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Maltempo: in Italia peggio che ai tropici

Maltempo: in Italia peggio che ai tropici

Fenomeni come quelli degli ultimi giorni, ogni 300 anni. In Veneto 230 mm di pioggia in due giorni. La prima “acqua alta dolce” a Venezia. A Borgo Mantovano il vento ha rovesciato un treno merci

Per dare una spiegazione al moltiplicarsi in Italia degli eventi meteorologici estremi, come quelli che hanno contrassegnato le ultime giornate al Nord, si sente pronunciare spesso il termine “tropicalizzazione”, che è così ormai entrato anche nel parlato comune.
In realtà, pur essendo le condizioni ambientali sul nostro Paese sempre più simili a quelle di tutt’altre latitudini, la terminologia usata non è propriamente esatta.

Non è solo questione di termini

“Forse – spiega il meteorologo Lorenzo Tedici, responsabile media del sito iLMeteo.it – sarebbe più corretto parlare di “maghrebizzazione”, con riferimento all’Africa settentrionale, o ancor meglio inventare una nuova definizione ancor più precisa”.
Una precisazione, va detto, che non è solo terminologica.
Perché significa che l’impatto del riscaldamento globale è tale da rendere la situazione italiana addirittura più complicata rispetto a quella dei tropici. “Lì – prosegue Tedici – è sempre caldo, quindi non si creano le condizioni per la formazione di supercelle temporalesche impazzite, con grandine o tornado, come quelle che abbiamo imparato a conoscere qui”.

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Lorenzo Tedici, meteorologo responsabile media di iLMeteo.it

 

A maggio le precipitazioni di giugno e luglio. Il maltempo in Veneto

Maggio – approfondisce il meteorologo – sta diventando un mese molto delicato, di transizione, in cui si verifica l’aumento delle precipitazioni violente che prima si presentava tra giugno e luglio”.
Basta allora guardare alle cronache delle ultime ore provenienti da tutto il settentrione per rendersi conto di tutto questo. In Veneto, la Regione ha dichiarato ieri, 16 maggio, lo stato di allarme rosso per criticità idrogeologica e idraulica fino alle 14 di venerdì 17 su gran parte del territorio regionale. Del resto, secondo Marco Marani, dell’Università di Padova, un fenomeno dell’intensità registrata negli ultimi giorni “si presenta in media una volta ogni 300 anni”.

Intensità che ha toccato i 70 mm di pioggia in 30 minuti

“I dati Arpav – riprende Tedici – parlano di 150 millimetri di pioggia caduti nella giornata di ieri, arrivando a 230 se si sommano le precipitazioni di mercoledì 15, con alcune località che hanno registrato piogge ancor più intense, per esempio nel Veneto orientale. Il vero tema è però quello della violenza, avendo toccato anche i 70 millimetri in 30 minuti, quando si parla di “nubifragio” di fronte a 40 mm in un’ora”.

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Così, oltre all’argine rotto a Cologna Veneta, nel Veronese, quello ceduto lungo la Provinciale 27 a Mira, nel Veneziano, oltre ai 6.04 metri toccati dal Bacchiglione a Vicenza, a fare notizia è anche la prima storica “acqua alta dolce” a Venezia. Nel capoluogo, infatti, per l’allagamento di alcune zone del centro storico sono state determinanti le piogge ancor più ancora del livello della marea.

“I nubifragi del Veneto – è l’analisi scientifica del meteorologo di iLMeteo.it – sono il frutto della combinazione del calore di scirocco, che ha caricato le nuvole di “combustibile”, con l’aria calda da Sud-Est, e del cosiddetto “taglio di vento”. Ovvero del fenomeno per cui l’aria proveniente da direzioni opposte, a vari livelli, fa roteare le nuvole, che possono diventare così supercelle temporalesche”.

Il resto del quadro: dalla Lombardia, al Po, alle campagne

Spostandosi oltre il confine lombardo, dove, spiega Tedici, il maltempo è stato invece determinato dallo scontro tra venti orientali e dall’aria fresca atlantica proveniente da Ovest, un’altra immagine-simbolo della violenza dei fenomeni meteo di questi giorni è quella che arriva da Borgo Mantovano, dove la forza del vento è riuscita addirittura a rovesciare un treno merci.
Ha fatto scalpore anche la notizia del record di intensità di piogge negli ultimi 170 anni a Milano, che si è trovata al centro della convergenza tra i diversi flussi d’aria.
I comuni più colpiti dal maltempo sono stati quelli di Bellinzago e Gessate, con le esondazioni dei torrenti Trebbia e Molgora, allagamenti di scantinati e rimesse e il crollo di due ponti. Proprio a causa di un ponte caduto, nel Comasco, si registra anche un 66enne disperso.

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Preoccupa il livello del Po

Il maltempo non ha risparmiato il Friuli Venezia Giulia, soprattutto la provincia di Pordenone, e l’Emilia Romagna, a partire dal Ravennate. Ma anche al confine con la Lombardia, soprattutto nel tratto tra Piacenza e Boretto, preoccupa il livello del Po, che l’agenzia Aipo stima possa crescere ancora nelle prossime ore, avvicinandosi al livello 1 di criticità.
I prossimi giorni saranno quelli determinanti anche per la quantificazione dei danni per l’agricoltura.
Le prime stime di Coldiretti in 8 regioni hanno calcolato che, a causa dei 62 eventi estremi registrati, tra nubifragi e grandinate, siano finiti sott’acqua centinaia di ettari coltivati a mais, grano, soia e ortaggi, con anche terreni franati e danni ai vigneti.

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Le “colpe” del Mediterraneo caldo

Tra le cause degli eventi meteo estremi in Italia, gli esperti puntano concordi il dito prima di tutto sull’anomalo surriscaldamento del Mediterraneo.
“Già ad aprile – sottolinea al riguardo Lorenzo Tedici – nonostante il finale fresco, le temperature del mare sono state superiori alla media. Adesso siamo circa 3 gradi sopra i valori standard per il mese, realizzando purtroppo quello che si era teorizzato 5 o 6 anni fa”.
Avere mari caldi in anticipo determina un accumulo di energia, con l’apporto di aria umida e calda che potenzialmente crea condizioni buone. Ma, in questo periodo dell’anno, questa aria va a scontrarsi con le perturbazioni fredde che, secondo la norma, ancora circolano sull’Europa. Basti pensare, ricorda il meteorologo, che in Scandinavia fino a un mese fa ancora si toccavano punte di -30 gradi.

“Queste condizioni generali, che sono decisamente cambiate negli ultimi anni, – conclude Tedici – favoriscono gli eventi estremi. E temo che, per i prossimi 50 anni, non dobbiamo attenderci nessun passo indietro. Anche pensando che nel 1972 sulla Terra eravamo in 4 miliardi, oggi 8, e ogni cosa che facciamo produce calore”.

La tregua del maltempo e la siccità al Sud

Per il momento, tornando al presente e guardando alle previsioni del tempo, una piccola consolazione è legata al fatto che il peggio, riguardo all’ondata di maltempo, sembra essere alle spalle.
“Ora – illustra il responsabile media di iLMeteo.it – al Nord ci attende un deciso miglioramento, con una fase tranquilla fino a lunedì pomeriggio”.
Si tratterà però solo di una tregua.
“Per quanto i dati necessitino di una conferma – continua la previsione – da martedì molto probabilmente ci dobbiamo attendere l’arrivo di un nuovo ciclone dall’Atlantico, che porterà mediamente precipitazioni diffuse tra i 50 e i 60 mm, con possibili fenomeni importanti e picchi anche fino a 100 mm più probabili sulle regioni occidentali e sui rilievi”.

La tregua, anche se al contrario, riguarderà anche il Sud che, proprio per l’estremizzazione delle condizioni, è invece alle prese con la siccità. “Il problema della siccità – commenta Lorenzo Tedici – non si risolve in un giorno, ma da sabato pomeriggio la pioggia tornerà al Sud, per poi spostarsi al Centro domenica. I 100 mm di piogge diffuse la scorsa settimana hanno dato un po’ di respiro alla Sicilia. Però non si parlerebbe di siccità estrema se le temperature fossero più normali, perché metà della questione si lega al calore”.

Alberto Minazzi

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Tag:  meteo

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