Il 5% del cibo delle festività finisce nella spazzatura. I consigli per contribuire a contenere gli sprechi
Con l’avvicinarsi del Natale, festa che affianca sempre più alla dimensione religiosa quella consumistica, aumentano le preghiere e gli acquisti. Ma anche gli sprechi.
In particolare quelli alimentari, che tra pranzi e cenoni vari delle festività di fine e inizio anno vedono immancabilmente finire nella spazzatura tonnellate di cibo ancora buono.
Un problema che, pur acuendosi in questo periodo, ha un respiro più ampio, sottolineando nel corso di tutti i 12 mesi le differenze tra Paesi ricchi e Paesi poveri.
Basti pensare che, nel mondo, ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, un terzo di quello globalmente prodotto, vengono cestinate.
Una quantità che sarebbe sufficiente a nutrire fino a quattro volte chi soffre la fame.
Tant’è che l’Agenda Onu 2030 dedica due obiettivi alla lotta contro la fame e la malnutrizione e in favore della sicurezza alimentare.
E l’Unione Europea punta a dimezzare lo spreco di cibo entro il 2030.
Ognuno di noi, nel suo piccolo, ha una responsabilità e può contribuire a contenere gli sprechi.
Con benefici sia per il proprio portafoglio che per l’ambiente, nell’ottica di consumi più ragionati e massimo riciclo, a tutti i diversi livelli della filiera.
E può farlo partendo magari proprio da questo Natale.
Lo spreco alimentare e il Natale
Il tema della sostenibilità alimentare è stato al centro di un incontro promosso dalla multiutility veneziana metropolitana Veritas con il Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Venezia in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti.
Nell’occasione, Christine Mauracher, professoressa di Economia agroalimentare di Ca’ Foscari, ha sottolineato come il 55% del cibo che finisce nelle pattumiere europee arriva dalle famiglie. La Confederazione Italiana Agricoltori quantifica invece in 25 milioni l’anno le tonnellate di cibo buttate via in Italia senza essere consumate.
L’Osservatorio Waste Watcher calcola poi che, nel nostro Paese, nel 2023 ogni persona ha sprecato 524 grammi di cibo ogni settimana, pari a 27,2 kg pro capite annui, e che circa il 5% dei cibi acquistati per Natale sarà buttato.
L’app Too good to go, ha svolto con YouGov una ricerca sui consumi alimentari al Natale rilevando che l’86% del campione ha ammesso di sprecare cibo durante le festività, con 6 su 10 che hanno dichiarato di acquistare più del necessario.
Assoutenti ha inoltre calcolato che ogni anno, durante le festività natalizie, sono 500 mila le tonnellate di alimentari, dai prodotti freschi a pasta, pesce, panettoni, torroni e spumante, che, nelle abitazioni private, non vengono consumate ma finiscono direttamente nel cestino, con un costo fino a 80 euro per famiglia.
Nell’ultimo anno, del resto, ricorda l’associazione con Adiconsum, ogni nucleo ha mediamente gettato 252 euro di alimenti, per un totale di 6,5 miliardi di euro annui di spreco alimentare, sui 9 miliardi totali registrati in Italia.
Le condotte antispreco
“Nel consumo domestico – consiglia Christine Mauracher – si dovrebbe fare più attenzione alla lettura delle etichette, pianificare meglio gli acquisti e conservare con maggior cura gli alimenti. Nella ristorazione andrebbero introdotti miglioramenti come ridurre le porzioni e aumentare la possibilità da parte del cliente di portare a casa il cibo avanzato”.
Fondamentale, per la professoressa, è anche l’educazione alimentare, da diffondere tramite campagne mirate nelle scuole e tra i cittadini, che favorisca anche l’utilizzo di prodotti locali e a basso impatto ambientale.
Nel sondaggio di Too good to go, il 53% degli intervistati ha spiegato di essere abituato a congelare gli avanzi in vista di un successivo riutilizzo, utilizzando ricette anti-spreco nel 43% dei casi, e il 45% (ma la quota sale al 57% tra i giovani tra 18 e 34 anni) di condividere le eccedenze con familiari ed amici.
E il 43% ha già diminuito la quantità di spesa.
I consigli dell’azienda vanno invece dalla pianificazione degli acquisti attraverso una lista della spesa più accurata possibile e l’informazione preventiva su eventuali esigenze e preferenze alimentari degli ospiti.
Il “decalogo” di Waste Watcher ricomprende invece la pianificazione del menù, l’acquisto solo di ciò che serve (evitando i 3×2), il riutilizzo del cibo avanzato e il surgelamento degli avanzi, ma anche il posizionamento corretto nel frigo dei diversi alimenti. Portare avanti i cibi “più vecchi” nel frigo è utile, così come aiutano una conservazione corretta, con attenzione a imballaggi e quantità, a tavola, delle porzioni.
Il recupero del rifiuto organico
Se dunque è possibile, attraverso semplici accorgimenti, ridurre la quantità di alimentari gettati senza essere consumati, residuerà una quota significativa di rifiuto organico.
In tale prospettiva, una buona pratica arriva proprio da Veritas, che nel 2022 ha raccolto ben 83.265 tonnellate di tali materiali biodegradabili.
Di questi, spiega la responsabile Qualità e ambiente, Giuliana Da Villa, il 4,65% è diventato fertilizzante, mentre la produzione di energia da ogni tonnellata di rifiuto organico trattato è stata pari a 107,92 KWhp elettrici e 94,82 KWhp termici.
Sempre nel 2022, il processo di filtrazione del biogas ha consentito la produzione di 5.303.735 Nmc di biometano, evitando l’emissione in atmosfera di 14.983 tonnellate di anidride carbonica equivalente. È stata anche creata una serra, che dà impiego a persone disagiate, riscaldata con il biometano prodotto e in cui si utilizzano l’acqua del processo di spremitura del rifiuto adeguatamente trattata e il compost ottenuto come fertilizzante. E il calore prodotto dal processo di biocompostaggio è stato impiegato per il teleriscaldamento delle case delle zone vicine agli impianti.
Veritas, prima in Italia ad ottenere la certificazione per la tracciabilità delle filiere dei rifiuti gestiti, compreso l’organico, ricorda infine le regole da osservare per il corretto conferimento.
Ovvero l’obbligo di usare per l’umido sacchetti biodegradabili, all’interno dei quali inserire materiali compostabili: scarti di cucina, avanzi di cibo, alimenti avariati o scaduti, gusci d’uovo, lische di pesce filtri di té o caffé, fiori recisi, piante domestiche, ma anche tovaglioli o fazzoletti di carta e cartoni della pizza sporchi, nonché fiammiferi e ceneri spente.
Alberto Minazzi