Ci sono gioielli nascosti, ma non per questo meno belli e preziosi, a Venezia.
Piccole “perle”, artistiche e culturali, che spesso rischiano l’oblio tra i tanti grandi capolavori disseminati nella città.
Tra le perle più belle, risultano i “violini di Vivaldi“, custoditi all’interno dell’Istituto Santa Maria della Pietà.
Restaurati nel 2019, sono ora esposti al pubblico nell’ambito della mostra “I violini di Vivaldi e le Figlie di Choro” all’Istituto per l’infanzia “Santa Maria della Pietà” in collaborazione con la Fondazione museo del violino “Antonio Stradivari” di Cremona.
Tra i “pezzi” più pregiati della collezione, il violino realizzato nel 1751 da Pietro Guarnieri, “considerato un capolavoro dell’arte liutaia”.
Ma è l’intera collezione di strumenti ad arco conservata all’ Istituto Santa maria della Pietà, dove Vivaldi lavorò dal 1703 al 1740 come “Maestro di Choro”, a essere un unicum a livello internazionale.
Non solo perché molti di quei strumenti furono scelti personalmente da lui ma perchè rappresentano uno dei pochi complessi strumentali per l’esecuzione barocca rimasti inalterati nei secoli.
“La quasi totalità degli strumenti ad arco del Settecento e dell’Ottocento – ha spiegato Fausto Cacciatori, conservatore dei beni liutari al Museo del Violino di Cremona e coordinatore dei lavori – è stata sottoposta a interventi di adeguamento. Così, hanno perso alcuni aspetti della loro originalità. È per questo che la collezione della Pietà è oggetto del desiderio per molti di coloro che studiano e fanno ricerca su questi strumenti”.
La particolarità della collezione veneziana
La maggior parte degli strumenti della collezione della Pietà, invece, sono ancora nelle stesse condizioni di metà Settecento.
Vanno dunque considerati documenti storici di straordinaria importanza.
Non tutta la collezione originaria è arrivata ai giorni nostri. Sono comunque rimasti ancora 24 strumenti di pregio, come i due violini realizzati dai liutai Andrea e Pietro Guarneri e i due violoncelli di Matteo Goffriller.
Sono 17 gli strumenti sottoposti, già nel 2019, a restauro: 12 violini, 2 violoncelli, 2 contrabbassi e 1 viola.
Vivaldi alla Pietà
Il rapporto di Antonio Vivaldi con l’Istituto della Pietà durò, sia pure con alcune interruzioni, per quasi 40 anni.
Violinista soprannumerario a San Marco, fu inizialmente assunto come maestro di violino. La sua presenza alla Pietà fu importantissima: ricoprì l’incarico di maestro di concerti, si occupò dell’insegnamento alle Figlie di Choro, della scelta e dell’acquisto degli strumenti musicali.
Vivaldi compose inoltre, proprio per l’Istituto, 520 pezzi, soprattutto per le ragazze particolarmente virtuose all’interno del coro. Il sodalizio artistico si concluse nel 1740, quando il musicista si trasferì a Vienna. L’imperatore austriaco, però, non sottoscrisse il contratto atteso dal compositore, che morì in miseria l’anno successivo.
L’Istituto della Pietà
La Pietà non è una fondazione musicale. Fondato nel 1346, l’Istituto provinciale per l’infanzia Santa Maria della Pietà è in realtà una tra le più antiche istituzioni al mondo dedicate alla tutela e alla protezione dell’infanzia abbandonata. Una funzione che l’Istituto continua a svolgere, con 3 comunità: 2 per minori e 1 per mamme con bambini.
Dal 1598, la Pietà affiancò alla missione principale quella culturale. Partendo da un piccolo coro di 8 voci di bambini e giovinetti, passo dopo passo è arrivata alla grande orchestra delle Figlie di Choro. Le Putte del Choro, abbandonate da neonate nella “scafetta”, venivano istruite nella musica e nel canto da celebri maestri, come Francesco Gasparini e Vivaldi. “Possiamo dire – conclude Faccini – che ci occupiamo di arte, musica e cura dell’infanzia da 700 anni. E lo facciamo cercando sempre il connubio tra tradizione e innovazione”.
And who is the best player of Vivaldi in Venice???
Who still plays the best version?
Thank you.