fisiche e ‘psicologiche’; valutare se si è in grado di impersonare le specifiche peculiarità (e giocare anche sulle proprie diversità), in funzione della verosimiglianza nella storia.
Non basta dunque immaginare di essere un eroe o una maga per impersonare queste figure: bisogna incarnarne le capacità.
“Se il mio personaggio sa arrampicarsi, devo essere in grado di farlo davvero”, sottolinea Lamon.
Ogni gioco può durare una giornata o svilupparsi in vere e proprie campagne di più appuntamenti. Durante questi eventi, i giocatori interagiscono in tempo reale, influenzando la trama e affrontando dilemmi morali, sfide fisiche e scelte strategiche.
Un teatro senza palcoscenico
“L’headmaster crea un filo conduttore principale, ma sono i giocatori a scrivere davvero la storia,” racconta Eleonora, che gestisce le location. “Le loro decisioni possono cambiare tutto, anche nel cuore della notte.”
Spesso qualcuno decide di dormire nel campo di gioco, “dove gli eventi continuano a svolgersi all’insaputa degli altri”.
Le location sono un elemento chiave.
“Sono il nostro tesoro”, spiega Eleonora. “Sono fisicamente l’ambientazione, che rende vera la storia sulla carta e più si avvicina alla narrazione voluta – continua – , più la rende reale”.
Castelli, boschi, ruderi, piccoli villaggi di montagna: trovare lo scenario perfetto richiede lavoro e collaborazione con enti locali, che sempre più spesso riconoscono il valore del LARP.
Perché si gioca
Il LARP offre una via di fuga dalla realtà, ma è anche un contesto in cui possono nascere delle buone amicizie.
La maggior parte delle persone gioca “per escapismo – racconta Samuele Lamon – per evadere dalla propria quotidianità per viverne un’altra”.
Per altri, il LARP è una forma di esplorazione personale. “Una persona introversa può trovare nel LARP l’occasione di aprirsi e creare interazioni che nella vita reale non avrebbe mai cercato,” aggiunge.
Ma c’è di più: il LARP ha anche un valore educativo e terapeutico. Eleonora spiega che può aiutare a sviluppare empatia, affrontare il bullismo nelle scuole e migliorare le capacità relazionali. Indossare i panni di un altro, infatti, permette di immedesimarsi nelle sue difficoltà e prospettive, sperimentando un pensiero laterale ormai raro nella nostra quotidianità.
‘Saper interpretare’ vuol dire ‘immedesimarsi’, giocare nel ruolo degli altri tramite dibattito, discussione, dinamica di gioco”, sottolinea. Un aspetto terapeutico che si sta iniziando a riconoscere dal punto di vista pedagogico e psicologico”.
Oltre il divertimento
Il LARP non è solo un gioco.
Offre anche dilemmi etici e sociali che sfidano i partecipanti.
“In una campagna, ci si può ritrovare a decidere per esempio a come reagire alla scomparsa di corpi, come in una trama alla Sweeney Todd,” racconta Samuele. “Fare giustizia da sé o rivolgersi alle autorità? Sono scelte ci fanno riflettere anche su noi stessi, oltre che sul gioco.”
Tra i tanti aspetti positivi, c’è però anche un lato oscuro.
“Il rischio è che il LARP diventi una fuga dalla realtà,” ammette Samuele. La creazione di una vita alternativa, che sostituisca quella reale, può rendere confuso il confine tra finzione e realtà creando dipendenze o tensioni. “Ci sono inoltre le persone ‘sconfitte dalla vita’, portate nel gioco a voler vincere a tutti i costi. Ma il LARP non è competizione, è cooperazione. È importante mantenere un equilibrio.”
Il fascino del pensiero laterale
Brandire una spada, lanciare formule magiche, dormire sotto le stelle in un villaggio medievale sono azioni che portano in mondi lontani eppure molto vicini al cuore di chi li vive. Ogni passo è un’avventura e ogni avventura è un viaggio che, spiega Lamon, “permette di vivere un pensiero laterale che si è andato a perdere con il progresso”.
Anche solo indossare un’armatura è un’esperienza che va oltre la mera azione: consente di comprendere la gestualità, il peso, la fatica di chi la portava.
E’ anche per questo che pochi credono che la tecnologia, e in modo particolare la realtà aumentata, potranno sostituire il LARP.
“Forse un giorno,” dice Eleonora, “ma il LARP ha un’umanità che la tecnologia non può replicare”.
Brandire una spada e sobbarcarsi una cotta di maglia da 40 kg sul torace; lanciare formule magiche, gozzovigliare nelle catapecchie legnose mentre si parla un linguaggio desueto ed antico, figlio di un passato fantastico… o di un presente ludico, ma non per questo, meno vero. Meno vivo. “È una forma di teatro ludico”, ma anche un luogo dove la finzione diventa reale e il gioco una questione di vita e di morte. E proprio perché la simula, la vita, – per quanto fantastica o di altri tempi – il suo valore va oltre il semplice gioco, per chi ha occhi per guardare, per vivere, in una fantastica realtà.
Damiano Martin