Lentamente, quasi solennemente, si sono alzate.
Nell’arco di poco meno di 4 ore, le diciannove paratoie gialle del Mose alla bocca di porto di Malamocco sono emerse dalle acque.
Illuminate da un fascio di luce nella notte, mentre nella cabina di regia si assisteva come a un miracolo al concretizzarsi di un’opera di ingegneria senza precedenti nella storia, le paratoie che nessuno, fino a ieri sera, aveva mai visto tutte assieme in funzione, si sono elevate in altezza mostrandosi per la prima volta al mondo.
Lunghe ciascuna 29 metri e mezzo, larghe 20 e spesse 4 metri e mezzo, hanno sciolto via via che facevano capolino dall’acqua il clima di tensione che c’era nell’aria.
Funzioneranno? Una domanda non espressa, ma nella mente di tutti coloro che monitoravano l’andamento del primo test di chiusura totale della bocca di Malamocco dopo che il precedente di circa un mese fa era stato sospeso a causa di alcune vibrazioni anomale. Risolto facilmente il problema con l’installazione di alcune staffe, la prova di ieri ha dato esiti positivi.
Mose: altri test in arrivo
Non sarà l’unica ovviamente. I prossimi test sono previsti nel momento in cui anche gli altri due compressori, oltre a quello attivo, saranno resi funzionanti e, soprattutto, in condizioni meteo diverse. In questa situazione soffiava un vento di bora di circa 40 km/h ma il Mose dovrà poter affrontare situazioni molto più impegnative, come quella del 12 novembre scorso, quando le raffiche di vento sono arrivate a 100 Km/h .
“E’ un momento storico per Venezia –ha scritto in un Tweet il sindaco, nonché commissario per l’emergenza di Venezia, Luigi Brugnaro – Sono qui di persona a vedere le paratoie del #Mose sollevarsi. Un’opera ingegneristica unica, orgoglio della nostra scienza e tecnologia. Dobbiamo terminare i lavori e metterlo in funzione, sarà il simbolo della resilienza. A regime, con questo sistema, proteggeremo #Venezia dalle acque eccezionali”.
Mose: la protezione delle barriere
Fino a 3 metri. E non sono così esagerati come si può pensare se si considera che l’analisi fatta da Cnr-Ismar di Venezia sulle condizioni della notte del 12 novembre ha evidenziato come abbiamo rischiato di arrivare a 210 centimetri. Solo una discrasia di tempi tra l’arrivo delle raffiche di vento a 100 km/h e il coincidere del massimo contributo meteorologico di marea con il picco astronomico ha fatto sì che “l’acqua granda” si sia fermata a 187 cm. Un disastro comunque, che però, a posteriori, si può dire sarebbe potuto essere ancor peggio.
Il Mose, le cui barriere in cemento armato sono nascoste in condizioni normali a 14 metri di profondità, non solo è stato studiato per difendere Venezia da maree alte fino a 3 metri ma anche da un innalzamento del livello del mare fino a 60 cm nei prossimi 100 anni.
Mose e Baby Mose
Le barriere sono 4 e si trovano alle bocche di porto di Lido, Chioggia e Malamocco.
Complessivamente le paratoie sono invece 78 e sono indipendenti l’una dall’altra per consentire una maggior velocità nelle operazioni di innalzamento e di immersione.
La barriera alla bocca di porto di Malamocco, dov’è stata costruita una conca di navigazione per consentire comunque alle navi di transitare, contiene 19 paratoie mentre quella di Chioggia, dove è stato costruito un porto rifugio per imbarcazioni e pescherecci, ne contiene 18.
E’ quella che viene definita comunemente “Baby MOSE” e che, posta sul canal Vena, salvaguarda il centro storico, dove l’innalzamento delle rive non è stato possibile ovunque.
Mose: un sistema integrato di opere
Il Mose non è solo una serie di chilometri di paratoie a scomparsa che si alzano impedendo all’Adriatico di entrare in laguna in caso di maree eccezionali. Il MOSE è molto di più. E’ di fatto un sistema integrato di opere studiate per una difesa sinergica di Venezia. Prima dei cassoni e della paratoie mobili conficcate nei fondali delle bocche di Porto di Lido, Malamocco e Chioggia, nella città storica sono stati rialzati e rinforzati 100 km di rive, ricalibrati 200 km di canali, sono state difese le sponde di 12 isole e realizzati 1600 ettari di nuove barene e velme. Infine, sono stati creati 56 km di nuove spiagge.
Il 12 novembre si diceva che non c ‘era ancora il centralino per alzare le paratie, o era incompleto. È stato completato in fra tempo?
L’opera non è ancora completa ma quello del 2 dicembre è stato uno dei test di collaudo necessari prima di metterla davvero in funzione. La stessa lentezza con la quale sono salite le paratoie è
legata al fatto che al momento la barriera è collegata a solo uno dei tre compressori previsti in quanto gli altri sono in fase di cablaggio.