L’Istituto Superiore della Sanità: una pronta terapia antibiotica nelle fasi iniziali è risolutiva. A rischio maggiore sono gli anziani e i bambini
Sono piccole ma pericolose, sia per gli animali, sia per gli uomini. E di puntura di zecca si può anche morire.
Come è accaduto in Sardegna, dove una donna è deceduta in seguito a una grave infezione, la rickettsiosi, provocata proprio da una puntura del parassita.
Con il gran caldo è aumentato il proliferare delle zecche. La maggiore concentrazione al momento si registra in nord Italia.
In natura ne esistono ben 900 specie ma nel nostro Paese sono due le più comuni: l’Ixodes ricinus o zecca dei boschi, vettore della malattia di Lyme e dell’encefalite da zecche e la Rhipicephalus sanguines, o zecca del cane, che può causare varie malattie e diffondere agenti patogeni per gli animali e per l’uomo.
Cosa provoca una puntura di zecca
L’Istituto Superiore della Sanità premette che la puntura delle zecche di per sé non è pericolosa, ma rileva che i rischi dipendono dalla possibilità di contrarre infezioni che questi animali possono trasmettere. Sono parassiti piccolissimi, da pochi millimetri a un centimetro, dalla forma rotondeggiante.
Hanno un apparato boccale chiamato rostro in grado di penetrare la cute e succhiare il sangue degli ospiti.
Tra le patologie infettive più comuni provocate dalle zecche c’è l’encefalite.
I sintomi? Inizia con febbre alta, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari e alle articolazioni per poi passare all’improvviso e in alcuni casi ripresentarsi dopo circa 10-20 giorni con disturbi del sistema nervoso centrale. Anche i cani possono essere colpiti da questa infezione che, se grave, non può essere curata.
C’è poi la malattia di Lyme, difficilmente diagnosticabile e che presenta sintomi vari, la cui prima avvisaglia è una piccola macchia rossa, nel punto del morso, che piano piano si espande. Può colpire il sistema nervoso, la pelle, gli organi interni e, se non curata, diventa cronica.
La rickettsiosi si manifesta invece con febbre provocata da diverse specie di zecche dure, in particolare da parassiti abituali di cani e altri animali domestici e selvatici quali conigli, lepri, ovini, caprini e bovini. Generalmente ha un periodo di incubazione tra 5 e 7 giorni.
E’ letale in numero di casi inferiore al 3% e le persone a rischio maggiore sono quelle in condizioni di salute già compromesse.
Infine, l’erlichiosi, la febbre ricorrente da zecche, ha un lasso di incubazione dai cinque ai quindici giorni. Provoca febbre e sintomi influenzali, alternati a giorni senza nulla.
Si cura con facilità. Solo le persone anziane possono avere complicazioni a livello vascolare e renale.
Precauzioni e rimedi
La maggior parte delle malattie trasmesse dalle zecche – precisa l’ISS – può essere diagnosticata esclusivamente sul piano clinico, ma una pronta terapia antibiotica nelle fasi iniziali è risolutiva. A rischio maggiore sono gli anziani e i bambini, per i quali ci può essere pericolo di vita.
Cosa fare per difendersi? La prevenzione è sempre indispensabile per proteggere l’uomo e gli animali dai morsi delle zecche.
Questi piccoli parassiti esterni compresi nella classe degli Aracnidi, cui appartengono anche acari, ragni e scorpioni, si nutrono di sangue. Sono particolarmente attivi in estate, mentre d’inverno vivono nascosti, al riparo sotto le pietre. Di solito rimangono sull’ospite dai 2 ai 7 giorni.
Una volta attaccati, è importante rimuoverli subito dalla cute. Attenzione però.
L’Istituto di sanità raccomanda di non utilizzare alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca o oggetti arroventati come fiammiferi per evitare che queste azioni possano provocare il rigurgito di materiale infetto o che il parassita affondi ulteriormente nella pelle. Bisogna invece afferrare la zecca semplicemente con una pinzetta a punte sottili che permetta di arrivare il più possibile vicino alla superficie della pelle.
Le zecche in azione
«Con l’inizio della bella stagione – chiarisce l’ISS – le zecche abbandonano lo stato di quiescenza invernale e si avviano alla ricerca di un ospite da parassitare. Nei mesi primaverili ed estivi è quindi più frequente imbattersi nel cosiddetto “morso da zecca”. E’ importante non addentrarsi dove l’erba è troppo alta e comunque dopo un’escursione effettuare un attento esame visivo e tattile della pelle e dei propri indumenti per rimuoverle in caso si vedano. Le zecche tendono a localizzarsi preferibilmente sulla testa, sul collo, dietro le ginocchia, sui fianchi. Tra le precauzioni da adottare per individuarle più facilmente, anche quella di indossare abiti chiari che le rendono più visibili.
Silvia Bolognini