Dai prelievi, alla riprogrammazione: potenzialità contro l’invecchiamento dai possibili fattori genetici che favoriscono una vita lunga e sana
Uno dei campi più promettenti in cui sta muovendo la medicina moderna alla ricerca di nuove cure è quello delle cellule staminali. Ovvero quelle ancora non specializzate che conservano la capacità di trasformarsi nei vari tipi di cellule che poi andranno a comporre il nostro organismo.
Tra le varie categorie di cellule staminali, quelle ottenute dagli embrioni sono per esempio in grado di diventare qualunque tipo di cellula, mentre quelle ottenute dal sangue del cordone ombelicale o da tessuti adulti possono dare origine solo ad alcuni tipi. La “totipotenza” delle staminali, dunque, si lega alla precocità del loro prelievo.
Ma anche dal sangue degli anziani è possibile ottenere materiale riprogrammabile.
Perfino quando si tratta di centenari. Anzi, sono proprio queste staminali che potrebbero rivelarci indizi sul segreto della longevità, visto che una delle ipotesi che la legano alla genetica punta sulla capacità di contrasto delle malattie e recuperare più facilmente dalle lesioni.
Alla ricerca dei segreti della longevità
È proprio saperne di più sulla longevità l’obiettivo cui mira la prima “banca delle cellule staminali centenarie”.
Ovvero la raccolta di materiale biologico, fornito da anziani in età particolarmente avanzata, che un gruppo di ricercatori statunitensi dell’Università di Boston ha iniziato a creare per provare ad approfondire la conoscenza di questo tipo di cellule, alla ricerca di possibili fattori genetici in grado di contribuire a una vita lunga e in salute.
I risultati dei primi esperimenti non sono stati ancora ufficialmente pubblicati, ma la rivista Nature, che ha dedicato al tema un approfondimento, rivela che gli scienziati sono già riusciti a creare cellule staminali riprogrammate partendo da quelle del sangue dei centenari che hanno aderito all’iniziativa. E i primi test, aggiunge l’articolo, stanno già fornendo loro le prime informazioni sull’invecchiamento cerebrale.
La banca delle staminali centenarie
Per la costruzione dell’insolita banca dati, il team guidato da George Murphy è partito dalla ricerca di persone che hanno superato il secolo di vita, basandosi sulle liste elettorali, ma anche sugli articoli pubblicati dalla stampa e sulle informazioni fornite dalle strutture che offrono assistenza agli anziani. Una volta individuati e ottenuto il loro assenso alla partecipazione allo studio, gli anziani sono stati valutati in base alle loro capacità cognitive e fisiche.
In tale prospettiva, una buona parte degli interpellati ha mostrato di aver conservato una buona capacità a livello intellettivo e di aver mantenuto un buon grado di autonomia. È stato quindi chiesto loro di poter effettuare un prelievo di sangue. E, in 30 casi, gli scienziati sono riusciti a trasformare, senza alterarne il codice genetico, le cellule sanguigne, riportandole allo stato di staminali pluripotenti indotte, che poi sono state raccolte nella banca.
Dalle staminali alle nuove cellule
Tra le varie staminali, vengono definite “pluripotenti” le cellule in grado di specializzarsi nei tipi derivati dai 3 “foglietti embrionali”, ovvero gli strati germinali che compongono l’embrione. Da ciascuno di essi si originano solo determinati tipi di tessuti: da uno deriva l’endoderma, cioè il rivestimento degli organi interni, dal secondo il mesoderma (da cui si formano muscoli, ossa, sangue e tratto urogenitale) e dal terzo l’ectoderma, che dà origine a pelle e tessuto nervoso.
I gruppi di lavoro di Boston sono già riusciti a ottenere neuroni coltivati in laboratorio, ma anche a produrre modelli di cervello affetto da Alzheimer, riscontrando, nel confronto con i modelli in cui sono state utilizzate cellule di 60enni, un più alto livello di geni associati alla protezione dalla malattia. E ora si punta a trasformare le staminali centenarie in cellule di muscoli, fegato e intestino.
Alberto Minazzi