La segnalazione del primo infettato con il nuovo ceppo del virus fuori dall’Africa segue la dichiarazione dell’Oms. Che lancia l’allarme anche sull’insufficienza dei vaccini contro il colera
“Emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale”.
Dal 14 agosto è l’“etichetta” che il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, accettando il consiglio del comitato di emergenza, ha nuovamente attribuito al virus mpox, più comunemente (ma impropriamente) conosciuto come “vaiolo delle scimmie”.
Una definizione ancor meno calzante per il nuovo ceppo 1b, che risulta più facilmente trasmissibile da uomo a uomo rispetto al ceppo 2, che aveva determinato nel 2022 l’ultima emergenza di questo tipo proclamata dall’Oms. La prima dopo il Covid, che a sua volta aveva seguito, negli ultimi 15 anni, quelle per Zika, ebola (due volte), polio e influenza suina.
Il virus ha superato i confini del Congo
I timori, adesso, si legano soprattutto al fatto che le caratteristiche del virus, a differenza di quanto avvenuto 2 anni fa, quando i focolai interessarono la sola Repubblica Democratica del Congo, anche oggi epicentro dei contagi, lo rendono maggiormente in grado di allargare l’area interessata dall’epidemia. Non a caso, un giorno prima dell’Oms, l’emergenza era stata proclamata su scala continentale dai Cdc africani.
Già nell’ultimo mese erano infatti stati segnalati circa 90 casi, legati al nuovo ceppo, in Paesi confinanti con il Congo (Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda), che non avevano in precedenza mai segnalato la malattia. E, proprio il giorno dopo la dichiarazione dell’emergenza internazionale, è arrivata, dalla Svezia, la notizia del primo infettato fuori dal continente africano.
Mpox in Europa
Come ha reso noto l’Agenzia svedese per la sanità pubblica, la persona risultata positiva alla nuova variante di mpox si è infettata in occasione di un soggiorno in un’area dell’Africa dove è attualmente presente un grave focolaio della malattia. E, alla luce di questo primo caso, l’Oms ha ammesso di attendersi a stretto giro l’emergere in Europa di altre positività al ceppo 1b.
Per questo, il direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione, Hans Kluge, ha esortato i Paesi europei a intensificare i controlli per individuare i casi del cosiddetto vaiolo delle scimmie. In tal senso, le indicazioni, oltre al non stigmatizzare o discriminare i malati, sono anche quelle di fornire consigli di salute pubblica e rafforzare l’accesso ai vaccini per la prevenzione e agli antivirali per l’eventuale necessità di cura.
Il ceppo 1b: perché preoccupa
L’epidemia da mpox, prima ancora dell’inizio della sua espansione, nei primi 6 mesi del 2024 in Congo ha registrato più di 14 mila casi e 524 decessi: cifre che già superano l’intero 2023.
La nuova variante si presenta infatti al tempo stesso più letale e aggressiva, con una capacità di diffondersi molto più facilmente e rapidamente, mettendo insieme le caratteristiche dei ceppi 1a e 2.
Il ceppo 2, che aveva provocato l’epidemia globale tra il 2022 e il 2023, è infatti in grado di trasmettersi in modo efficiente da uomo a uomo, ma ha una letalità bassa, pari allo 0,2% dei casi. Il ceppo 1 ha una letalità stimata tra il 3% e il 5%, ma normalmente si trasmette da un animale, in genere roditori, all’uomo. Il nuovo ceppo avrebbe acquisito la modificazione genetica che lo ha reso sessualmente trasmissibile.
Le risposte: vaccini ma non solo
Dopo la proclamazione dell’emergenza, l’Oms ha spiegato di aver già messo a punto un piano di risposta da 15 milioni di dollari di investimento iniziale, di cui 1,45 già stanziati. E l’autorità per le emergenze sanitarie europea Hera ha annunciato l’acquisto di 175 mila dosi di vaccino da donare ai Paesi africani oltre ad aver previsto una donazione di 3,5 milioni di euro entro l’autunno per rafforzare la capacità locale di test e sequenziamento del virus.
L’azienda produttrice del siero, Bavarian Nordic, donerà 40 mila dosi da distribuire attraverso il Cdc. E anche il Giappone, che produce un secondo vaccino anti-vaiolo finora non commercializzato, ne ha donato un ingente quantitativo di dosi ai Paesi che ne avevano bisogno. La Cina, invece, si sta preparando a rafforzare i controlli su persone e merci provenienti dai Paesi e dalle regioni colpite dall’epidemia.
Colera: l’Oms invita ad aumentare la produzione di vaccini
Sempre a proposito di vaccini, l’Oms ha lanciato nelle ultime ore anche un appello a investire maggiormente sui vaccini contro il colera. Le quantità di prodotto attualmente disponibili sono infatti largamente insufficienti per coprire le richieste avanzate da 18 Paesi. Da gennaio 2023, ha scritto Ghebreyesus sul social “X”, la domanda è arrivata a 105 milioni di dosi, con appena 55 milioni prodotti nello stesso periodo.
L’infezione diarroica acuta causata dall’ingestione di cibo o acqua contaminati dal bacillo Vibrio cholerae è infatti tutt’altro che rara: dal 1° gennaio al 28 luglio 2024, secondo i dati dell’Oms, i casi segnalati in 26 Paesi (soprattutto del Mediterraneo orientale, ma sono interessate tutte le regioni del pianeta, con il solo Pacifico occidentale che non ha registrato epidemie) sono stati 307.433, causa di 2.326 decessi.
Alberto Minazzi