A 42 anni suonati, Valentino ha detto stop. E non è il semplice addio all’attività agonistica di un campione che ha scritto pagine memorabili della storia del motociclismo e dello sport, non solo italiano.
Con il suo carattere, scherzoso ma mai banale, con la sua capacità di comunicare messaggi spesso tutt’altro che scontati senza perdere il sorriso sulle labbra, Rossi è stato per molte generazioni un idolo ben oltre la semplice attività in pista.
E non è cosa da poco, se si guarda al dato strettamente sportivo.
Valentino Rossi è stato l’unico pilota della storia del motomondiale a vincere il titolo in 4 classi differenti. Il primo, nella 125, arriva nel 1997, appena diciottenne, un anno dopo il suo debutto con l’Aprilia. Sempre con la casa di Noale, dopo il passaggio alla 250 nel 1998, al secondo tentativo (1999) arriva anche l’alloro iridato con le quarto di litro. Un successo che lo porta a cambiare moto, passando alla Honda per il debutto nella massima categoria del motociclismo mondiale.
La classe, nel 2000, è riservata ancora alle sole moto fino a 500 di cilindrata. E Rossi, pur non correndo con una moto ufficiale della casa giapponese, riesce a concludere la stagione al secondo posto assoluto.
Si rifarà subito dopo, nel 2001, all’ultimo anno di moto, mezzo litro prima della decisione degli organizzatori di aprire alle cosiddette “MotoGP”, con motori fino a 990 centimetri cubi e la possibilità di prevedere i “quattro tempi” anziché i due tradizionali del propulsore delle moto.
Centrando il quarto titolo mondiale al primo tentativo, nel 2002, Rossi resterà nella storia come il primo vincitore della rinnovata categoria regina.
Un exploit che non resterà isolato, visto che Valentino sarà per altre 5 volte sul tetto del mondo, portando a 9 il totale dei titoli vinti in carriera, rilanciando ai vertici la Yamaha (a cui approda nel 2004) e non riuscendo solo nell’impresa di ripetersi nel binomio tutto italiano con la Ducati del 2011-2012.
Al di là della classe cristallina di pilota, ci mancheranno però soprattutto le sue uscite sopra le righe, le sue battute con l’accento romagnolo di chi, pur formalmente marchigiano, è comunque nato (figlio d’arte, tra l’altro, dell’ex pilota Graziano) con Rimini e la Riviera subito dietro l’angolo. Mancherà quel numero “46” che in pista ha contrassegnato tutta la sua carriera. Ma, ne siamo certi, Valentino Rossi resterà comunque nell’ambiente del motociclismo, non solo come proprietario (com’è dal 2014) di un team. Il vero “personaggio” di questo sport è stato indubbiamente lui. E continuerà ad esserlo anche senza montare più in sella.
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Motociclismo: si chiude l’era di Valentino Rossi
6 Agosto 2021