In un momento particolarmente difficile qual è quello che stiamo vivendo, a dimostrare che nonostante tutto la vita è più forte della pandemia, arriva la buona notizia.
Rispetto al significativo calo di natalità che si registra in Italia, i numeri del Punto nascite dell’ ospedale dell’ Angelo, a Mestre, dimostrano che nel comune di Venezia si sta andando in controtendenza.
Nel 2018 sono venuti al mondo più di 2.000 bambini, pochi meno nel 2019. I dati finora registrati portano anche il 2020 verso quota 2.000 nuovi nati, confermando per il terzo anno una tendenza in crescita.
Parti in sicurezza e video-tutorial
«I numeri del Punto Nascita dell’Angelo – sottolinea il Primario di Ostetricia dottor Tiziano Maggino – confermano il trend positivo anche per il 2020. Pur in un momento difficile per le strutture ospedaliere, le donne continuano a partorire in gran numero all’Ospedale di Mestre. Abbiamo messo in atto tutte le misure necessarie per tutelare le gestanti e i nascituri. Le future mamme trovano nel reparto di Ostetricia e Ginecologia tutte le attenzioni e l’assistenza necessarie nel percorso verso il parto».
Il team della struttura mette per questo in atto nuove metodologie operative per le donne che devono partorire. Per loro infatti sono stati prodotti video-tutorial sul tema della nascita e gli specialisti, in sinergia con quelli dei Consultori sul territorio, si impegnano a svolgere in videoconferenza i corsi di preparazione. Per ogni consulto e visita che permetta l’uso delle nuove tecnologie si utilizza la telemedicina.
In aumento i parti cesarei
«Le donne che partoriranno in questo periodo – spiega Maggino – si trovano a vivere la gravidanza in modo sicuramente più complicato. Tuttavia non abbiamo ricevuto diminuzioni nelle richieste di assistenza né all’adesione ai programmi di avvicinamento al parto. Le gestanti comprendono anche il senso delle limitazioni imposte a protezione loro e dei nascituri».
Sono positivi anche i segnali che riguardano il percorso di gravidanza durante il quale non si segnalano aumenti di patologie collegate, complicazioni e interventi ostetrici. Non si registrano aumenti neanche di parti con esito negativo. Limitatamente al periodo del lockdown sono leggermente cresciuti i parti cesarei. Un aumento legato al desiderio di avere tempi certi e ridurre la permanenza in ospedale dove non era possibile soggiornare con la stessa tranquillità che normalmente si vive nel reparto.
La Giornata mondiale della Prematurità
Diversa la situazione per i parti di neonati prematuri, bambini che hanno bisogno di terapie intensive neonatali adeguate poiché non hanno ancora maturato del tutto i loro organi e apparati e non sono ancora capaci di adattarsi alla vita fuori dal grembo materno.
L’assistenza e le cure sono fondamentali per la sopravvivenza e per ridurre la possibilità di disabilità future, in particolare per i più piccoli nati sotto le 32 o le 28 settimane di gestazione.
Proprio oggi (17 novembre ndr) si celebra la Giornata mondiale della Prematurità.
Per l’occasione le sedi comunali di centro storico e terraferma si illumineranno di viola.
Un gesto simbolico per partecipare alla campagna di sensibilizzazione e ricordare l’importanza di identificare azioni che portino a ridurre l’incidenza e l’impatto sulla salute del neonato.
In Italia i neonati “pretermine” (ovvero venuti alla luce prima della trentasettesima settimana di gestazione) costituiscono il 10% delle nascite totali, incidendo sulla mortalità neonatale per il 50% e su quella infantile per il 40%.
Nell’ambito della giornata sono previsti eventi online nelle pagine Twitter e Facebook di Sin (Società Italiana di Neonatologia). Nel suo canale Youtube si trova anche un video istituzionale sulla Prematurità in cui si evidenzia l’elevato livello di assistenza della rete dei punti nascita italiani che garantiscono cure specializzate ai piccoli prematuri e alle loro mamme in un percorso che continua anche dopo la dimissione dall’ospedale.