Sono passati 40 anni, ma il ricordo della tragedia di Vermicino resta ancora indelebile in chi c’era, in quell’Italia del 1981. L’intero Paese si fermò per seguire, in una lunghissima diretta televisiva dalla campagna laziale, i tentativi di soccorso al piccolo Alfredino Rampi, precipitato in un pozzo artesiano.
Un popolo che, sul finire degli anni di piombo, sette mesi dopo il terribile terremoto che sconvolse l’Irpinia, seppe ancora una volta ricompattarsi attorno a una storia piccola, ma diventata quasi un simbolo del grande cuore degli Italiani.
Perché, accanto al dramma, si scrissero commoventi pagine di solidarietà e di volontariato.
Nacquero spontaneamente i veri e propri “eroi per un giorno”, sconosciuti fino ad allora, così come rientrarono rapidamente nell’anonimato dopo la triste chiusura di quell’episodio.
Eroi di cui, senza nulla togliere a tutti gli altri che si prodigarono attorno a quel maledetto buco nel terreno, il vero simbolo fu Angelo Licheri, scomparso oggi, all’età di 77 anni, in una casa di riposo di Nettuno, vicino a Roma, dove era ricoverato per una gravissima infermità legata al diabete, che gli aveva causato cecità e l’amputazione di una gamba.
Nella notte tra il 12 e il 13 giugno, l’allora 36 enne autista di una tipografia della capitale, originario della Sardegna, si offrì per provare a raggiungere il bambino, sprofondato a parecchi metri di profondità, mettendo a rischio la sua stessa vita.
45 minuti a testa in giù, nel cuore della terra, sopportando stoicamente le ferite inferte alla sua pelle dalla roccia e, soprattutto, la forte delusione per non essere riuscito nell’intento di salvare la vita al piccolo Alfredo, con cui riuscì a parlare, a provare a supportarlo con le promesse di una bici o di un’uscita a pesca insieme.
In un’intervista a Tgcom24 in occasione del quarantenale di quei giorni, relativamente alla tragedia Licheri, lo scorso giugno, dichiarò: “Per me è impossibile scordarla, penso ad Alfredino in ogni momento. Vorrei che questa tragedia restasse nel cuore di tutti. Non ho assolutamente nessun rimpianto. Penso di non aver sbagliato niente. Anzi, ho fatto tanto e forse qualcosa di più. Ma gli eroismi sono altri. Quello che ho fatto è un atto di altruismo”.