Lo rileva uno studio su oltre 400 specie di mammiferi. In alcuni casi sono perfino più piccoli
Lei più piccola, lui più grande.
Lei esile, lui muscoloso e forte.
Nel nostro immaginario, la coppia, di qualsiasi specie, è fisicamente legata a queste differenze.
In realtà questo è un pregiudizio e a dimostrarlo è un recente studio della Princeton University (Stati Uniti) su ben 429 specie di mammiferi.
L’esito ha infatti eliminato un falso mito: solo nel 45% delle specie prese in considerazione i maschi in natura si sono rivelati più grandi delle femmine. Nel 55% dei casi, invece, maschi e femmine hanno le stesse dimensioni, se non addirittura più piccole.
Lo studio
Se, per esempio, tra le foche elefante del nord i maschi sono ben tre volte più grandi delle femmine, tra i pipistrelli con naso a tubo queste ultime sono 1,4 volte i maschi. Lemure, talpe dorate, cavalli, zebre e tenrec, una specie di mammiferi diffusi prevalentemente in Madagascar e in altre aree dell’Africa Orientale, sono molto simili.
Se l’analisi delle masse corporee di maschi e femmine hanno dimostrato un dato di fatto, i risultati finali dello studio hanno fornito prove dirette che la selezione mediata dai predatori in alcuni casi ha invertito evolutivamente l’esagerazione di un tratto selezionato sessualmente per la riproduzione.
Insomma, la stazza di ogni mammifero può variare in relazione alla competizione per l’accoppiamento e all’investimento che viene fatto sulla prole.
Perché variano le dimensioni tra i mammiferi
Prendendo come esempio i leoni e i babbuini, i maschi, che risultano più grandi, si sfidano fisicamente per aggiudicarsi una compagna, mentre nel caso dei conigli sono le femmine ad avere una stazza maggiore e generano più cucciolate per ogni stagione degli accoppiamenti.
La ricerca ha utilizzato l’evoluzione sperimentale di popolazioni replicate di coleotteri della farina dalle corna larghe per testare gli effetti della predazione specifica del sesso su un tratto maschile esagerato sessualmente selezionato, le mandibole, e il successo riproduttivo femminile.
Scoprendo che le popolazioni soggette a predazione specifica maschile evolvono mandibole più piccole selezionate sessualmente e “ciò aumenta indirettamente la forma fisica femminile, apparentemente attraverso correlazioni genetiche intersessuali documentate”. La predazione esclusivamente sulle femmine non ha effetti.
Precedenti lavori hanno dimostrato che i maschi con mandibole più grandi generano figlie con una fecondità inferiore e che la selezione diretta per una maggiore o minore dimensione della mandibola si traduce in una diminuzione o aumento della forma fisica femminile. La selezione sulle mandibole maschili in definitiva influisce sulla dimensione dell’addome femminile che probabilmente determina il numero di uova che una femmina trasporta.