Oltre ai libri, gli scambi epistolari con Pasolini, Palazzeschi e Valeri
“A mi me basta esar poeta/no go ambission de altra sorta/i altri se i ga vogia/i vada pur per el
mondo/a cercar megio fortuna/mi i vardo e rido” (da Come el vento ne la laguna, 1968)
Il 4 marzo di vent’anni fa moriva drammaticamente Mario Stefani, poeta, scrittore, articolista,
professore, ambientalista ante litteram.
Chissà quali parole userebbe, oggi ai tempi del Covid, per
descrivere il silenzio malinconico delle calli, di quel campo San Giacomo dall’Orio che era un po’ il
suo vicino mondo, dei rio terà con rare comparse. I veneziani.
Chissà come canterebbe i 1600 anni della sua Venezia.
Forse, vinto dalla tristezza e dai suoi tormenti, cercherebbe conforto tra i suoi libri, i suoi molti libri,
un tempo custoditi nella bella casa vicino a quel suo campo: “San Giacomo/xe el campo più belo
del mondo/parcossa?/xe el me campo/do alberi de qua e do de là/quatro case vece/che le se fa
l’oceto/una co’ l’altra/i tosi beli che ride/e i fa ciasso” (da Un poco de tuto, 1969).
Mario Stefani non c’è più, ma la sua poesia, il suo spirito non ci hanno abbandonato. E i suoi libri
non sono stati dispersi o semplicemente perduti. Fortunatamente, hanno trovato una nuova, sicura,
casa. In una delle più celebri “case” veneziane, la biblioteca della Fondazione Querini Stampalia a
Santa Maria Formosa.
“Sono qui dal 2002 come esito di un lascito successivo alla morte del poeta veneziano” esordisce
Cristina Celegon, che della biblioteca della Fondazione è la responsabile.
Il fondo: un prezioso lascito per Venezia
Infatti, le proprietà di Stefani, per espresso suo volere, furono ereditate da una famiglia di San
Giacomo che in seguito decise di donare alla Fondazione tutto il “materiale culturale” dello
scrittore, quindi non solo libri, spiega Celegon: “Si tratta di quasi 7.000 volumi a cui vanno aggiunti
alcuni quadri che evidentemente non possono essere conservati in biblioteca e un più ristretto e
probabilmente incompleto archivio di corrispondenza con la raccolta di carteggi di lavoro, ma anche
a scambi epistolari personali, tra Stefani e figure come Aldo Palazzeschi, Pasolini, Diego Valeri”.
Il tutto fa parte del Fondo Mario Stefani, oggi proprietà della Fondazione Querini Stampalia.
Del fondo fa parte materiale inedito, non ancora catologato
“Il lascito fu una vera sorpresa per tutti noi, a cominciare dall’allora direttore Giorgio Busetto, benchè
qualche anno prima lo stesso Stefani avesse fatto una donazione. A curare l’elenco dei libri fu Piero
Lucchi, già direttore della biblioteca del Museo Correr. In realtà, il Fondo comprende anche copie
multiple di alcuni volumi, magari scritti dallo stesso Stefani che egli utilizzava come strumento di
lavoro per edizioni successive e aggiornate o come base per varie chiose o glosse anch’esse
indispensabili per revisioni o architettura per la sua attività giornalistica che lo vide collaborare con
quotidiani come il Gazzettino, Il Resto del Carlino o riviste d’arte come la Vernice a cui si sentiva
particolarmente legato. Nel lascito, anche la sua tesi di laurea.
Un poeta poliedrico cui rendere omaggio
“Questo specifico segmento del Fondo – spiega la responsabile della Biblioteca della Fondazione –
non è stato ancora catalogato in quanto richiede l’intervento di specialisti nella lettura e
interpretazione delle note dell’autore” e, ammettendo i vincoli a cui costringono le ristrettezze
economiche, confida in una rapida soluzione del problema puntando a una prossima disponibilità
anche di personale che possa affiancare chi materialmente dovrà studiare le note apportate da
Stefani ai libri che facevano parte della sua biblioteca.
Quindi, un lavoro ancora da portare a compimento ma che Cristina Celegon vuole traguardare per
rendere omaggio a questo poliedrico “pensatore” veneziano, se non nel ventesimo anno dalla sua
morte, al più tardi nel 2022.
La targa in ricordo vicino casa
Del resto è proprio l’articolazione dell’opera di Mario Stefani a rendere più complesso questo
lavoro. Infatti, se la poesia era il suo impegno principale, ha avuto una feconda attività di articolista
e poi si era speso nella battaglia per la sua città, la sua tutela, spinto da un amore che era già
impegno civile. Aspetto, quest’utimo, sottolineato dagli amici del poeta, che proprio il 4 marzo
scorso, si sono dati appuntamento in campo San Giacomo dall’Orio sotto la targa che ricorda
Stefani, per una testimonianza in versi e con aneddoti in sua memoria.
“Omaggio di Poesia”: un tributo che ritornerà dopo la pandemia
“Come Fondazione – continua Celegon – per tributare un omaggio a Mario Stefani, fin da subito
decidemmo di organizzare un appuntamento annuale di poesia. Si volle un po’ giocare sulle parole e
lo chiamammo “Omaggio di Poesia” perché calendarizzato nel mese di maggio. Inizialmente
dedicato alla produzione di Stefani. Il successo e l’interesse suscitato proprio come ribalta per poeti
meno conosciuti ed emergenti ci convinse ben presto ad allargare i confini al Veneto e all’ambito
nazionale. Ci siamo fermati solo con la pandemia”. Infatti, l’ultima edizione è quella del 2019, poi
la sospensione “Scartando l’ipotesi di continuarlo online, ma con la prospettiva di poterlo riprendere
non appena le condizioni lo permetteranno”.
E’ un modo per continuare ad alimentare l’interesse per la poesia e per la figura di Mario Stefani,
sebbene, ammette Celegon, su personaggi di quella generazione si sia depositata una prematura
patina del tempo: “Lo vediamo anche dalla tipologia dei fruitori del Fondo che comunque
comprende studenti, non solo di letteratura italiana, oltre che studiosi. Purtroppo è andata dispersa o
perduta quasi tutta la sua produzione giornalistica compreso quanto riguarda la difesa di Venezia”.
Anche per questo, il Fondo Mario Stefani è conservato come “biblioteca di persona” (la Fondazione
ne comprende 12 in tutto) che prevede tutele particolari, ad esempio l’esclusiva consultazione in
sede senza prestiti, o la collocazione unitaria catalogata con dizione specifica (“Biblioteca Mario
Stefani”) così da garantirne la migliore fruibilità.
Un ulteriore modo per ricordare Mario Stefani, poeta veneziano. Così legato a Venezia, così
appassionato della sua città.
“I poeti e i folli cercano altrove la verità/e intanto i commensali della mediocrità/s’arricchiscono
follemente/e la mente non trova più giustificazioni/dalla vita/e dissolve il tempo nel buio dei
secoli/la storia è violenza di noi stessi/della nostra memoria” (da A debito della vita, 1984).
Agostino Buda