Dal 31 agosto al 10 settembre 2022, il Lido di Venezia di nuovo capitale del grande cinema internazionale. La Mostra del cinema festeggia i suoi 90 anni
L’appuntamento con il grande cinema si avvicina a passi veloci. Tra meno di una settimana il Lido di Venezia tornerà a essere la passerella del grande cinema internazionale.
Dal 31 agosto al 10 settembre avrà infatti luogo la 79^ edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, uno degli eventi più attesi dell’anno.
Per 10 giorni, cinefili incalliti, appassionati della settima arte e semplici curiosi a caccia di selfies e autografi, puntuali come ogni anno, affolleranno le sale cinematografiche dell’evento e gireranno a caccia dei divi preferiti. Che anche quest’anno non mancheranno. A cominciare da Penelope Cruz e, tra gli altri, Olivia Wilde e Harry Styles, Timothée Chalamet, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Monica Bellucci, Silvio Orlando, Valerio Mastrandrea.
Il film che aprirà la Mostra sarà “White Noise” di Noah Baumbach, mentre a chiudere sarà “The Hanging Sun”, presentato fuori Concorso, diretto da Francesco Carrozzini con Alessandro Borghi.
Madrina del Festival sarà l’attrice e conduttrice Rocio Munoz Morales. Sarà lei a dare il via ufficiale alla 79esima Mostra nella serata di mercoledì 31 agosto sul palco della Sala Grande del Palazzo del Cinema. E sempre lei guiderà la cerimonia di chiusura della kermesse sabato 10 settembre, quando saranno consegnati i Leoni e gli altri premi ufficiali.
Presidente della giuria della 79° edizione della Mostra del Cinema di Venezia è Julianne Moore.
I numeri della Mostra del Cinema 2022
Nella Selezione Ufficiale sono 73 i nuovi lungometraggi: 23 nella sezione Venezia 79 (Concorso); 19 nella sezione Fuori Concorso (di cui 9 documentari); 18 nella sezione Orizzonti; 9 nella sezione Orizzonti Extra e 4 nella sezione Biennale College – Cinema.
I cortometraggi sono 16: 4 nella sezione Fuori Concorso e 12 nella sezione Orizzonti .
Due le serie TV nella sezione Fuori Concorso, mentre Venezia Classici conta 18 lungometraggi restaurati e 9 documentari sul cinema.
I 90 anni della Mostra del Cinema di Venezia
L’Esposizione Internazionale di Arte Cinematografica, come si chiamava in origine la Mostra del Cinema di Venezia, è nata nel 1932 per volontà dell’imprenditore e mecenate veneziano Giuseppe Volpi, uno dei personaggi più influenti nella vita economica e culturale italiana della prima metà del Novecento.
Per quella prima edizione, che si tenne dal 6 al 21 agosto 1932, arrivarono al Lido di Venezia ben 25 mila spettatori e i divi del cinema internazionale: Greta Garbo, Clark Gable, Fredric March, Loretta Young, John Barrymore e Joan Crawford, Boris Karloff.
In apertura fu proiettato Il dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde) di Rouben Mamoulian.
Fu un successo ma a vincere il titolo di miglior regista fu il russo Nikolaj Ekk per il film Il cammino verso la vita.
Coppe e Leoni non esistevano ma furono premiati i film “A me la libertà”di René Clair come il più divertente e “Il fallo di Madelon Claudet”, dell’americano Edgar Selwyn, come il film più commovente.
A ricostruire la storia dei primi 90 anni della Mostra del Cinema di Venezia sono le 1200 pagine di una pubblicazione realizzata per l’occasione a cura di Gian Piero Brunetta, il cui sguardo arriva fino ai giorni notri, dove “in un programma più vario del consueto, dove autori affermati trovano posto accanto a registi in cerca di conferme e talenti emergenti che ambiscono ad un riconoscimento internazionale – sottolinea – prevale tuttora la sensazione che il cinema voglia ancora cercare di confrontarsi con il pensiero, con grandi temi e grandi interrogativi e con le relazioni profonde che legano gli individui tra loro, la forza dei sentimenti e della memoria e la capacità di spingere lo sguardo anche oltre l’orizzonte del presente”.
Gli italiani in concorso
All’edizione di quest’anno sono 5 i film italiani in corsa per il Leone d’oro.
Sono “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio ispirato al processo, negli anni Sessanta, al poeta e drammaturgo Aldo Braibanti, condannato a 9 anni di carcere per plagio e aver sottomesso alla sua volontà un suo studente e amico da poco maggiorenne; “L’immensità” di Emanuele Crialese, la storia della crisi di una famiglia nella Roma degli anni Settanta, con Penelope Cruz; “Bones and all” di Luca Guadagnino che affronta il tema di amore e cannibalismo; “Chiara” di Susanna Nicchiarelli che racconta le vicende della giovanissima nobile che imitò Francesco d’Assisi abbracciando la povertà e “Monica”, scritto e diretto da Andrea Pallaoro. E’ la storia di una donna che ritorna a casa per prendersi cura della madre morente.
Fuori concorso il film dal titolo profetico “Siccità” di Paolo Virzì.
I Leoni d’oro alla carriera
Sono 2 i Leoni d’oro che nel corso della Mostra saranno attribuiti, su proposta del direttore della Mostra Alberto Barbera, a 2 grandi protagonisti del mondo del cinema: Catherine Deneuve e Paul Schrader.
“Da figura tra le più rappresentative della Nouvelle e testimone privilegiata di un’idea di stile che si identifica con la moda d’oltralpe – ha dichiarato Barbera – Catherine Deneuve
è passata a incarnare l’essenza della diva universalmente riconosciuta affermandosi tra le più grandi interpreti della storia del cinema”.
Protagonista di grandi successi internazionali, Catherine Deneuve ha ricevuto numerosi premi nei maggiori festival del mondo e una candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista, privilegio raro per un’artista non americana”.
Nel 1967 il film di Bunuel “Bella di giorno”, con lei tra gli interpreti, vinse il Leone d’oro e nel 1998 per “Place Vendome” di Nicole Garcia ottenne la Coppa Volpi come miglior attrice.
L’altro Leone d’oro alla carriera l’ha conquistato il regista e sceneggiatore statunitense Paul Schrader.
Di lui sono famosi “Il collezionista di carte”, “First Reformed”, “Il bacio della pantera”, “American Gigolo”, “Toro scatenato”, “Taxi Driver”, “Complesso di colpa”, “Yakuza”.
“Schrader – ha sottolineato Barbera – è una figura centrale della new Hollywood che ha rivoluzionato l’immaginario, l’estetica e il linguaggio del cinema americano a partire dai tardi anni Sessanta. Non è un’esagerazione affermare che si tratta di uno dei più importanti autori americani della sua generazione, un cineasta profondamente influenzato dal cinema e dalla cultura europea, uno sceneggiatore ostinatamente indipendente ma capace di lavorare su committenza e di muoversi con disinvoltura nel sistema hollywoodiano”.