In Italia, ogni mese, muoiono sul lavoro quasi 100 persone.
Con ben 139 decessi collegati all’attività lavorativa registrati nel solo mese di luglio 2021, il totale da inizio anno è infatti arrivato a 677 morti bianche in soli sette mesi. E se il dato è in calo (-5,4%) rispetto al 2020, si sono comunque superate le cifre registrate nel 2019 e nel 2018, ultimi anni prima della pandemia. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio periodico dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre, che da oltre 10 anni si occupa del fenomeno.
Dalla zona bianca a quella rossa: le regioni più e meno sicure
Adeguandosi agli standard attualmente utilizzati anche per la pandemia, i dati sulle morti bianche raccolti dall’Osservatorio relativamente alle singole regioni sono ora organizzati in una zonizzazione a colori. L’attribuzione alle fasce, da bianca a rossa, avviene sulla base del raffronto dell’incidenza di morti per milione di lavoratori con quello medio nazionale, pari a 23,7.
Le fasce
Sono così solo 3, nell’ultimo report, le regioni “bianche” e quindi più sicure: Sardegna (con un indice di incidenza sugli occupati di 10,7) Lombardia e Toscana.
In “rosso”, al contrario, sono nell’ordine Molise (indice 104,1), Abruzzo, Puglia, Umbria, Campania, Basilicata e Trentino Alto Adige.
Nelle fasce intermedie, sono “arancioni” Piemonte, Marche e Friuli Venezia Giulia.
“Gialle”, infine, Emilia Romagna, Lazio, Calabria, Veneto, Sicilia, Valle d’Aosta e Liguria.
Le morti bianche: i numeri assoluti
L’indice di incidenza tiene conto del numero di occupati, per cui è parzialmente diverso il quadro relativo ai numeri assoluti degli infortuni mortali sul lavoro.
La Campania, quinta per incidenza, è la regione che registra il maggior numero di incidenti mortali (63) nel 2021, seguita dalla Lombardia (61). Al contrario, la Valle d’Aosta ha avuto una sola vittima.
Quanto alle province, se la prima per incidenza è Campobasso (106,6), per numero di casi sul non invidiabile podio finiscono Roma (34 morti, 59° posto per incidenza), Napoli (27 casi, 32° per incidenza) e Torino (22 casi, 50° per incidenza). In 6 province, invece, non è stata registrata nessuna morte bianca. Si tratta di Barletta Andria Trani, Siracusa, Lodi, Fermo, Vercelli e Oristano.
Il monitoraggio delle morti bianche
Delle 677 morti sul lavoro, 543 sono quelle avvenute in occasione di lavoro (-10% rispetto al 2020) e 134 quelle per un incidente avvenuto in itinere (+18,6%). Quanto ai settori economici, nel 42,5% dei casi non è determinato, ma, negli altri, si confermano al primo posto le costruzioni, con 64 decessi. Netta la prevalenza, in termini assoluti, del genere maschile su quello femminile (493 casi contro 50) e degli italiani sugli stranieri (468 contro 75).
La fascia d’età con più casi (217) è quella tra 55 e 64 anni, anche se l’incidenza più elevata (101,3) è tra chi ha da 65 anni in su. È il lunedì (22,1% dei casi) la giornata in cui si verificano più infortuni mortali, il sud Italia al primo posto sia per casi (166) che per incidenza (46,7), mentre il nord-est la zona in cui avvengono più decessi di stranieri (25). Al riguardo, la Romania è la più colpita (14 morti) seguita dal Senegal (6).
Alberto Minazzi