Sono passati quasi 11 mesi, dal 1° aprile 2021, da quando cioè il 47 enne imprenditore veneziano Marco Zennaro è bloccato in Sudan per una vicenda giudiziaria.
Una situazione paradossale, visto che la giustizia penale del Paese africano ha fatto cadere per ben 3 volte tutte le accuse contro Zennaro.
Ma Marco è ancora lì, trattenuto in Sudan per un ultimo strascico civile in appello.
È la via della soluzione stragiudiziale, attraverso un accordo economico con la controparte, quella che appare più veloce per consentire finalmente il ritorno dell’imprenditore in Italia. Ma servono soldi. E, per provare a smuovere la raccolta fondi promossa da Unioncamere, che stentava a decollare, ha deciso adesso di intervenire il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Concretamente, con una donazione di 50 mila euro.
La vicinanza di Venezia a Marco
La Città di Venezia, del resto, è sempre stata vicina alla famiglia Zennaro, non facendo mai mancare il suo supporto. Nell’isola del Lido, quella di origine di Marco, sono veramente tanti gli striscioni che ne invocano la liberazione, appesi ai balconi e sulle vetrine di alcuni esercizi commerciali. Anche i taxisti lidensi hanno incollato un adesivo “Marco libero” sulle loro macchine.
Ma il messaggio si ritrova declinato pubblicamente in più forme anche in centro storico, allo stadio, sulle balconate dei palazzi e sulle barche. E non sono mancate diverse manifestazioni pubbliche per sollecitare un intervento più deciso della diplomazia internazionale. Un movimento di pressione civile che, però, finora è riuscito a produrre pochi frutti, visto che all’imprenditore resta impedita la fuoriuscita dal Sudan.
Il “booster” di Brugnaro per la liberazione di Marco Zennaro
Nella trattativa in corso con i miliziani sudanesi, si aggirerebbe sui 200 mila euro la cifra di garanzia necessaria per chiudere definitivamente la vicenda, senza necessità di arrivare al pronunciamento del giudice civile. Facendo cioè ritirare l’accusa agli imprenditori locali che hanno dato il via al processo contro la ditta di Zennaro, accusandola di truffa nella fornitura di una partita di trasformatori ritenuti difettosi.
Così il sindaco di Venezia Brugnaro ha deciso di compiere un gesto che, auspica, potrà spingere altri a imitarlo e arrivare così a raggiungere quanto prima la cifra necessaria. Ovvero destinare alla raccolta attivata da Unioncamere 50 mila euro prelevati dal fondo su cui confluisce il suo stipendio da amministratore pubblico. Fin dall’elezione, il primo cittadino lagunare ha infatti deciso di rinunciare alla propria indennità per destinarlo a situazioni di bisogno nel territorio.
La delibera di Giunta
Nel periodo tra il 2015 e il 2020, sul fondo vincolato erano confluiti 433 mila euro, considerato che l’indennità del sindaco di Venezia ammonta a circa 85 mila euro l’anno.
Soldi che, a fine del primo mandato di Brugnaro, dal 2015 al 2020, erano stati quindi distribuiti a 149 associazioni a sostegno delle loro attività solidali e sociali, anche allora attraverso una delibera della Giunta.
Formalmente, infatti, i soldi vengono erogati al primo cittadino, il quale li versa quindi a sua volta nel fondo volontariamente costituito. È così che ritornano nel bilancio del Comune, che però ne può disporre solo attraverso apposite deliberazioni. La Giunta, adesso, ha quindi accolto la proposta avanzata da Brugnaro di prelevare 50 mila euro a favore della vicenda-Zennaro.
Marco Zennaro: a che punto è la vicenda giudiziaria
La tripla assoluzione nei processi penali non è bastata finora per chiudere la vicenda e consentire a Marco di tornare in Italia. Così come non è stato sufficiente l’ulteriore passo in sede civile, visto che la ditta acquirente sudanese ha ricorso in appello dopo la sentenza favorevole a quella italiana. Nella situazione di stallo, infatti, Zennaro è costretto a rimanere nel Paese africano. E, al momento, non sono ancora fissate le date delle nuove udienze.
In questo momento, inoltre, Marco è nuovamente solo in Sudan visto che il padre Cristiano è stato spinto a rientrare in Italia dopo l’irruzione nel suo albergo da parte dei miliziani, unita al circolare della voce che fosse imminente un arresto anche nei suoi confronti. E poco può, per il momento, l’ambasciatore italiano, Gianluigi Vassallo, che pure si è messo a disposizione per garantire l’accordo tra le parti.
Alberto Minazzi
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