Dopo 30 anni è ancora considerato un capolavoro di ingegneria idraulica.
Un’opera unica al mondo, che richiede competenze che pochi addetti del settore possono vantare e che molti altri sono interessati a conoscere.
Il Mose continua a catalizzare l’attenzione. Anche dei professionisti.
In occasione del convegno “Acque alte a Venezia: la soluzione Mose” organizzato dal Consiglio Nazionale Ingegneri, dall’Ordine e dal Collegio degli ingegneri di Venezia in collaborazione con la Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto, un piccolo esercito di ingegneri si è radunato all’Ateneo Veneto per addentrarsi nei meccanismi del complesso sistema di dighe mobili.
Il padre del Mose tra gli esperti
Tra i relatori, anche il commissario per il Mose Elisabetta Spitz e Alberto Scotti, il settantaquattrenne ingegnere marittimo rientrato in forze nella squadra del Mose nel 2015 perché, di fatto, è colui che di Mose ne sa di più, essendone il progettista.
Esperti e istituzioni si sono quindi riuniti di fronte a una sala gremita in cui 250 ingegneri presenti (e altri 500 collegati in streaming) hanno richiesto risposte puntuali e tecniche sul Modulo Sperimentale Elettromeccanico. Un colosso marino che non ha eguali e di cui si sono valutati anche gli effetti sulla laguna, le criticità e le potenzialità.
Il Mose contro i cambiamenti climatici
Il sistema Mose è basato su studi di ingegneria idraulica e quindi dei cambiamenti delle condizioni climatiche per prevenire (30 anni fa) scenari che oggi a Venezia sono evidenti.
Il primo obiettivo, quindi, era difendere la città dai cambiamenti climatici.
“Il MoSE è un’opera molto complessa, unica al mondo: nessuno ha mai fatto delle chiusure di braccia di mare o lagune con installazioni sommerse come si è fatto qui a Venezia – ha dichiarato Mariano Carraro, Presidente dell’Ordine Ingegneri di Venezia –. Siamo in una città unica al mondo che richiede soluzioni tecniche assolutamente uniche È un’opera che costa oltre 5 miliardi e mezzo e che costerà ulteriormente per la sua manutenzione, ma è straordinaria rispetto a qualunque altra opera di tipo analogo che è stata fatta nel mondo. I problemi ci sono e il convegno di oggi ne ha messo in rilievo alcuni. L’opera però è ultimata al 93% e sarebbe un errore non completarla.
La lunga strada del Mose
Con le sue 78 paratoie indipendenti tra loro collocate nei cassoni gialli immersi nei fondali delle bocche di porto di Chioggia, Malamocco e Lido, il Mose è dunque vicino al traguardo. Il suo progetto preliminare risale al 1992. L’iter legislativo e tecnico che ha avviato gli studi per difendere Venezia e la sua laguna dal mare è iniziato addirittura nel 1973, quando, a seguito dell’alluvione del 1966, fu fatta la prima Legge Speciale per Venezia.Il progetto definitivo fu approvato nel 2003, quando partirono i cantieri.
Da allora, come si suol dire, ne è passata di acqua sotto i ponti. Con questa, anche il fango delle note vicende giudiziarie che hanno travolto il Mose. Non però, a giudicare dall’attenzione degli addetti ai lavori e dagli interventi degli esperti, la fiducia su un’opera che, proprio perché unica, può presentare criticità non previste, ma che pare possa davvero raggiungere l’obiettivo di difendere Venezia dai cambiamenti climatici.
Metodi e regole di funzionamento da definire
«Se ci saranno dei problemi le professionalità e le competenze tecniche ci sono e si saprà far fronte a ogni possibile criticità trovando un’opportuna soluzione – ha dichiarato Pasqualino Boschetto Presidente della Federazione Ordini Ingegneri del Veneto –. Riteniamo comunque irrinunciabile il completamento dell’opera, per poter mettere in funzione il MoSE, monitorandolo in modo da riuscire a capire sui fatti e non sulle previsioni».
Gli ingegneri concordano: “Ora non sono più ammissibili ritardi e occorre una cabina di regia che coinvolga tutti gli enti interessati e che definisca metodi e regole per consentire la chiusura temporanea delle bocche di porto, assicurando tempestività decisionale e operatività”.
Molti hanno rilevato come sia importante «fare in modo che la negatività generata dalle scandalose vicende corruttive che la Magistratura è riuscita a far emergere e giudicare, sia tenuta nettamente separata dalle valutazioni sull’opera” mentre il presidente del Collegio Ingegneri Venezia Maurizio Pozzato ha sottolineato la presenza al convegno delle maggiori eccellenze in campo ingegneristico.
«Abbiamo avuto un confronto necessario, mai avvenuto prima, grazie a conoscenze, persone autorevoli e personalità dotate di effettivo potere decisionale – ha affermato Pozzato –. Noi ingegneri siamo le persone dedicate alla soluzione dei problemi, in questo senso penso che la giornata di oggi sia molto importante per arrivare a qualcosa di concreto”.