Immaginate quanto bello potrebbe essere se le controversie internazionali tra i popoli di culture diverse fossero ricomposte attraverso la musica. Con “Imagine”, John Lennon aveva formulato la sua filosofia di pace per contestare la guerra del Vietnam.
A oltre 40 anni di distanza dalla registrazione di una delle canzoni più rappresentative della storia, una giovane cantante lirica di Sacile, Valentina Volpe Andreazza, avvia un progetto che traduce in pratica la speranza di un mondo di pace universale attraverso la musica.
Music4Diplomacy
Valentina è infatti la fondatrice di “Music4Diplomacy”, un progetto che intende proporre la musica come strumento di dialogo per le relazioni internazionali, andando alla ricerca di quelle radici dei popoli europei ed extraeuropei che, attraverso la musica, riscoprono la loro cultura. Nonostante la diversità, tutti i Popoli hanno alcuni aspetti culturali e musicali in comune, sui quali fondare il sentiero di condivisione per un dialogo pacifico.
«Il principio di Music4Diplomacy – spiega – è semplice. Nel corso delle conferenze diplomatiche europee ed internazionali, in cui si parla di un tema specifico, l’interludio musicale si inserisce come promotore di un messaggio culturale, allontanandosi così dalla logica del puro intrattenimento musicale, fine a sé stesso. La scelta del repertorio dipende dal tema specifico che verrà trattato in quel contesto decisionale e che potrebbe essere d’aiuto a chi deve prendere delle decisioni, visto l’influsso che la musica e l’arte hanno sull’intelligenza emotiva delle persone. È un momento di riflessione, di emotività e di ispirazione per gli stessi attori diplomatici partecipanti alla conferenza».
La fondatrice
Valentina Volpe Andreazza è un’artista lirica di spessore internazionale. Vive tra Milano e Bruxelles, dove collabora con le Istituzioni europee, nell’ambito della diplomazia culturale. A Milano ha studiato all’Accademia del Teatro alla Scala con la quale, oggi, collabora come direttrice del coro delle voci bianche, nell’ambito del progetto di inclusione sociale dal titolo “Un Coro in Città”.
Ma la sua carriera musicale è andata di pari passo con quella universitaria. Ha conseguito infatti una laurea in Scienze politiche a Padova, ramo diplomatico-internazionale, sognando di poter, un giorno, realizzare il suo desiderio di unire la musica e la cultura al mondo delle relazioni internazionali. E, a modo suo, anche senza aver partecipato al concorso per la carriera diplomatica, Valentina è diventata ambasciatrice della musica e della diplomazia culturale.
Dall’Europa al progetto
Le due strade, che sembravano parallele, a un certo punto si incontrano. Lei inizia a esibirsi a Bruxelles per varie Istituzioni europee, come la Convenzione delle Alpi, l’Ambasciata d’Italia presso il Regno del Belgio, il Parlamento Europeo, Il Comitato Economico e Sociale.
Nel frattempo, Federica Mogherini, fino al 2019 Alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, stabilisce che uno dei pilastri da perseguire nelle relazioni tra gli stati europei e tra quelli extraeuropei sarà la cultura. È in questo contesto che entra in gioco la giovane sacilese con “Music4Diplomacy”.
Un progetto che ha preso piede
Il messaggio di interculturalità promosso da Music4Diplomacy cerca di creare una rete di musicisti che uniti nella stessa causa sviluppino questa sensibilità: creare programmi musicali sempre più adatti a raccontare un messaggio alla gente. «È stata grande – riprende – l’emozione quando mi è stata commissionata l’organizzazione del momento culturale/musicale per la conferenza della Plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo, alla presenza del Presidente Luca Jahier, del Presidente della Commissione Europea Junker e dell’attivista Greta Thumberg, allora ancora poco conosciuta qui in Italia».
Con i suoi colleghi, Volpe Andreazza ha eseguito due brani inediti e composti dal compositore Marco Cazzuffi, “Euphonìa” e “Vitruvian Europe” per quartetto di voci, fagotto. E una coppia di ballerini che ha danzato tra i 400 membri del CESE. «Euphonìa è stato un successo di squadra. Vi ho partecipato radunando attorno a me una squadra di creativi, in risposta ad una call europea dell’Associazione Europa Nostra che sfidava i giovani europei a reinterpretare l’Inno alla Gioia di Beethoven. Noi l’abbiamo reinterpretato in chiave rinascimentale. Il nostro contributo ha avuto successo ed è stato accolto con entusiasmo».
Il futuro: “Sulle tracce di Europa”
Nei piani della cantante ora ci sono due progetti. Il primo è intitolato “Sulle tracce di Europa”, il mitologico viaggio di Europa, la bella principessa fenicia, rapita dalle sponde di Sidone, in Libano, dal dio Zeus, che trasformatosi in toro bianco, la condurrà fino all’isola di Creta. Il suo nome viaggerà dal Libano alla Grecia, poi lungo i Balcani e ancora più a Ovest, attraverso Paesi, Città, tradizioni e Popoli diversi che, uniti nelle diversità, daranno vita al continente chiamato Europa.
Lungo il suo viaggio nel Mediterraneo, Europa, intreccerà quello di Syria e Partenope, sirene appartenenti alla mitologia orientale e a quella greca, dee marine e fondatrici di comunità, in Medio Oriente come nella nostra Napoli. Melodie balcaniche e mitteleuropee, klezmer e tarantelle sono alcuni degli ingredienti di questo percorso: musiche colte e popolari, antiche e moderne, raccontano un universo che da Beirut, passando per Vienna arriva fino al Caspio. Terre da sempre abitate e attraversate da genti la cui vitalità e passione ha prodotto capolavori e contrasti, grandi idee e tragici conflitti. Greci ortodossi, Ebrei, Zingani, Curdi, Turchi, Armeni, Azeri, Arabi in un crogiuolo che fermenta tutt’ora, e fra le cui pieghe conserva le tracce di una storia che unisce i Popoli del Mediterraneo e della Mitteleuropa.
Il progetto educational a Milano
L’altro progetto è invece legato al settore dell’educational, insieme all’Accademia Teatro alla Scala di Milano. «Considerate le molteplici provenienze culturali dei piccoli coristi del coro delle voci bianche – illustra Volpe Andreazza – questa è un’opportunità incredibile per sperimentare l’importanza della scoperta e del racconto delle proprie origini ai propri compagni di coro. Desidero che i bambini si conoscano attraverso la musica per questo chiedo ad ognuno di loro di presentarsi a lezione con una canzone che sentono cantare in famiglia».
È così che sarà possibile scoprire e riscoprire canzoni della tradizione popolare italiana e delle altre culture che sono arrivate a Milano, dall’Egitto al Perù, dall’Argentina alla Cina. I bambini impareranno così ad ascoltarsi l’un l’altro, familiarizzando con parole e suoni diversi da quelli in cui sono immersi ogni giorno, imparando a conoscere l’altro e a rispettarsi vicendevolmente. Perché il linguaggio dei bambini è puro e senza pregiudizi. «Cantare in un coro – conclude – insegna il lavoro di squadra, dove a vincere e a predominare sull’altro non è il singolo, ma sono la complicità e l’impegno di tutti per un fine comune: cantare come un’unica grande voce, uniti nella diversità, come recita il motto dell’Unione Europea».
Ivan B. Zabeo