Per chi si reca al Vittoriale degli Italiani, a Gardone Riviera, potrebbe passare quasi inosservata in mezzo alle mille icone d’arte e di storia che D’Annunzio volle raccogliere (e in parte celare) all’interno della villa.
Eppure, guardando bene, si nota una scritta, “perficitur igne” (Reso perfetto dal fuoco): la dedica con la quale D’Annunzio volle ricordare nella sua casa-museo la figura di Giovanni “Giannino” Ancillotto, uno degli assi dell’aeronautica italiana della Primia Guerra Mondiale, suo compagno di avventura fedele, medaglia d’oro e ricordato in eterno per le sue prodezze.
Oltre che al Vittoriale, anche a San Donà di Piave, sua città natale, dove il monumento a lui dedicato in piazza Indipendenza, è stato restaurato riportando alla luce, lungo le ali, le due firme incise (prima illeggibili) dell’architetto progettista Pietro Lombardi e dello scultore Attico Valdinucci, esecutore delle decorazioni in pietra.
Le gesta di Ancillotto e la copertina della Domenica del Corriere
Sono diverse le vicende che hanno contribuito a far sì che Giovanni Ancillotto sia stato consegnano alla storia dell’aviazione dei primi anni del secolo scorso.
Di famiglia nobile, (i suoi erano conti e proprietari terrieri), caporale di aviazione a solo diciannove anni, giusto per lo scoppio della Grande Guerra, la sua fama si deve alle missioni intraprese, a partire dal 1917, contro i palloni frenati austro-ungarici, i famigerati “Drachen”, contro i quali ottiene vittorie importanti a Levada, Ponte di Piavee, San Polo di Piave e a Rustignè. Nel ricordo (ovviamente, dato il periodo storico, trasformato da realtà in leggenda), in uno di questi scontri il pilota si lanciò in picchiata perforando il pallone e facendolo esplodere, per poi attraversare la nuvola incendiata uscendo illeso.
Realtà o fantasia, fu proprio questo epico gesto a valergli la medaglia d’oro al valor militare e l’onore della copertina disegnata da Achille Beltrame sulla Domenica del Corriere.
Non solo fama e gloria, però, dall’evento: Ancillotto (come era uso tra i piloti militari), una volta tornato a terra dal suo biplano Nieuport 11, volle tenere come ricordo dell’abbattimento una delle mitragliatrici del Drachen e per questo – scoperto dai superiori – ricevette una punizione.
Dai bombardamenti ai record di atterraggio
Ma la storia, ovviamente, non si può fermare qui, e assume contorni personali e degni di un romanzo: nel luglio del 1918, dopo l’ennesimo abbattimento di due aeroplani nemici, nel tornare verso casa sua a San Donà di Piave, Ancillotto scoprì che la villa della sua famiglia veniva usata come base per un comando e punto strategico di osservazione austriaco. All’ovvio ordine arrivato dall’alto di distruggere il bersaglio, il pilota non si tirò indietro ma volle essere lui stesso ad eseguire in prima persona la missione, bombardando la sua casa con un rischioso passaggio a bassa quota.
Con l’ingresso di D’Annunzio a Fiume, poi, Ancillotto diventò “legionario” fedele al Vate, restando in città per più di un anno. Infine, nel 1921, si trasferì in America del Sud, dove, ai comandi di un Ansaldo A.1, aggiunse alle sue imprese il record di atterraggio alla più alta quota mai raggiunta (4.330 metri),a Cerro de Pasco in Perù.
“La Pitona”: la gallina con il fascio littorio
Sopravvissuto a mille imprese e rischi in volo, la morte gli andò incontro quasi come un paradosso a terra, in un incidente d’auto in provincia di Bergamo il 18 ottobre 1924 mentre si recava ad un raduno di medaglie d’oro.
Il regime fascista decise di innalzare al pilota eroe un monumento nella piazza principale della sua città di nascita, San Donà di Piave e, con una sottoscrizione nazionale (alla quale partecipò con una donazione generosa anche il governo peruviano), nacque dunque la “Pitona” (in dialetto “gallina”), primo monumento in stile futurista della città.
Raffigura la sagoma di un aereo, visibile però del tutto solo dall’alto, mentre se si guarda frontalmente si riescono a scorgere solo le due ali con fiamme e aquile in altorilievo e dal basso nella visione dal piano stradale che è la normalità, ai cittadini di San Donà ha sempre ricordato una grande gallina (da qua “Pitona”) con il fascio littorio a fare da bargiglio. Sorte forse meno “eroica” di quanto previsto dal regime, ma che in realtà ha permesso al monumento di diventare parte integrante e amata della città, e di lasciare in eterno ai posteri il nome di Ancillotto, al quale venne dedicato inizialmente anche l’aeroporto di Treviso (attualmente intitolato ad Antonio Canova), con inaugurazione nel settembre 1938 di Benito Mussolini, e varie strade in diverse città italiane.
Il restauro a San Donà di Piave
Ora, dunque, la Pitona torna a splendere grazie a un contributo di oltre 19.000 euro della città di San Donà, cui si sommano altri 3.300 ottenuti grazie alla partecipazione al Progetto Strategico Italia-Slovenia 2014-2020 “Walk of Peace” coordinato dalla Regione Veneto con interventi di manutenzione ordinaria mirati alla conservazione a lungo termine del patrimonio della Prima Guerra Mondiale.
“Questa azione rappresenta un ulteriore passo nella logica di promuovere il patrimonio storico-artistico sandonatese e si riconnette ad altre azioni per valorizzare le specificità della nostra storia, come la manutenzione straordinaria del MUB – Museo della Bonifica con l’ampliamento della sezione dedicata alla Grande Guerra e Bonifica” spiega Sara Campaner, direttore dei Musei Civici Sandonatesi, “Al contributo del progetto Walk Of Peace, in considerazione dell’importanza del monumento e del suo stato di degrado, l’Amministrazione ha ritenuto di aggiungere l’ulteriore importo necessario per effettuare anche dei lavori di restauro che ci permettono di restituire alla Città, rinnovato, un elemento di grande pregio artistico, ma anche un simbolo della nostra storia e del nostro patrimonio “