Non camminava più da quattro anni.
Quell’incidente in moto sembrava avergli negato ogni possibilità di tornare ad alzarsi e di riprendere la sua vita di ventiseienne spensierato.
A 30 anni, invece, Michel Roccati, grazie all’intelligenza artificiale e alla sua grande volontà, è in grado di fare passeggiate di un km, di stare in piedi anche due ore senza sentirsi particolarmente affaticato, di riprendere il suo percorso laddove lo aveva lasciato.
Sembra la storia di un miracolo. Ma non lo è. E non riguarda solo lui.
Altre due persone di età compresa tra i 29 e i 41 anni che come lui erano paralizzate oggi camminano e nuotano.
Una grande scoperta
A ridare loro l’uso delle gambe è una nuova tecnologia che stimola l’area del midollo spinale che attiva i muscoli del busto e delle gambe e della quale uno studio pubblicato su “Nature Medicine” spiega le ampie potenzialità anche per altri tipi di condizioni neurologiche, come il morbo di Parkinson.
Michel Roccati e altri due pazienti sono stati sottoposti a impianto al Politecnico di Losanna.
Sono stati poi formati, perché c’è un sistema informatico da conoscere per attivare il messaggio che deve arrivare al midollo spinale.
In sostanza, ad agire sono dei programmi di stimolazione specifici per ogni tipo di attività.
I 3 pazienti stanno in piedi, camminano, pedalano, nuotano
“I pazienti possono selezionare l’attività desiderata sul tablet e i protocolli corrispondenti vengono trasmessi al pacemaker inserito nell’addome – spiega Gregoire Courtine, dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia, che ha co-diretto lo studio -. Il prossimo passo è un mini computer impiantato nel corpo che comunica in tempo reale con un iPhone esterno“.
L’impianto ha garantito i primi progressi in un solo giorno.
“Tutti e tre i pazienti sono stati in grado di stare in piedi, camminare, pedalare, nuotare e controllare i movimenti del busto dopo che i loro impianti sono stati attivati”, dice Gregoire Courtine.
Con un allenamento che ha consentito loro di recuperare massa muscolare e di avere maggior forza, le cose sono velocemente migliorate.
Tanti altri passi da fare
“All’inizio non era tutto perfetto – racconta il neurochirurgo Jocelyne Bloch dell’ospedale universitario di Losanna – ma con l’allenamento presto hanno avuto un’andatura fluida, e sono stati in grado di camminare anche fuori dal laboratorio“.
La strada da fare è ancora molta ma ora che gli scienziati hanno scoperto il modo per “parlare” al midollo spinale, le informazioni da veicolare possono ampliarsi ad altre attività per risolvere problematiche diverse, compresa la stimolazione della vescica, delle braccia e delle mani.
L’impianto consiste nell’inserimento di elettrodi nel midollo spinale e secondo gli esperti dovrebbe poter avere buoni risultati anche con persone di età più avanzata. A patto che ci sia abbastanza midollo spinale sano, che dev’essere di almeno 6 cm.
Consuelo Terrin