Ci sono luoghi che lasciano un segno indelebile nel nostro cuore. Sono i luoghi che amiamo e che vorremmo far conoscere anche ad altri, che ci piacerebbe proteggere e mantener vivi nel tempo.
Tra questi, a Preganziol, c’è un’antica villa attorno alla quale si stanno unendo i cittadini del comune e del Veneto che, con i loro voti, stanno spingendo la sua scalata nella classifica dei “Luoghi del Cuore 2020” del FAI.
L’obiettivo è quello di salvare la storia e il patrimonio di Villa Albrizzi Franchetti in modo tale da poter accedere ai contributi del Fondo Ambiente Italiano per avviare un iniziale progetto di recupero.
I luoghi del cuore
Fino al 15 dicembre, infatti, ognuno di noi può partecipare con il proprio voto al censimento “I Luoghi del Cuore” per segnalare nei piccoli borghi e nelle grandi città (in Italia ma anche all’estero) i luoghi che vorrebbe fossero tutelati e valorizzati.
L’iniziativa del FAI, giunta quest’anno alla sue X edizione, a fronte della presentazione di un progetto concreto prevede infatti un fondo di 50 mila euro per il luogo vincitore e una quota di 40 e 30 mila euro rispettivamente per il secondo e il terzo luogo maggiormente votato.
Oltre al sostegno economico, il luogo vincitore potrà inoltre beneficiare di un video realizzato a cura della Fondazione per la sua promozione.
Villa Albrizzi
La Villa di Preganziol nell’arco di pochi giorni ha guadagnato il 168° posto in classifica nazionale e il 7° nel Veneto. Costruita lungo il Terraglio, all’altezza di San Trovaso, tra il 1680 e il 1700 come dimora di campagna di una famiglia veneziana di mercanti di stoffe, è diventata presto un attivo centro di vita culturale grazie a Isabella Teotochi Albrizzi.
In quella Villa di Preganziol Ugo Foscolo ha iniziato a comporre i suoi “Sepolcri”e tra le sue mura si incontravano illustri artisti e letterati. Tra questi, lo scultore Antonio Canova, gli scrittori Ippolito Pindemonte e Lord Byron, la corte di Stendhal.
Ampliata e completata da due barchesse in stile palladiano progettate dal trevigiano Andrea Pagnossin, negli undici ettari di terreno circostante Villa Albrizzi eccelle anche per il suo grande parco in stile inglese, ricco di alberi ad alto fusto e rare essenze arboree.
Dagli Albrizzi ai Franchetti
Nel 1873 la villa venne acquistata dal barone Franchetti che decise di ampliarne il parco. Grazie anche al nipote Raimondo, famoso esploratore, oggi si possono ammirare rare specie di piante portate dai suoi viaggi (in particolare dall’Africa) alberi secolari e piante monumentali. Per quanto riguarda l’architettura, al primo e al secondo piano si trovano due balconate marmoree a tre luci con volta ad arco. Anche le finestre del primo piano hanno balconcini dello stesso materiale. All’interno, le sale e le diverse stanze sono ornate da delicati stucchi settecenteschi.
oggi la villa di proprietà della Provincia è minacciata dalla pubblica proprietà di vendita e di subire frazionamenti inaccettabili con violazione del diritto, in quanto bene storico demaniale, con diritto di godimento culturale e di fruizione dei cittadini.