Si intitola “Da banditi a mafiosi”, proprio per sottolineare quella che fu l’evoluzione della Mala del Brenta: da semplice “banda di ladri di polli” a vera e propria struttura di criminalità organizzata radicata nel profondo Nord-est. E, a fare notizia, è il successo oltre più ogni rosea previsione del podcast realizzato da Antonio Massariolo, giornalista e membro del comitato di gestione del Cidv, il Centro di documentazione e di inchiesta sulla criminalità organizzata in Veneto. La serie, in 6 puntate da 10’ più una traccia teaser, è infatti arrivata a toccare l‘ottavo posto assoluto nella classifica nazionale “Apple podcast” e il secondo nella sottocategoria “True Crime”.
“È un risultato sicuramente inaspettato – ammette l’autore – perché, nella piattaforma, ci sono produzioni molto più grandi della nostra e anche radio mainstream”.
A scaricare e ascoltare i file, sono soprattutto i maschi, in particolare nella fascia dai 20 ai 35 anni, ma c’è anche una buona risposta dei giovanissimi under 20.
Il podcast
La struttura del podcast, finanziato e promosso dal Comune di Mira, segue due linee. La prima è quella temporale, ovvero affrontando la tematica dal punto di vista dei fatti che si sono succeduti nel tempo. Vi è però anche una linea parallela basata sugli argomenti, “perché – spiega Massariolo – per capire la Mala del Brenta è fondamentale capire prima cos’erano il Veneto e l’Italia in quegli anni. Il triangolo tra Venezia, Mestre e Padova fu infatti al centro della storia del terrorismo. E, pur non ricollegandosi direttamente il terrorismo con la mafia, si può dire che la Mala del Brenta seguì l’evoluzione del Veneto e la sua crescita economica”.
Pur all’interno di una struttura complessiva, l’autore ha comunque cercato di rendere autonomi i singoli episodi. Si parte così con la puntata dedicata agli inizi della banda di Felice Maniero. Poi la cosiddetta “notte dei cambisti”, che “mutò la storia criminale della Mala del Brenta e del Veneto in generale”, sottolinea il giornalista. Una puntata è dedicata al business della droga, che collega la Mala alla mafia e alle molte morti per overdose di quegli anni. Infine, per capirne il funzionamento, si parla degli omicidi sistemici all’interno di quella che “chiamiamo banda, ma sarebbe più corretto definirla mafia”.
Una prospettiva diversa
All’interno del podcast, ascoltabile gratuitamente su diverse piattaforme, si possono trovare anche testimonianze significative di chi ha lottato in prima linea per sgominare la banda Maniero.
Non a caso, il sottotitolo è proprio “la storia della Mala del Brenta vista dalla parte di chi l’ha combattuta”.
Ecco allora il racconto di Francesco Saverio Pavone, il magistrato, scomparso per Covid nel 2020, che sgominò la Mala del Brenta. E quello dell’ex capo della Squadra mobile di Venezia, Antonio Palmosi.
La Mala del Brenta, da fenomeno circoscritto, arrivò a toccare fino a 400 affiliati.
“Un aspetto che mi ha fatto molto riflettere – riprende Antonio Massariolo – è stato capire come Pavone abbia capito che non si trattava più di un gruppo criminali che faceva solo un paio di rapine, magari a categorie specifiche come gli orafi, ma che la banda si era trasformata in mafia. Si può riassumere il suo operato nell’aver “unito tutti i puntini”, ottenendo un quadro complessivo. Un aspetto che ritengo fondamentale anche per fronteggiare il fenomeno ai giorni nostri”.
Il Veneto e le mafie
Il successo del podcast, per l’autore, è infatti importante per aiutare a diffondere una diversa consapevolezza.
“Il tema della Mala del Brenta come fenomeno mafioso – dice – è sempre stato poco discusso, ritenendo che riguardi il passato. È vero: per fortuna, la Mala del Brenta è l’unica mafia italiana che appartiene a una pagina di storia chiusa. Ma la memoria è fondamentale, perché la situazione attuale, in Veneto, non è tutta rose e fiori, dal punto di vista della criminalità organizzata. Spero quindi che il nostro approfondimento faccia riflettere sull’attualità”.
Basti un numero per capire quanto ciò corrisponda a verità: gli immobili sequestrati alla criminalità organizzata in Veneto e dati in gestione a enti pubblici sono arrivati già a 262.
“Dal mio punto di vista – aggiunge Massariolo – la situazione è ancora molto grave. La prima cosa da auspicare è che i cittadini e le istituzioni se ne rendano conto e provino a capire, con uno sguardo di insieme, il motivo per cui ci sono situazioni come quella del Veneto Orientale, del Padovano e del Veronese. Ma, tolto Rovigo, dove la presenza di criminalità organizzata è più bassa, la situazione è abbastanza complessa in tutto il Veneto. Anche perché riguarda tutte le mafie, comprese quelle straniere. Il rischio di sottovalutare il fenomeno è che ne potrebbero derivare conseguenze per tutti i cittadini”.
Il Cidv e il messaggio del podcast
L’obiettivo del Cidv, che si è insediato nella sede dell’ex Tribunale di Dolo a febbraio 2020, subito prima dello scopprio della pandemia, è dunque quello di comunicare un messaggio importante, rivolto in particolare alle nuove generazioni. “Ancora adesso – fa il punto Massariolo – per le limitazioni legate al Covid facciamo un po’ di difficoltà a tenere aperta la sede. L’obiettivo di portarci le scuole, quindi, è ancora da raggiungere. Ma i progetti non mancano. E c’è soddisfazione, anche da questo punto di vista, nel riscontrare il successo del podcast, che ci permette di arrivare a più gente possibile. Soprattutto ai giovani, che storcono un po’ il naso di fronte alle tradizionali conferenze”.
“Come stanno dimostrando le prese di posizione sul cambiamento climatico – conclude – i giovani possono fare la differenza. Tra le nuove generazioni, si sta diffondendo una consapevolezza diversa. Ed è bello aver riscontrato, attraverso i numeri, che questa riguarda anche l’atteggiamento verso la criminalità organizzata. Perché, per affrontare questo tema, non è necessario fare gli eroi o combattere in prima linea: basta essere coscienti del fenomeno e non sottovalutarlo”.
Alberto Minazzi
Che strano! Nessuno mi ha chiamato, nessuno mi ha dato la possibilità di parlare. La mia famiglia ha pagato un grande prezzo alla mafia del Brenta!