Manca poco. Il 95% dei lavori è completato. Nei prossimi mesi si concluderà anche l’allestimento della sala di controllo.
Mentre il MOSE, in vista del collaudo finale, continua nel suo programma di sperimentazione utile, legato alle varie situazioni che di volta in volta si presentano, gli esperti cercano di fare il punto della situazione.
Oltre 3000 ingegneri hanno partecipato nel fine settimana al secondo convegno in streaming organizzato dal CNI (Consiglio Nazionale Ingegneri), dall’ Ordine e dal Collegio degli ingegneri di Venezia e dalla Federazione Ordini Ingegneri del Veneto.
Le grandi opere. Un mare di incompiuti
Il MOSE è stato un’opera discussa. Ma , sia pur in lunghissimi tempi, giunta alla fase di completamento.
“L’Italia – ha detto il presidente Nazionale CNI Armando Zambrano – è il Paese più lento d’Europa nella realizzazione delle opere pubbliche e negli ultimi dieci anni conta anche il calo del 23% degli investimenti pubblici . Dei 219 mld di euro disponibili per le infrastrutture strategiche in calendario fino al 2030 – ha concluso- solo l’11% è costituito da lotti ultimati e la metà è ancora in fase di progettazione”.
Gli esperti: “I benefici sono tripli rispetto ai problemi”
Anche il MOSe “non si doveva fare”, “era uno spreco”, “fra 50 anni non sarebbe servito più”. Invece, funziona.
E’ entrato in funzione ben 20 volte e da 3 mesi mantiene il livello dell’acqua al di sotto dei 108 cm. Così facendo, ha facilitato non poco la vita dei veneziani.
‘A chi crede che fra 50 anni il Mose non servirà a nulla, – ha dichiarato Giovanni Cecconi, Direttore del Laboratorio di Resilienza di Venezia– risponderei che fornisce una prestazione i cui benefici sono tripli rispetto ai problemi, anche nella transizione ecologica.’
Sono dello stesso parere gli altri 50 esperti che hanno preso parola al convegno.
‘L’evento – ha sottolineato Mariano Carraro, Presidente dell’Ordine Ingegneri Venezia – cade a un anno dal precedente ma questo è il primo convegno a MoSE funzionante. Ora bisogna vedere come sarà gestito e come saranno calibrate le alzate“.
Spitz: “Manutenzione programmata e scelta dei criteri”
E’ questo il nuovo tema. ‘Ora si richiede il passaggio da una manutenzione provvisoria a una manutenzione programmata per far durare l’opera il più a lungo possibile’, ha rilevato il Commissario Straordinario Elisabetta Spitz. Quanto al calibrare le alzate, “spetta alla comunità locale e agli organi competenti –ha concluso –indicare la quota più idonea di entrata in funzione del MoSE, 110, 120 o 130 cm”.
La vera sfida del Mose: la crescita del livello del mare
Il cambiamento climatico è una delle competizioni più ardue che il Mose dovrà affrontare.
La continua crescita del livello del mare, aggravata dai venti di bora, è una delle varianti che più preoccupa la popolazione veneziana.
‘Le risorse disponibili – ha spiegato il Direttore del Laboratorio di Resilienza di Venezia Giovanni Cecconi – sono da mettere in funzione per le barene e i canali. Dagli studi si evince che la barena cresce ogni anno con il livello del mare e, se la barena si adatta, Venezia no.’
Una soluzione però c’è: si potrebbe alzare la barriera del Mose alla prima marea minima, oppure utilizzare semplicemente delle difese locali, a protezione delle zone più critiche.
Un’opportunità per la next generation
“Venezia – ha rilevato il sindaco Luigi Brugnaro – pone da sempre l’attenzione sulla salvaguardia dell’ambiente e sul futuro della next generation. Per combattere i cambiamenti climatici c’è bisogno di una grande operazione culturale che si basi su scienza, tecnica e resilienza. il MoSE –ha continuato- è un’opera che va terminata e che può contemplare la salvaguardia e la portualità di Venezia”.
A riporre un ulteriore accento sulla manutenzione del colosso-Mose è stata Cinzia Zincone, Commissario straordinario del Porto di Venezia, che guarda con favore a un progetto di porto regolato.
La più grande opera pubblica del mondo all’interno del ‘sistema-Laguna’
Una zona naturale, un porto industriale, una città storica: sono tutti elementi compresi nella laguna di Venezia, che è per questo un ’sistema complesso di ecosistemi’: dalla morfologia dei suoi fondali alla tecnologia della zona portuale, dalla preziosa fauna lagunare alle innovative opere dell’uomo. E’ un corpo vivo e come tale viene riconosciuto.
Realizzato alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia, il MOSe comprende più opere: le barriere di paratoie mobili, in grado di isolare la laguna dal mare durante gli eventi di alta marea, e altre opere complementari come le scogliere all’esterno delle bocche di porto, atte ad attenuare i livelli delle maree più frequenti e il rialzo delle rive e delle pavimentazioni, almeno fino a +110 cm, nelle aree più basse degli abitati lagunari.
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