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A Roma, la "costruzione eterna" che si rigenera da sé

A Roma, la "costruzione eterna" che si rigenera da sé
Mausoleo Cecilia Metella Roma Ph© Mario Lerardi da Pixabay

Risale alla seconda metà del primo secolo a.C., ma a guardarlo è da sempre un grandioso, possente e soprattutto incrollabile monumento.
Al punto da essersi guadagnato il primato di costruzione eterna. E che anzi si rafforza rigenerandosi nel tempo.
E’ il Mausoleo di Cecilia Metella che si trova a Roma, uno dei luoghi simbolo della via Appia Antica.Qual è il segreto della sua eternità?
A svelarlo è uno studio condotto da alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. Secondo gli studiosi, si deve a ciò che i romani hanno utilizzato per le costruzioni: un insieme nel quale inserivano del materiale vulcanico.
Lo stesso Vitruvio, considerato il più famoso teorico dell’architettura di tutti i tempi e testimone delle raffinatissime tecnologie costruttive della tarda Repubblica romana, avrebbe indicato la tecnica utilizzata nel Mausoleo di Cecilia Metella.
La tomba avrebbe resistito nel tempo in maniera sorprendente grazie al materiale vulcanico scelto dai costruttori.
Questo ha portato a un’insolita interazione chimica con la pioggia e le acque di falda accumulatesi nell’arco di due millenni. “Costruire muri spessi di mattoni grezzi o con aggregati di roccia vulcanica – scriveva Vitruvio – uniti alla malta fatta con calce e tefra vulcanica (frammenti porosi di vetro e cristalli delle eruzioni) potrebbe portare a strutture che non vanno in rovina nel tempo”. Com’è stato nel caso del Mausoleo romano.
Lo studio americano ha evidenziato che i cristalli di leucite, minerale ricco di potassio, nell’aggregato vulcanico possono dissolversi nel tempo migliorando la coesione tra gli aggregati vulcanici e la matrice di cemento.
La tefra utilizzata per la malta della tomba di Cecilia Metella aveva molta leucite ricca di potassio. Secoli di pioggia e acqua di falda filtrata nelle mura hanno dissolto la leucite e rilasciato il potassio nella malta. La malta a sua volta si è configurata come mattoni di cash (calcio-alluminio, silicato e idrato) insieme a cristalli di un minerale chiamato stratlingite. Le analisi ai raggi X hanno permesso di vedere come è cambiata la malta. Le zone di interfaccia dell’antico cemento romano si sono evolute costantemente rimodellandosi. Un processo che ha portato nel tempo all’immortalità della struttura rinforzandolo e migliorandone la resistenza.

Silvia Bolognini

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