Il Governo approva a Cutro, luogo dell’ultima tragedia, il decreto legge che attua una stretta su scafisti e trafficanti di uomini
I flussi di migranti verso l’Italia non accennano a fermarsi, anzi. Nella sola giornata di ieri, a Lampedusa, sono arrivate ben 41 barche, con 1.869 persone complessivamente a bordo. Un record. Anche perché, tra mezzanotte e l’alba, sono stati registrati altri 14 sbarchi, per complessivi 605 migranti. E nella tarda serata si è rischiato un nuovo dramma, con l’affondamento di un barchino con 42 persone a bordo.
L’emblema di questo problema resta la tragedia di Cutro, che lo scorso 26 febbraio ha lasciato in mare i corpi di 72 vittime. Ma il sacrificio di tante persone che cercavano una nuova vita in Italia in uno dei tanti drammatici viaggi della disperazione organizzati da trafficanti senza scrupoli potrebbe non risultare vano. E i futuri criminali saranno assoggettati a pene più dure. Comprese quelle previste per un nuovo reato.
In un Consiglio dei ministri tenutosi proprio nel municipio del comune del Crotonese teatro del naufragio, il Governo Meloni ha scelto infatti la linea dura contro scafisti e trafficanti di uomini per provare a prevenire e contrastare il triste fenomeno dell’immigrazione irregolare in Italia, attraverso un decreto legge contenente disposizioni urgenti anche in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri.
Il nuovo reato e le nuove pene
La novità principale del decreto legge approvato dall’Esecutivo, che ridisegna il tema dell’immigrazione è il rafforzamento degli strumenti di contrasto ai flussi migratori illegali e all’azione delle reti criminali che operano la tratta di esseri umani attraverso l’introduzione di un nuovo articolo che prevede il nuovo reato di “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”.
La fattispecie si applica nei casi in cui il trasporto dei migranti avvenga “con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante”. E prevede gravi pene: da 10 a 20 anni per lesioni gravi o gravissime a una o più persone; da 15 a 24 anni per morte di una persona; da 20 a 30 anni per la morte di più persone.
Il decreto precisa anche che, nei casi in cui la condotta sia diretta a procurare l’ingresso illegale nel territorio italiano, il reato “è punito secondo la legge italiana anche quando la morte o le lesioni si verificano al di fuori di tale territorio“. E inasprisce le pene per reati connessi alla immigrazione clandestina: chi “promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato” sarà punito con la reclusione da 2 a 6 anni o da 5 a 15 anni.
Il decreto flussi diventa triennale
D’altro lato, il decreto legge mira a semplificare le procedure per l’accesso, attraverso canali legali, dei migranti qualificati, il cui permesso (per lavoro a tempo indeterminato o autonomo e per ricongiungimento familiare) avrà una validità di 3 anni anziché 2. Le nuove modalità di programmazione dei flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri prevedono innanzitutto che le quote di stranieri da ammettere in Italia saranno definite, per un triennio, a partire dal periodo 2023-25, con decreto del presidente del Consiglio dei Ministri.
La decisione si basa sempre sull’intenzione di prevenire l’immigrazione irregolare. Quindi, in via preferenziale, le quote saranno assegnate ai lavoratori di Stati che promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari. È previsto anche che, qualora se ne ravvisi l’opportunità, durante il triennio possano essere adottati ulteriori decreti.
Il decreto semplifica poi l’avvio del rapporto di lavoro degli stranieri con aziende italiane e accelera la procedura per il rilascio del nulla osta anche per esigenze di carattere stagionale. In ogni caso, anche al di fuori del decreto flussi, rimane consentito fuori quota l’ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato agli stranieri qualora superino nel Paese d’origine un corso di formazione professionale e civico-linguistica riconosciuto dall’Italia e promosso dal Ministero del Lavoro.
Protezione speciale e centri per migranti
Per evitare interpretazioni che portino a un suo allargamento improprio, la protezione speciale, la cui nuova disciplina opererà con norma transitoria dall’entrata in vigore del decreto-legge, il Governo ha quindi ridefinito la protezione speciale, stringendone le maglie rispetto ai criteri modificati nel 2020. Si tratta della tipologia di protezione che, nel 2022, è stata più utilizzata, rispetto allo status di rifugiato e alla protezione sussidiaria, con 10.865 beneficiari.
Riguardo ai centri di permanenza per i rimpatri, il decreto legge prevede, fino al 31 dicembre 2025, la facoltà di derogare al codice dei contratti pubblici per l’individuazione, l’acquisizione o l’ampliamento. Si intende così potenziare la rete, garantendo anche la legalità all’interno dei centri dei migranti attraverso l’introduzione di norme che, in caso di gravi inadempimenti da parte dei gestori che possano compromettere la continuità dei servizi, autorizzano il prefetto a nominare un commissario.
Alberto Minazzi