L’avreste mai pensato di indossare un abito realizzato con fibre di menta o di ortica?
Oppure di poter sognare per il vostro matrimonio non il classico abito da sposa ma una mise ecologica, in cotone bio e un modello riutilizzabile, staccandone singole parti, nella vita di tutti i giorni?
Sono, queste, alcune delle ultime novità proposte dal mondo della moda veneta, in prima linea contro la cosiddetta “Fast Fashion” e, insieme, attenta a soluzioni sostenibili.
Verso una “moda pulita”
Secondo gli studi delle istituzioni mondiali per la salvaguardia del pianeta, la moda è infatti la seconda industria più inquinante dopo quella petrolifera.
E’ causa del 20% dell’inquinamento idrico globale e dell’oltre 8% di tutti i gas serra emessi nella nostra atmosfera.
Soprattutto, per mantenere molto bassi i costi, spesso utilizza materiali scadenti e persone, bambini inclusi, che lavorano in un regime di vero e proprio sfruttamento nella grandi aziende dell’Oriente (Cina e Bangladesh, in primis).
La Fast Fashion include tutto questo: collezioni a prezzi stracciati, condizioni di lavoro impensabili e inquinamento per l’uso di pesticidi, coloranti tossici o sostanze aggressive utilizzate per la colorazione o lo sbiancamento dei tessuti.
A fronte di questa moda, c’è quella degli stilisti che, anche in Veneto, hanno fatto dell‘eco-sostenibilità il punto di forza del proprio marchio.
Materiali naturali o di riuso anche per la sposa
Alla sfilata milanese dell’eco-designer romano Tiziano Guardini, in passerella lo scorso 20 febbraio per la Milano Fashion Week, c’era anche un abito realizzato dalla stilista di Schio Gabriella Marin. Una stilista nota per come coniuga design innovativo e tradizione sartoriale, ma anche per la particolare attenzione alla sostenibilità e quindi all’adozione di materiali naturali o di riuso per la realizzazione dei suoi capi artigianali.
E’ proprio lei, già vincitrice con lo stilista Matteo Ward, nel 2018 del Green Carpet Talent Competition di Parigi (secondi ai Green Carpet Fashion Awards alla Scala di Milano) che, alla passata edizione della Venice Fashion Week di Venezia ha presentato l’abito in fibra di menta.
“In quell’occasione -ricorda Marin – ho presentato un’intera linea ecologica con capi molto particolari come l’abito in fibra di menta, realizzato in collaborazione con gli studenti del liceo artistico di Schio che hanno dipinto a mano il tessuto e un abito da sposa ecologico che si può riutilizzare, composto da un corsetto e da una gonna, due pezzi separati in cotone bio. Tutte le mie ultime creazioni sono fatte con tessuti ecologici ed ecosostenibili“.
Una sensibilità sempre più presente tra gli stilisti di casa, che trovano spazio anche nei luoghi deputati dell’arte come La Biennale di Venezia, dove la stessa Gabriella Marin ha esposto il suo modello Madame Butterfly mettendolo a disposizione per l’installazione “Sun & Sea” del Padiglione Lituania.
Le tinture moda 2020: dall’ortica al melograno
Anche a Venezia c’è una stilista green. E’ Alessandra Micolucci ideatrice dell’omonimo marchio che elogia la femminilità in tutte le sue accezioni grazie alla studiata vestibilità che mantiene forme lineari e confortevoli.
Micolucci ama definirsi un’artigiana che rende omaggio alla natura, rispettandola e rendendola parte integrante delle sue creazioni, capi destrutturati e dalle fogge minimali che prendono ispirazioni dall’arte, dalle subculture e dalle culture tribali.
“L’artigianato caratterizza tutte le fasi della mia produzione – spiega – gli abiti nascono da tessuti in fibre naturali e biologiche come ortica, canapa, lino e cotone. Ogni pezzo, lasciato del colore naturale tipico della fibra di cui è composto, viene poi dipinto a mano, uno ad uno, riga per riga, pois dopo pois: questo conferisce ai capi una “identità unica”.
Tra le ultime sperimentazioni della moda veneziana di Micolucci ci sono tinture completamente naturali, come ad esempio il frutto di melograno e la radice di robbia.
Le T-shirt alla grafite
Sempre le tinture naturali sono al centro dell’attenzione anche di Matteo Ward, che con Victor Santiago, Silvia Giovanardi e Susanna Martucci, ha ideato Graphi-Tee™, non una semplice T-shirt bensì, come da loro stessi definito “un servizio per l’ambiente e per la salute perché la pelle non viene esposta a tinture chimiche”.
Già gli antichi romani più di duemila anni fa tingevano con la grafite che estraevano da una miniera oggi ancora visitabile a Monterosso Calabro. Da qui l’idea di utilizzare la grafite scartata oggi dalle industrie del tech per “tingere” il tessuto della T-shirt conferendogli così un tono di grigio minerale assolutamente naturale.
“Oggi l’obiettivo è di tendere al rifiuto zero, affiancando a ciò processi produttivi etici e materiali green -sintetizza Laura Scarpa, ideatrice con Lorenzo Cinotti della Venice Fashion Week, l’evento che porta la moda a Venezia due volte l’anno – Oggetti belli e ben fatti durano a lungo e non vengono buttati ma tramandati con venerazione, trasmettono cultura e storie, parlano di un territorio e stimolano un consumo consapevole e, quindi, sostenibile”.
Bellissimo questo Articolo
Trovo sia sempre piu’ importante parlare di moda sostenibile
Per fare qualcosa che migliori la vita delle persone.
Ottimo articolo. In Veneto c’è anche una serie di piccoli brand locali che cercando di emergere dando lavoro agli artigiani italiano.
Tra questi ci siamo anche noi di Spirit of St. Louis di Vicenza.