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Melanoma: primo vaccino curativo a Napoli

Melanoma: primo vaccino curativo a Napoli

Passo avanti fondamentale verso l’autorizzazione del farmaco a rna messaggero con la somministrazione a un paziente di 71 anni avvenuta all’Istituto Pascale

Anche se, come ha subito sottolineato l’oncologo Paolo Ascierto, “lo studio di conferma è iniziato da poco” e serviranno ancora “nello scenario più ottimistico almeno 3 anni, con almeno un paio di follow-up”, per avere i risultati della sperimentazione di “fase 3” (l’ultima per poter passare alla richiesta di autorizzazione del farmaco da parte delle autorità regolatorie), la lotta contro il melanoma, comune tumore cutaneo tra i più aggressivi, lo scorso 26 gennaio 2024 ha compiuto un fondamentale passo avanti.
“Oggi è un grande giorno: per noi è un momento veramente importante”, ha commentato a caldo lo stesso Ascierto, che sta seguendo all’Istituto nazionale tumori Fondazione Pascale di Napoli il primo paziente italiano a cui è stato inoculato il vaccino a mRna di Moderna per la cura di questo tipo di neoplasia.
Se saranno confermati i confortanti risultati delle prime 2 fasi di studio, potrebbe infatti in prospettiva aggiungersi, chiude il medico, “una nuova e più efficace opzione terapeutica da dare a quanti più pazienti possibile”.

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Paolo Antonio Ascierto, direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma onlus

Il 71enne molisano, da medico a paziente

Come precisa il Pascale, sono stati già individuati, attraverso l’attività di screening, anche altri 18 pazienti potenzialmente candidati al vaccino.
L’arruolamento, fa il punto Ascierto, proseguirà, in tutto il mondo, per chiudersi con 1.500 pazienti, presumibilmente verso ottobre o novembre.
Ma il protagonista dell’avvio della nuova fase di sperimentazione in Italia, 130° paziente nel mondo a ricevere il vaccino, ha un nome e un cognome, Alfredo De Renzis, e una storia che arricchisce di ancor più contenuti la vicenda.
Il 71enne, molisano di Carovilli in provincia di Isernia, sposato con 2 figli, è infatti un medico di base. E, come riporta l’intervista rilasciata al quotidiano napoletano “Il Mattino”, quando, a dicembre, gli è stata proposta dal Pascale, dove è seguito da settembre (dopo lo sviluppo di metastasi linfonodali inguinali) dal reparto diretto da Ascierto, la somministrazione del vaccino sperimentale, 2 anni dopo la scoperta del melanoma, ha sùbito accettato. “Mi sembrava doveroso per il mio ruolo di medico, per dare un contributo alla ricerca, ma anche perché confido in questa cura”.

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Il primo paziente italiano al quale è stato somministrato il vaccino per la cura del melanoma, il medico Alfredo De Renzis

Il vaccino anti-melanoma a rna messaggero

Quando si parla di vaccini in campo oncologico, non si tratta di farmaci preventivi, ma curativi.
Quello per il trattamento del melanoma realizzato da Moderna utilizza la stessa tecnologia adottata per iel vaccino anti-Covid, impiegando rna messaggeri sintetici in grado di istruire il sistema immunitario a riconoscere le proteine legate a mutazioni genetiche delle cellule malate.
“La materia tumorale del paziente – spiega il medico – viene prelevata e inviata a un laboratorio centralizzato che estrae il dna dall’antigene riconosciuto dal sistema immunitario, selezionandone con un algoritmo 34 tratti tra i più immunogenici per costruire poi il vaccino”.
Lo scorso anno, in occasione dei principali convegni del settore, ricorda lo stesso Ascierto, sono stati presentati i dati preliminari sull’efficacia dei test di fase 2, in cui l’Italia non è stata selezionata, che hanno dato esiti ritenuti “entusiasmanti”.
“Noi – spiega l’oncologo – partiamo da qui: dalla riduzione del 44% del rischio di recidive e del 66% di metastasi a distanza riscontrata dopo l’uso combinato del vaccino con il monoclonale pembrolizumab, che ha portato una grande eccitazione nel mondo scientifico”.

Potremmo essere alle porte di una svolta epocale

Il trattamento sarebbe dunque per pazienti ai quali il melanoma è stato rimosso, ad alto rischio o con metastasi resecata. E il vaccino di Moderna non è l’unico su cui si sta concentrando la ricerca farmaceutica mondiale impiegando la tecnologia a rna messaggero.
“La sperimentazione in corso – riprende Ascierto – può segnare una svolta epocale non solo per il melanoma, perché il concetto si può applicare a tutti i tipi di tumore. Già nel 2017 parlavo con alcuni ricercatori, che mi dicevano come ci fossero ottimi riscontri per vaccini a mRna per melanoma e tumore al polmone. E a maggio sono stati pubblicati dati su un approccio interessante anche al tumore al pancreas”.
Secondo un documento dell’Ema, sarebbero inoltre a un livello già avanzato molte sperimentazioni dell’utilizzo di questa tecnologia per vaccini anche contro l’aids, le malattie metaboliche e l’asma.
“L’rna messaggero – commenta il medico – è la tecnologia del futuro? Sì, ma il futuro è già adesso, perché l’utilizzo contro il Covid ne ha testato l’efficacia su una grandissima massa di popolazione, determinando un’accelerazione del processo di sviluppo dei vaccini anche in oncologia”.

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Le cure immunoterapiche per il melanoma

I progressi per la cura del melanoma, in ogni caso, sono stati importanti negli ultimi anni anche attraverso altre tipologie di trattamento, a partire dall’immunoterapia.
Anche in questo campo, la ricerca va avanti, con 70 farmaci allo studio, in diverse fasi.
Solo in Italia, sottolinea il Pascale, gli studi clinici in corso sono circa 200, di cui 51 con arruolamento attivo. E continuano ad aumentare le nuove indicazioni per farmaci o combinazioni di farmaci di questo tipo già in uso.
Grazie all’evoluzione sul fronte delle terapie, la percentuale di pazienti operati di melanoma ancora vivi a 7 anni e mezzo di distanza dall’intervento è già cresciuta dal 50% al 70%. “Anche il vaccino – conclude Ascierto – è immunoterapia. Ma, utilizzandolo come trattamento adiuvante in aggiunta alle altre immunoterapie oggi praticate, la speranza è che faccia crescere ancora questa percentuale. Di quanto, ce lo dirà lo studio che stiamo facendo. Per questo motivo c’è molta attesa. Anche solo un 10% in più sarebbe molto in termini di sofferenze e vite risparmiate”.

Alberto Minazzi

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Tag:  tumori, vaccini