Dalle bocce, alla motonautica, al karate: il Veneto si conferma terra di campioni anche nelle discipline meno conosciute
Vengono chiamati sport “minori”, ma quanto, a impegno, sacrificio e passione di chi li pratica, non sono certo secondi a quelli più seguiti, come calcio, basket, rugby o pallavolo. È anzi proprio tra questi, slegati da logiche di business e di interessi commerciali, che spesso si ritrovano i valori più genuini dello sport.
Il Veneto, terra di campioni in ogni disciplina, è ricco di atleti vincenti anche in queste discipline. Tralasciando i campioni olimpici che già vivono del loro sport e che ogni quattro anni riescono ad avere una vetrina importante, abbiamo raccolto le testimonianze di chi, affidandosi al duro lavoro e a un mondo fatto di allenamenti nei ritagli di tempo, è riuscito comunque a raggiungere prestigiosi risultati a livello internazionale.
Ne abbiamo scelti tre, andando a pescare tra gli sport più di nicchia, tra chi pur giovanissimo è già protagonista in tutto il mondo e chi insegue il sogno olimpico: Alberto Comparato (motonautica), Giacomo Ormellese (bocce) e Mattia Busato (karate).
Alberto, com’è nata la passione per questo sport e cosa ti ha spinto a praticarlo sin da piccolo, preferendolo ad attività più popolari come il calcio? «Sin da piccolo ero sempre sulla barca di mio padre ed è stata una scelta naturale. Ho iniziato a correre a 12 anni su piccole imbarcazioni da 15 cavalli e non ho più smesso. Mio padre avrebbe preferito facessi altro, perché è uno sport pericoloso e soprattutto all’inizio si preoccupava per me, ma la passione è troppo forte, così anche lui si è rassegnato e anzi ora è il mio più grande tifoso».
C’è stato un momento in cui hai pensato “questo è lo sport che amo davvero” o al quale è legata l’emozione più forte della tua carriera? «Il primo Mondiale è stato il più emozionante anche perché ero il più giovane del gruppo e perché è stato più difficile: ho sbagliato alla seconda prova e ho dovuto vincere tutte le altre».
Lo sport non è la tua professione principale (non ancora almeno): come riesci a conciliare l’attività sportiva a livelli così alti con lo studio o il lavoro? «Oltre a fare il pilota per la Woodstock Yachting Club, studio meccanica e sono collaudatore di F4 per un team di Abu Dhabi. Non è facile star dietro a tutto e mi tocca studiare nei ritagli di tempo o la sera. Ma anche se la mia strada è quella di diventare un pilota professionista, so che prima devo finire gli studi».
Fama, visibilità, guadagni: cosa invidi di più ai tuoi coetanei di sport più popolari? «Non parlerei di invidia, ma mi piacerebbe che la motonautica fosse più conosciuta e apprezzata come meriterebbe. Il riferimento più diretto sono automobilismo o il motociclismo, ma a livello di popolarità siamo lontani anni luce. L’aspetto economico, invece, non è così importante per me».
I prossimi impegni e il sogno sportivo per il futuro? «Quest’anno correrò in F2 ed è già una bella sfida perché è una categoria impegnativa, l’anticamera della Formula 1. Cominciamo a giugno in Finlandia, poi Brindisi (unica tappa italiana) e le altre date. A settembre, inoltre, ci sono gli Europei in Inghilterra. Il sogno, nel breve periodo, è vincere in Formula 2 perché vorrebbe dire eguagliare mio padre che è stato l’unico italiano a riuscirci. E poi, un giorno, essere il migliore in Formula 1».
Giacomo, com’è nata la passione per questo sport e cosa ti ha spinto a praticarlo sin da piccolo, preferendolo ad attività più popolari come il calcio? «Le bocce sono lo sport di famiglia, da mio nonno a mio padre a mio zio, e appena ho imparato a camminare ho anche iniziato a giocare a bocce. A 6 anni la mia prima gara. Ho fatto un anno di calcio, ma era troppo faticoso (ride, ndr), poi kayak e nuoto che mi piacevano di più, ma quando è stato il momento di scegliere non ho avuto alcun dubbio: bocce».
C’è stato un momento in cui hai pensato “questo è lo sport che amo davvero” o al quale è legata l’emozione più forte della tua carriera? «La soddisfazione più grande è stata il Mondiale, ma anche tornare in serie A con la mia squadra, il Noventa di Piave. Ora stiamo lottando per la salvezza, non vogliamo perdere la massima serie dopo aver fatto tanta fatica per raggiungerla. Le metto sullo stesso piano».
Lo sport non è la tua professione principale (non ancora almeno): come riesci a conciliare l’attività sportiva a livelli così alti con lo studio o il lavoro? «Sono al secondo anno di Economia aziendale a Udine e frequentare l’Università lontano da casa rende difficile allenarsi sempre con il resto la squadra. Per fortuna ho la possibilità di allenarmi da solo con un coach privato, che è quello che mi ha preparato per i Mondiali. Da un mesetto, poi, ho anche iniziato un’attività lavorativa con un’azienda, ma se davvero tieni a qualcosa, il tempo si trova».
Fama, visibilità, guadagni: cosa invidi di più ai tuoi coetanei di sport più popolari? «Invidia no, il business che gira attorno a uno sport spesso è in relazione con la visione che dai di esso. Personalmente non rinuncerei mai alle bocce per uno sport che mi consentisse di avere maggiori guadagni o più popolarità. La passione vince su tutto».
I prossimi impegni e il sogno sportivo per il futuro? «I prossimi obiettivi sono, innanzitutto, la salvezza con la mia squadra in serie A e ottenere qualche successo individuale a livello nazionale. In autunno ci sono poi i Mondiali di Monaco: non sarà facile ottenere la convocazione perché quest’anno non ci sarà la specialità con cui ho vinto nel 2015, ma ci proveremo. Il sogno più grande, invece, è vestire la maglia della Nazionale senior a un Mondiale».
Mattia, com’è nata la passione per questo sport e cosa ti ha spinto a praticarlo sin da piccolo, preferendolo ad attività più popolari come il calcio? «La passione è nata dalla TV: cartoni animati e film come Karate Kid affascinavano me come molti altri bambini e mi hanno spinto ad avvicinarmi a questa disciplina. Ho provato anche altri sport (nuoto, basket), ma il karate mi ha conquistato sin da subito e non l’ho più abbandonato».
C’è stato un momento in cui hai pensato “questo è lo sport che amo davvero” o al quale è legata l’emozione più forte della tua carriera? «Le emozioni più grandi sono legate alle persone che ho conosciuto, come il mio vecchio maestro della palestra di Maerne, con cui ho costruito un rapporto incredibile, e a tutto il percorso che mi ha portato dove sono ora. Le vittorie sono solo il risultato finale, le vere soddisfazioni stanno nel viaggio che compi per raggiungerle».
Lo sport non è la tua professione principale (non ancora almeno): come riesci a conciliare l’attività sportiva a livelli così alti con lo studio o il lavoro? «Per fortuna sono sempre stato bravo a conciliare il karate con i miei studi. Ora è più difficile perché all’Università di Padova, dove studio infermieristica, ho anche l’obbligo di frequenza e io sono in giro per le gare anche intere settimane, ma un modo lo si trova sempre».
Fama, visibilità, guadagni: cosa invidi di più ai tuoi coetanei di sport più popolari? «Sono un tipo riservato, fama e visibilità non mi interessano. Non nego però che mi piacerebbe poter fare del karate la mia attività principale e vivere di essa, mi darebbe molta tranquillità».
I prossimi impegni e il sogno sportivo per il futuro? «A maggio a Montpellier, in Francia, si terranno gli Europei, mentre a ottobre ci sono i Mondiali a Linz (Austria). Sono due appuntamenti importanti, in cui ovviamente tengo a far bene. Ma il vero sogno, per me come per tutti gli altri karateka, è quello delle OIimpiadi di Tokyo 2020 che potrebbero vedere l’esordio del karate come gioco olimpico. Esserci, oltretutto in Giappone dove il karate ha avuto origine secoli fa, sarebbe fantastico».
ALBERTO COMPARATO MOTONAUTICA
Nato a Monselice (PD), ha appena 18 anni ed è quel che si dice un predestinato della motonautica, sport in cui si utilizzano vari tipi di imbarcazione per gare di velocità. Sulle orme del padre Fabio, vincitore di 7 titoli Mondiali in carriera, a 16 anni ha centrato un clamoroso triplete conquistando Mondiale, Europeo e campionato italiano nella categoria Formula 4. Nel 2015 ha concesso il bis ai Mondiali e nel campionato nazionale e proprio in virtù dei risultati raggiunti nei prossimi mesi riceverà dalle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la medaglia d’oro al valore atletico.
GIACOMO ORMELLESE BOCCE
Nella famiglia di Giacomo Ormellese, 21enne originario di San Donà di Piave (VE) e ora tesserato per l’ASD Bocciofila Noventa di Piave, la passione per le bocce si tramanda di generazione in generazione. Lui, dopo essersi laureato campione italiano nel 2014, è salito sul tetto del mondo l’anno seguente conquistando il titolo di Campione Mondiale Under 23 nella specialità combinato.
MATTIA BUSATO KARATE
Nato il 2 febbraio 1993 a Mirano (VE) e ha iniziato a praticare il karate all’età di 9 anni nelle palestre del veneziano. A 13 anni i primi risultati di prestigio a livello regionale e nazionale nelle specialità Kata (forma) e Kumite (combattimento), poi nel 2010 il passaggio alla società Germinal Karate Castelfranco Veneto, con la quale arrivano anche le vittorie in maglia Azzurra: oro ai Campionati Europei in Finlandia nel 2014 e doppio argento nel 2015 agli Europei di Istanbul e ai Giochi Olimpici Europei di Baku, in Azerbaijan.