Approvato l’emendamento al decreto “Bollette” per modificare di un grado le temperature nei locali delle Pubbliche Ammistrazioni
Farà più caldo d’estate e più freddo d’inverno.
Questa volta non solo per i cambiamenti climatici ma perché saranno diverse, rispetto al solito, le temperature, massime e minime, che dovranno esser tenute negli uffici pubblici di tutta Italia.
Comincia da qui il nuovo approccio per risparmiare gas ed energia.
Un grado in meno o un grado in più possono sembrare poca cosa.
In realtà, possono fare la differenza.
Le Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera dei Deputati ha infatti approvato un emendamento al decreto “Bollette” che fissa i nuovi limiti di riscaldamento e condizionamento per le Pubbliche Amministrazioni.
Un piccolo cambio di abitudini per abbattere i consumi
A essere presa in considerazione, per il rispetto dei nuovi limiti in vigore già dal prossimo mese, sarà la “media ponderata” della temperatura degli uffici pubblici.
Questa, nel periodo tra il 1° maggio 2022 e il 31 marzo 2023, non dovrà superare i 19 gradi (più 2 gradi di tolleranza) e non dovrà essere inferiore a 27 gradi (meno 2 di tolleranza).
I nuovi limiti all’uso degli impianti di riscaldamento e condizionamento dell’aria varranno anche negli edifici scolastici, mentre non si applicheranno a quelli destinati a uso sanitario, a partire dagli ospedali, ma anche cliniche e case di cura.
Sensibilizzare i cittadini: le famiglie potrebbero risparmiare il 7% del gas consumato
La decisione va inquadrata all’interno dei provvedimenti per fronteggiare il caro-bollette energetico, perché l’intervento sulla regolazione delle temperature è da considerarsi secondo gli esperti come lo strumento più efficace per abbattere i consumi.
Si stima che, semplicemente grazie all’applicazione dei nuovi limiti, in un anno si potrà risparmiare circa un miliardo di metri cubi di gas. E, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, è sufficiente un grado in meno per risparmiare il 7% del gas consumato nelle nostre case.
Se il primo passo riguarda le Pubbliche Amministrazioni, è però fondamentale proseguire anche nell’azione di sensibilizzazione dei cittadini su questi temi.
La stima sul consumo di gas da parte delle famiglie italiane per il riscaldamento è infatti di 20 miliardi di metri cubi, più altri 10 miliardi per il condizionamento dell’aria.
E se l’Italia riuscirà a ridurre la spesa nei primi 2 trimestri dell’anno in corso, si libererebbero ulteriori risorse che potrebbero essere utilizzare per nuovi aiuti, come ha sottolineato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in sede di question time, rispondendo alla domanda di Luca Sut del M5S, che aveva ipotizzato un possibile avanzo di 2 miliardi di euro.
La Giornata nazionale del risparmio energetico
Le Commissioni Ambiente e Attività produttive hanno approvato in tal senso anche un altro emendamento: quello che ha istituito, per il 16 febbraio, la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibile.
L’iniziativa è mirata alla promozione della “cultura del risparmio energetico e di risorse mediante la riduzione degli sprechi, la messa in atto di azioni di condivisione e la diffusione di stili di vita sostenibili”.
La Giornata non prevede maggiori o nuovi oneri a carico dello Stato e sarà coordinata dal Ministero della Transizione ecologica e dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Un ultimo emendamento assegna infine all’autorità di regolazione energia, reti e ambiente Arera il compito di elaborare relazioni sull’effettivo utilizzo delle risorse, al fine di contenere gli effetti degli aumenti dei prezzi di elettricità e gas.
Gas verso il razionamento?
Un ultimo fronte (probabilmente il più importante se si considera che è questo, con servizi e trasporti, il settore che consuma più energia) è quello dell’industria.
Il settore produttivo potrebbe essere infatti il primo a essere colpito da eventuali razionamenti se l’Europa decidesse concretamente di chiudere il flusso di gas russo.
Il premier Mario Draghi, in sede di presentazione del Documento di Economia e Finanza, ha infatti dichiarato che la linea del nostro Paese sarà quella di uniformarsi alle decisioni dell’Unione riguardo alle sanzioni ritenute più efficaci per portare alla pace.
Al tempo stesso, il Presidente del Consiglio ha assicurato sulle scorte attualmente in possesso dell’Italia, che possono coprire ancora circa 6 mesi, arrivando fino a ottobre.
Un periodo in cui, però, il Governo è chiamato all’elaborazione di un piano operativo concreto per fronteggiare eventuali emergenze.
Tra le idee su cui si sta ragionando, come rivela il Corriere della Sera, c’è anche lo spegnimento dell’illuminazione pubblica per alcune ore, la riduzione dei limiti di velocità delle auto e la possibile previsione di stop programmati.
Alberto Minazzi