Sapete cos’è un’asta all’orecchio o ne avete mai sentito parlare? No?
Ebbene, è una pratica che risale ai tempi antichi e la si può osservare dal vivo al mercato ittico di Chioggia.
Quando ci sono più persone interessate a un prodotto, infatti, si procede all’aggiudicazione attraverso un’asta nella quale uno dei 12 astatori o commissionari, figure qualificate e dedicate a questo mestiere, si pongono al centro di un cerchio composto dai compratori interessati.
Ogni compratore si reca a turno vicino all’astatore e sussurra all’orecchio la propria offerta segreta. La migliore si aggiudica il lotto.
Ovviamente questa antica pratica da febbraio 2020 è stata interrotta per le disposizioni anticovid ma rimane attiva quella per vendita diretta, con i quali i professionisti del settore acquistano il pesce da sessant’anni al mercato di Chioggia.
Una tradizione millenaria
Quello di Chioggia è un mercato storico del pesce.
Ricorre quest’anno il suo 60°, festeggiato a ottobre con una cerimonia aperta proprio con il tradizionale suono della sirena che dà il via alle trattative.
Due volte al giorno, come le volte in cui si svolge il mercato: alle 3 del mattino e alle 15.00.
Aperta anche il sabato, questa realtà genera un fatturato di 40 milioni di euro l’anno proponendo pescato locale, nazionale e in piccolissima parte anche estero.
E’ una realtà ambiziosa, cresciuta negli anni e con ancora tanta voglia di puntare in alto.
“Vogliamo che il nostro pesce e il nostro mercato diventino un vero e proprio brand riconoscibile sulle tavole degli italiani e sugli scaffali dei supermercati – confida il presidente Emanuele Mazzaro – Ci stiamo lavorando. Nel contempo – anticipa- stiamo anche portando avanti con l’Università di Padova “Marginet“, un progetto che sarà lanciato a breve e che renderà produttiva la moltitudine di cassette di polistirolo che quotidianamente produciamo”.
A esser stato messo a punto, è un sistema che, grazie alla pirolisi, le trasformerà in carburante da usare sia per la mobilità su terra che marittima.
La pesca a Chioggia
La pesca è sempre stata per Chioggia una delle attività principali e per molto tempo, quasi l’unica attività svolta.
Non solo dagli uomini. Spesso anche le donne partecipavano, aggiustando e costruendo le reti o vendendo il pesce.
Fino al 1915 le zone di pesca arrivavano fino all’Albania lungo tutta la costa della Jugoslavia, a quel tempo territorio italiano e i pescatori molto spesso rientravano dopo mesi.
In realtà, a Chioggia, la pesca è stata praticata fin dall’antichità dalla maggior parte della popolazione e ancor oggi si tramanda da padre in figlio.
Grazie ai “custodi dell’Adriatico”, questo il claim scelto dal mercato ittico di Chioggia per il proprio brand e per i pescatori che quotidianamente vi fanno riferimento, siamo andati alla scoperta dei metodi utilizzati per la pesca nel tempo.
La coccia volante
Questo metodo di pesca viene svolto da una coppia di barche di circa 20 metri. Si parte all’alba e dopo 3-4 ore di permanenza in mare si inserisce “l’occhio”, un apparecchio che serve a individuare i banchi di pesce. Una volta trovati i pesci, si calano le reti che sono trainate da entrambe le imbarcazioni. Il pescato viene quindi suddiviso a seconda della qualità. Il volume giornaliero? circa 1000/1500 cassette di pesce azzurro (sardine, sarde, alici, sgombri, ecc..)
I ramponi
La pesca con ramponi si svolge con casse di ferro, con denti saldati in una lama grande quanto il rampone che è di due tipi: uno per le sogliole, l’altro per le capesante.
I parancai
Il “parancalo” è un filo di nailon lungo circa 300 metri, con una moltitudine di ami distaccati un metro l’uno dall’altro. La pesca con i parancai viene fatta con una barca di circa 10 metri. Con i parancai si pescano anguille, passere e i “go”.
La pesca delle vongole
Questo particolare tipo di pesca viene fatto con attrezzature meccanizzate. Dalla poppa della barca viene gettata un’ancora del peso di circa un quintale. Quindi si getta in acqua una specie di cassa trascinata dal collegata con una cinghia al motore della barca. Quando si è vicini all’ancora, la cassa viene alzata e le vongole riversate in coperta e vengono messe in un “tamiso” (tipico attrezzo pe separare le vongole dalle piccole e da eventuali crostacei)
I re
La pesca dei “re” prevede l’utilizzo di piccole barche ed è volta a sogliole, passere e cefali. La rete è lunga circa un chilometro e alta un metro e mezzo.
Le imbarcazioni
Le imbarcazioni utilizzate sono cambiate nel tempo dalle tartane e le sardellere (che come suggerisce il nome erano utilizzate per la pesca delle sardine) fino ai bragozzi. Suggestiva era la cerimonia del varo di un bragozzo “niovo” (nuovo), benedetto e poi, a varo avvenuto, festeggiato con una ganzèga, che ovviamene era a base di vino sardèle salae, canoce e buli.
Interessante