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Missione Ax-3: lancio riuscito. La nuova epoca d'oro dello spazio

Missione Ax-3: lancio riuscito. La nuova epoca d'oro dello spazio

La navicella con a bordo l’italiano Villadei è partita da Cape Canaveral verso la stazione Iss. L’impegno italiano nello spazio, tra esperimenti e scoperte (come l’acqua nel suolo di Marte)

Non il 17 gennaio, come inizialmente previsto, ma alle 22.49 (ora italiana) di giovedì 18 il razzo Falcon 9 della Space X, che trasporta la capsula Crew Dragon Freedom con a bordo 4 astronauti tra cui l’italiano Walter Villadei, si è staccata dal suolo terrestre presso il Kennedy Space Center di Cape Canaveral, negli Stati Uniti.
Destinazione, la Stazione Spaziale Internazionale Iss, con cui l’aggancio dovrebbe avvenire intorno alle 11.15 di sabato 20.

Ax-3: una missione molto italiana

Partirà così la missione Ax-3, ribattezzata anche “Voluntas” la terza privata a raggiungere la stazione orbitante, che sarà chiamata a svolgere in 2 settimane 30 esperimenti di space economy.
Di questi, 13 sono italiani, 6 dei quali facenti capo all’Aeronautica Militare (che svolgerà anche il ruolo di coordinamento) e 4 all’Agenzia Spaziale Italiana, che salirà così a 87 esperimenti dal 1997.
È la conferma dell’importante ruolo ricoperto dall’Italia nelle attività umane in orbita. Un impegno sostenuto dal Governo che ha commentato la riuscita del lancio attraverso le parole del vicepremier Antonio Tajani, che su X si è detto “orgoglioso del nostro sistema Paese”, e del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha sottolineato come la missione segni “un nuovo capitolo di storia dello spazio, che vede l’Italia indiscussa protagonista grazie alle proprie competenze”.

La nuova “epoca d’oro dello spazio”

Come ha dichiarato nei giorni scorsi il capo della Nasa, Bill Nelson, stiamo vivendo “una nuova epoca d’oro dello spazio”, con l’ingresso nell’era delle missioni private.
Non è un caso, allora, che anche in questa occasione i test che saranno effettuati a bordo della Iss, incentrati sui temi dell’accesso sicuro allo spazio e dei risvolti fisiologici della permanenza in orbita, traggano in buona parte origine dalle ricerche svolte da aziende private.

Gli esperimenti varieranno dall’abbigliamento aerospaziale alla prova di materiali speciali, dalla misura in tempo reale del flusso di particelle cosmiche a questioni legate alla salute degli astronauti, come il nuovo protocollo sviluppato per migliorare l’efficienza neuronale di chi svolge attività stressanti. Sempre in questo ambito, particolarmente interessante si presenta il monitoraggio dello stato di salute di Villadei attraverso la telemedicina dell’azienda di servizi innovativi di sanità digitale “GWM Care & Research” di Imola.

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Utilizzando una piattaforma evoluta per il videoconsulto, la televisita e il telemonitoraggio, il sistema, pre-testato a terra attraverso la simulazione di un triage in collegamento lo scorso 10 gennaio, attraverso il collegamento in diretta con lo spazio programmato per mercoledì 24 gli operatori medici potranno verificare per la prima volta gli effetti della telemedicina nello spazio, ricevendo in tempo reale i dati sui parametri fisiologici trasmessi dai dispositivi indossati dall’astronauta.

La scoperta italiana su Marte

L’impegno italiano nell’industria aerospaziale, intanto, è confermato anche dalla realizzazione dei moduli della stazione spaziale commerciale di Axiom in corso nella sede di Torino della Thales Alenia Space. Ma la tecnologia italiana è già risultata fondamentale anche per un’importante scoperta nel sottosuolo di Marte. All’altezza dell’equatore del “pianeta rosso” vi sarebbe infatti un deposito di ghiaccio e polvere contenente tanta acqua quanta, per esempio, basterebbe a riempire sulla Terra l’intero Mar Rosso.
La scoperta, che ha approfondito la natura del deposito individuato 15 anni fa nella regione geologica marziana del Medusae Fossae, è stata resa possibile dal radar Marsis, che equipaggia la missione Mars Express.

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Lo strumento di bordo, fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana e gestito dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, è stato progettato dall’Università Sapienza di Roma con la partecipazione della Nasa e dell’Università dello Iowa.
La ricerca, pubblicata su Geophysical Research Letters, oltre a qualificare la natura del deposito, ne ha esteso l’area interessata da 2,5 a 3,7 km sotto la superficie. Una scoperta che, pur essendo i depositi d’acqua inaccessibili per almeno una decina d’anni, essendo coperti e protetti da centinaia di metri di polvere e cenere, potrebbe fornire un ulteriore spinta all’esplorazione umana del pianeta.

Alberto Minazzi

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