I meno soddisfatti hanno un’età tra 45 e 55 anni, per gli over 65 prioritarie sicurezza e migliori condizioni di lavoro
I camici bianchi più giovani vorrebbero più tempo libero, mentre i più anziani chiedono maggiore sicurezza e migliori condizioni di lavoro.
E sul piatto della bilancia hanno un peso notevole anche la questione stipendi non adeguati, turni di lavoro in molti casi massacranti e stress accumulato.
A conti fatti, il tutto si traduce in una fuga generalizzata dagli ospedali.
Un fenomeno che in Italia sta sempre più crescendo. Un medico su tre infatti afferma di essere disposto a cambiare lavoro.
E’ il quadro che emerge da un sondaggio di Anaao Assomed, il maggior sindacato dei medici ospedalieri, al quale hanno risposto 2.130 tra medici e dirigenti sanitari.
Ogni anno almeno 1.000 medici all’estero, 2.000 lasciano il Servizio pubblico
Secondo l’indagine, i camici bianchi più in crisi hanno tra 45 e 55 anni.
Oltre a stress e duro lavoro – basti pensare alla situazione negli ospedali durante il periodo della pandemia – pesano non poco gli stipendi più bassi rispetto ai colleghi europei.
Concause che ogni anno portano alla fuga all’estero di almeno mille medici.
A loro se ne aggiungono circa altri duemila che lasciano il servizio pubblico per andare a lavorare nel privato, alcuni addirittura come “gettonisti” che svolgono la loro prestazione a chiamata coprendo carenze di personale.
Dal sondaggio emerge che la crisi della professione si sente maggiormente al sud piuttosto che al nord. In Italia meridionale e isole la questione riguarda il 64,2% di medici che si dichiarano insoddisfatti, mentre in settentrione la percentuale è del 53,6%, al centro del 56,3%.
Sulla situazione incide l’investimento nella sanità pubblica considerato che l’Italia spende solo il 6,1% del Pil nel settore, la cifra più bassa tra i Paesi del G7, ben al di sotto della media europea di 11,3%.
Il costo della sanità privata è pari al 2,3%, poco sopra la media europea.
Perché i medici lasciano gli ospedali
Quali cause spingono alla fuga dagli ospedali?
Il sondaggio dice che il 56,1% tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatto delle condizioni del proprio lavoro e 1 su 4, il 26,1%, anche della qualità della propria vita di relazione o familiare.
La percentuale cresce con l’aumentare dell’anzianità di servizio e delle responsabilità, raggiungendo l’apice tra i 45 e 55 anni, il periodo della vita lavorativa in cui ci si aspetta quel riconoscimento professionale che il nostro sistema sanitario non riesce a garantire.
Il 63,9% desidera cambiare lavoro per una retribuzione maggiore, il 55,2% per avere più tempo libero, mentre gli over 65 , soprattutto a fronte del numero di aggressioni registrato negli ultimi tempi, desidererebbe poter lavorare gli ultimi anni in sicurezza.
Quasi 6 mila medici in fuga dalle scuole di specializzazione
A registrare una situazione allarmante sono anche i dati registrati da Anaao Assomed in 14 regioni sui contratti non assegnati o abbandonati nel 2021-2022.
E’ stata analizzata l’effettiva fruizione da parte dei giovani medici dei 30.452 contratti statali banditi negli ultimi due concorsi di specializzazione.
I contratti non assegnati perché non scelti assieme a quelli lasciati perché il medico ha riprovato il concorso l’anno successivo cambiando specializzazione, vedono in cima alla triste classifica Lombardia, Veneto e Lazio.
Il Veneto, in particolare, su 2.757 contratti banditi ne conta 457 non assegnati e 185 abbandonati, rispettivamente 17% e 7%.
Gli abbandoni o i posti rimasti vuoti nelle scuole di specializzazione rivelano che la fuga interessa soprattutto le attività considerate più stressanti dal punto di vista lavorativo e quelle meno retribuite, quindi pronto soccorso e anestesia così come terapia intensiva e chirurgia generale.
Non conoscono invece crisi settori quali la dermatologia, chirurgia estetica e plastica, oftalmologia.
Tutte le branche che maggiormente hanno avuto a che fare con l’emergenza Covid-19 presentano il numero più alto di contratti non assegnati e abbandonati: la medicina d’emergenza-urgenza avrà 1.144 specialisti in meno rispetto ai 1.884 contratti stanziati (60,7%); Microbiologia 191 in meno rispetto a 244 (78,3%); Patologia Clinica e Biochimica Clinica 389 in meno rispetto a 554 (70,2%).
Osservando la suddivisione per regioni, l’entità dei contratti assegnati e/o abbandonati è una percentuale compresa tra l’ 11 e il 36%, con una media del 20%.
Silvia Bolognini